(di Adriano Giancane) Il nostro Paese, nel Post Covid-19, ha un solo compito: far rinascere l’economia e l’occupazione facendo leva sulle lezioni identificate nei periodi storici che hanno caratterizzato il nostro cammino verso il futuro.
La primavera del 1945 segnò uno spartiacque storico fondamentale. Dopo una lunga e sanguinosa guerra che provocò circa 70 milioni di morti, si arrivò alla pace.
Analogamente al resto d’Europa, l’Italia nel 1945 era un paese fortemente provato dalle devastazioni della guerra: la produzione industriale del paese era diminuita del 70% quella agricola era dimezzata; il sistema dei trasporti era collassato e la condizione degli edifici pubblici e privati gravemente compromessa.
La forte disoccupazione e le numerose tensioni sociali completavano il quadro delle tante difficoltà che il nuovo sistema democratico si trovava ad affrontare.
Con la fine della guerra ed il ritorno alla vita civile, iniziarono a ritornare i reduci dai fronti e dai campi di prigionia, con grande forza di volontà si iniziò a lavorare e ricostruire quello che la guerra aveva distrutto.
Il primo consistente aiuto alla ripresa economica italiana arrivò dall’estero: l’inserimento dell’Italia nel blocco capitalista dei paesi occidentali a guida USA consentì l’inizio dell’intervento statunitense finalizzato a favorire la ripresa dell’intera economia europea.
L’European Recovery Program, meglio noto come “piano Marshall” venne varato nel giugno del 1947 e nel corso del triennio successivo, fino al 1951, riversò 13 miliardi di dollari, più aiuti materiali d’ogni genere, sulle economie europee e, naturalmente, anche su quella italiana.
Grazie a questi considerevoli interventi concreti già all’inizio degli anni ’50, l’Italia superò il periodo più critico per l’economia riportando i livelli produttivi a quelli precedenti il conflitto.
Nell’immediato dopoguerra, la politica economica venne guidata dall’economista liberale Luigi Einaudi, che riuscì a far recuperare potere d’acquisto alla Lira riportando la fiducia degli investitori con misure energiche e lungimiranti.
Furono fatte scelte economiche coraggiose volte a stimolare la produzione nazionale favorendo l’occupazione per stimolare il consumo e di conseguenza far aumentare il Prodotto Interno Lordo (PIL).
Oggi il nostro Paese si ritrova a dover ricostruire la propria economia e non per la Pandemia Covid-19 che è stata solo incidentale.
Secondo l’EURISPES, i fondamentali economici del nostro Paese erano già negativi nel periodo precedente la Pandemia in corso.
L’Italia patisce, da anni, l’assenza di una politica economica orientata alla crescita, all’aumento della produttività e di incentivazioni alla crescita delle aziende.
Il nostro Paese paga ogni anno 60 miliardi circa di interessi su un debito pubblico elevatissimo e non è in grado di esprimere crescita economica, anche quando il ciclo economico è positivo.
Oggi per rimettere a posto l’economia servirebbero servitori dello Stato del calibro di Luigi Einaudi, riconosciuto nel mondo come il promotore di un’importante riforma monetaria e di Enrico Mattei, che tra il 1945 e il 1962 portò avanti strategie industriali e politiche per un nuovo “MIRACOLO ITALIANO”.
Purtroppo, la politica in Italia non gode di popolarità a causa di comportamenti percepiti che le sono attribuiti quale corruzione, privilegi, menzogne, immoralità e incompetenza.
Noi italiani siamo un Grande POPOLO meritiamo di più!!!!
Non dobbiamo perdere la speranza, molti italiani hanno ancora competenza, sono meritevoli di essere valorizzati per fornire alla politica di questo Paese, il nuovo percorso verso una nuova politica economica che consenta l’innovazione, la crescita e la riduzione del precariato diffuso nelle nuove generazioni.
Non dobbiamo perdere la speranza di rinnovare i percorsi formativi scolastici dei giovani, alcuni dei quali, i più importanti, fermi agli anni ’70.
È tempo di avere una pubblica amministrazione efficiente e digitalizzata, con una diversa cultura della responsabilità.
La trasformazione della nostra società non dipenderà dalle risorse finanziarie per portare avanti il cambiamento, l’Europa ha messo a disposizione molte risorse finanziarie e ci ha anche restituito i fondi di sviluppo europei non spesi dal nostro Paese.
La trasformazione dipenderà dalla capacità della classe politica di capire e avere il coraggio e la responsabilità di affidarsi ai capaci e meritevoli del nostro Paese di fornire i nuovi vettori di sviluppo economico e di implementarli come già fatto, nel passato, da Einaudi e da Mattei.
Gli italiani attendono segnali concreti per poter di nuovo risorgere come già fatto dopo il secondo conflitto mondiale.