In Ucraina è in corso una lunga guerra di logoramento. Fino a quando i due eserciti riusciranno a resistere? Non a caso si parla sempre più spesso di sedersi ad un tavolo per iniziare un processo che possa portare ad una pace giusta
di Emanuela Ricci
Tutti aspettano l’esito delle prossime presidenziali Usa che, paradossalmente, con Trump vincitore potrebbe davvero dare una svolta alla guerra in Ucraina. Trump ha già detto che appena eletto avrebbe fatto terminare la guerra. Vedremo…! Tornando alle informazioni sul campo per molto tempo, sembrava che una guerra di logoramento tra l’Ucraina e una Russia con una popolazione cinque volte superiore potesse finire in un solo modo. Tuttavia, l’acclamata offensiva russa contro Kharkiv, iniziata a maggio, sta svanendo. I progressi russi lungo la linea del fronte, specialmente nella regione del Donbas, sono stati sia strategicamente irrilevanti sia ottenuti con un costo enorme di mezzi e vite umane. La domanda ora non è tanto se l’Ucraina possa continuare la guerra, ma piuttosto quanto a lungo la Russia possa mantenere l’attuale ritmo delle operazioni.
La Questione delle Risorse
Come scrive un’inchiesta dell’Economist il problema principale non sono i soldati. La Russia sembra in grado di trovare 25.000 soldati al mese, mantenendo circa 470.000 uomini al fronte, sebbene debba pagarli di più. Anche la produzione di missili per colpire le infrastrutture ucraine è in aumento. Ma nonostante tutte le discussioni sull’economia di guerra russa, con circa l’8% del suo PIL dedicato alla spesa militare, Mosca è in grado di sostituire le enormi perdite di carri armati, veicoli blindati per fanteria e artiglieria solo attingendo dalle scorte accumulate durante l’era sovietica. Sebbene queste scorte siano enormi, non sono infinite.
Perdite e Rifornimenti
Secondo la maggior parte delle stime di intelligence, nei primi due anni di guerra la Russia ha perso circa 3.000 carri armati e 5.000 veicoli blindati. Oryx, un sito olandese di intelligence open-source, ha documentato con prove fotografiche e video la perdita di 3.235 carri armati russi, suggerendo che il numero reale sia “significativamente più alto”. Aleksandr Golts, analista presso lo Stockholm Centre for Eastern European Studies, afferma che Vladimir Putin deve ringraziare le enormi scorte di armi accumulate durante la guerra fredda.
Produzione e Modernizzazione
L’ex ministro della Difesa Sergei Shoigu aveva parlato della consegna di 1.530 carri armati nel corso del 2023, ma l’85% di essi erano, di fatto, vecchi modelli (principalmente T-72, T-62 e anche alcuni T-55 risalenti alla seconda guerra mondiale) rimessi a nuovo. Dall’inizio dell’invasione, circa 175 carri armati T-90M relativamente moderni sono stati inviati al fronte. La produzione annua potrebbe avvicinarsi ai 90 carri armati, ma la maggior parte dei T-90M sono in realtà aggiornamenti di vecchi T-90A. La capacità di produzione di nuovi carri armati T-90M quest’anno potrebbe attestarsi a solo 28 esemplari.
Problemi nella componentistica
Quando gli ucraini riuscirono a mettere le mani su un T-90M l’anno scorso, scoprirono che il suo cannone era stato prodotto nel 1992. La capacità della Russia di costruire nuovi carri armati o veicoli da combattimento per fanteria, o persino di rinnovare quelli vecchi, è ostacolata dalla difficoltà di ottenere componentistica di qualità. Le scorte di componenti per la produzione di carri armati destinate all’uso nel 2025 sono già state utilizzate, mentre attrezzature cruciali, come riscaldatori di carburante per motori diesel, sistemi elettrici ad alta tensione e componenti termici a infrarossi per identificare i bersagli, erano precedentemente importati dall’Europa; la loro vendita è ora bloccata dalle sanzioni. Anche la mancanza di cuscinetti a sfera di alta qualità è diventato un problema. Le alternative cinesi a volte sono disponibili, ma non soddisfano gli standard di qualità precedenti.
Problemi di Produzione
La produzione di ferro e leghe è diminuita negli ultimi due anni. La maggior parte delle operazioni di saldatura nelle fabbriche di armi viene ancora fatta a mano e, nonostante le fabbriche lavorino su tre turni, faticano a reclutare abbastanza operai. L’attività dipende, in gran parte, da macchinari importati anni fa da Germania e Svezia, molti dei quali sono ora vecchi e difficili da manutenere. Inoltre, la catena di approvvigionamento delle armi sovietiche non esiste più. L’Ucraina, la Georgia e la Germania dell’Est erano tutti importanti centri di produzione di armi e componenti dell’era sovietica. Un esempio su tutti: Kharkiv era il principale produttore di torrette per i carri armati T-72.
Produzione di Artiglieria
Per ora, con l’aiuto della Corea del Nord, la Russia sembra avere abbastanza proiettili, probabilmente circa 3 milioni quest’anno. Ma l’elevato tasso di fuoco ha causato un’usura significativa delle canne dei cannoni. In alcune aree calde del frontre le canne degli obici devono essere sostituite dopo solo pochi mesi. Sono solo due le fabbriche che possiedono le sofisticate macchine di forgiatura a rotazione austriache necessarie per produrre le canne. Ognuna può produrre solo circa 100 canne all’anno, rispetto alle migliaia necessarie.
Una Svolta in Vista?
Il problema maggiore emergente riguarda i carri armati e i veicoli da combattimento per la fanteria, ancora cruciali per qualsiasi operazione offensiva su larga scala. Anche se a febbraio la Russia poteva contare su circa 3.200 carri armati in deposito, fino al 70% di essi “non si è mosso di un centimetro dall’inizio della guerra”. Molti dei T-72 sono stati conservati all’aperto dall’inizio degli anni ’90 e probabilmente sono in pessime condizioni. Gli osservatori pensano che la Russia raggiungerà un “punto critico di esaurimento” entro la seconda metà del prossimo anno.
Il nuovo ministro della Difesa, Andrei Belousov, sembra concentrato sull’aumento della produzione di droni. A meno che qualcosa non cambi, entro la fine di quest’anno, le forze russe potrebbero dover adottare una postura molto più difensiva. L’interesse di Putin per un cessate il fuoco temporaneo potrebbe presto diventare una priorità.
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