(di Francesco Matera) L’Ue si accoda alla nuova strategia americana. Gli Stati Uniti, con la nuova presidenza, hanno maturato la convinzione che la sola “trade war”, condotta peraltro in autonomia, non sia più sufficiente a mitigare i positivi trend di crescita dell’economia cinese. La grande magnitudine del problema presupporrà il coinvolgimento di tutta la comunità occidentale e asiatica filoamericana, per creare uno strumento strategicamente più credibile per contenere l’avanzata del “dragone”. In tal senso, Washington ha elaborato una nuova strategia in approvazione presso il Senato denominata “Strategic Competition Act of 2021” per fermare la crescente influenza cinese nel mondo, richiamando più forti misure di sicurezza con il Giappone, l’Australia, l’India e l’Europa, nonché con i tradizionali componenti del “Five eyes”. Questa la sintesi della recente analisi fatta dal generale Pasquale PREZIOSA (già capo dell’Aeronautica Militare), oggi presidente dell’osservatorio sulla sicurezza di Eurispes. Le premesse da cui parte la nuova strategia sono basate sulla constatazione che le politiche internazionali seguite dalla Cina nei domini diplomatico, economico, militare, tecnologico sono contrarie agli interessi e ai valori americani, dei loro partner e di molti altri Paesi nel mondo. Lo “Strategic Competition Act”, di fatto, darà continuità alla “trade war” della precedente amministrazione, allargando la partecipazione a molti Paesi e ampliandone di molto i campi del confronto: può essere considerata, precisa il generale, la strategia di contenimento e contrasto della Belt & Road initiative cinese.
L’Unione europea, quindi, in virtù di questa nuova strategia globale sta cercando di rilanciare il rapporto con l’India. Non a caso sabato prossimo vi sarà un vertice bilaterale dove si annunceranno le prossime trattive congiunte per finalizzare un accordo commerciale ad ampio spettro. Contemporanemante Bruxelles ha fatto intendere che rivedrà al ribasso gli sforzi per la ratifica dell’accordo sugli investimenti già firmato con la Cina. Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha voluto chiarire: “Abbiamo per ora sospeso gli sforzi di sensibilizzazione politica da parte della Commissione verso la ratifica dell’accordo con la Cina”.
Al riguardo sono state lapidarie anche le parole pronunciate su twitter dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: “C’è un chiaro slancio per rafforzare le nostre relazioni strategiche (con l’India ndr) nei campi del commercio, del digitale, del cambiamento climatico e dell’ordine multilaterale. Sono incoraggiata dalla prospettiva di intensificare le nostre relazioni commerciali e di investimento, approfittando di un enorme potenziale a beneficio delle nostre imprese e dei nostri cittadini”.
Il Regno Unito, scrive il Sole24Ore, ha annunciato, proprio ieri, investimenti e scambi commerciali con l’India per un miliardo di sterline, preparatori ad un accordo di libero scambio vero e proprio sugli investimenti.
La von der Leyen ha anche già contattato al telefono il primo ministro indiano Narendra Modi per anticipare la nuova prospettiva. Sempre il Sole24Ore fornisce alcune indiscrezioni su una prima bozza di comunicato che rilasceranno alla stampa sabato prossimo i 27 Paesi comunitari: “Abbiamo concordato di riprendere i negoziati (con l’India ndr) per un accordo commerciale equilibrato, ambizioso, completo e reciprocamente vantaggioso“. Il negoziato interesserà tre filoni: il commercio, gli investimenti e la tutela delle indicazioni geografiche.
L’interscambio tra Ue e India nel 2020 è stato di poco più di 6o miliardi di euro mentre quello Ue-Cina è stato di circa 585 miliardi di euro. L’Unione europea non può lasciare un mercato che conta 1,3 miliardi di persone all’influenza cinese e americana.