I rapporti tra Ankara e Mosca diventano sempre più stretti e ora si rafforzano anche sul piano militare. Dal 2020 infatti la Turchia si sta adoperando per difendere il suo spazio aereo con le batterie missilistiche anti-aeree russe S-400 che hanno la capacità di abbattere qualsiasi velivolo a 400 km di distanza e sono in grado di tracciare fino a 100 bersagli contemporaneamente ed ingaggiarne ed abbatterne 32.
Questo sicuramente allontana ancora di più la Turchia (membro della Nato) dall’Occidente e lo avvicina ancora di più alla Russia – un paradosso se consideriamo che nel novembre del 2015 i due paesi erano pronti ad entrare in guerra quando due F16 turchi abbatterono un Su-24 russo che era penetrato nello spazio aereo per pochi secondi.
Il contratto è stato firmato e prevede che Ankara sborsi 2,5 miliardi di dollari per 4 sistemi S-400, ognuno dei quali è formato da 1 veicolo comando, due tipi di radar diversi montati su altrettanti veicoli semoventi e fino a 8 lanciatori ognuno in grado di sparare 4 razzi, più un veicolo di trasporto per i 112 missili di riserva.
La notizia ha scatenato l’ira degli altri Paesi membri della Nato. La Nato ha già fatto sapere che non potrà integrare in alcun modo gli S-400 turchi con le reti di difesa dell’Alleanza Atlantica per scongiurare il furto di informazioni e dati segreti.
Tra l’altro la Turchia acquisterà gli S-400 dal colosso della Difesa russo “Almaz Antey”, sotto sanzioni Usa ed Ue perché un loro missile abbatte’ il volo della Malaysian Airlines MH-17 sui cieli dell’Ucraina il 17 luglio del 2014, uccidendo le 283 persone a bordo.