(di Mario Galati) Come dice il proverbio: “tutti i salmi finiscono in gloria”, infatti anche nel processo per il disastro ambientale della Valle del Sacco, dopo quasi 15 anni di dibattimenti, rinvii per errori procedurali, sentenze, assoluzioni, non c’è alcun colpevole. Per la verità uno ce n’era: l’ex direttore della Caffaro di Colleferro che era stato condannato, due anni fa, in primo grado dal tribunale di Velletri a 2 anni con pena sospesa e al risarcimento dei danni alle parti civili, tra le quali i comuni di Colleferro, Segni e Gavignano in provincia di Roma e Ceccano in provincia di Frosinone.
Però con la sentenza di secondo grado dei giorni scorsi della Corte di Appello di Roma il reato è stato giudicato come caduto in prescrizione. Per essere più esatti la Corte di Appello ha confermato la condanna ma ha giudicato il reato come caduto in prescrizione per effetto della legge Cirielli.
“Resta in piedi -rende noto l’associazione ambientale retuvasa che si era anch’essa costituita parte civile – la possibilità del ricorso alla Cassazione che valuteremo leggendo le motivazioni di quest’ultima sentenza che verranno prodotte entro 90 giorni dal pronunciamento”.
“Una conclusione, quella della prescrizione – commenta ancora Retuvasa- che lascia l’amaro in bocca. La Giustizia nel nostro territorio, come lo è stato per il processo sugli inceneritori di Colleferro anche questa volta dimostra che per i reati ambientali non è uno strumento affidabile.