L’abbandono illecito dei rifiuti, la soluzione non può arrivare soltanto dai cittadini

(di Marco Sperandio) “Palermo subisce quotidianamente anche da parte di cittadini residenti in aree limitrofe alla Città, sia lato nord (Isola, Capaci, Carini Cinisi, Terrasini), sia lato sud (Villabate, Porticello, Bagheria) sia al confine con i territori di Monreale e Altofonte, una quantità di rifiuti di ogni tipo: urbani, ingombranti, speciali ed anche pericolosi, che possono essere forieri di una grave emergenza ambientale“.

Sono queste le parole scelte da Leoluca Orlando, attuale sindaco di Palermo, che ha iniziato in questo modo una lettera indirizzata alle amministrazioni dei Comuni limitrofi per chiedere, appunto, un maggiore controllo nei confronti del problema dell’abbandono illecito dei rifiuti.

Lo stesso capoluogo siculo è infatti teatro di numerosi incendi di immondizia, ultimo tra tutti quello avvenuto lo scorso 22 luglio in viale Resurrezione, sintomo che la scarsa sensibilizzazione degli abitanti mista alla mancanza di una corretta gestione da parte delle istituzioni la rendono, purtroppo, ancora una città arretrata da questo punto di vista[2].

La conclusione della lettera, in questo senso, è ancora più esplicita e recita “Alla luce di quanto superiormente segnalato si chiede a codesta Amministrazione di dare la massima diffusione alla presente comunicazione e ciò al fine di sensibilizzare la cittadinanza ad un rigoroso rispetto delle norme in materia di conferimento dei rifiuti, e alle sanzioni amministrative e penali previste in caso di violazione delle disposizioni in materia ambientale”[3]. E’ quindi un chiaro segnale di come si voglia far leva sul senso civico della popolazione per marginalizzare un problema che, a mio avviso, dovrebbe invece parallelamente cercare una soluzione nelle sedi amministrative dei Comuni e delle Regioni.

Se, infatti, ci si preoccupasse definitivamente di intervenire con la costruzione di una rete di attori territoriali (istituzioni, imprese e organizzazioni varie) si potrebbe realizzare per ogni area una programmazione lungimirante e protesa al medio-lungo termine in grado di affrontare la gestione del flusso dei rifiuti, dal loro scarto passando per la raccolta e il trattamento fino ad arrivare alla definitiva riconversione in energia o al corretto smaltimento.

Mentre si mette in piedi questo network virtuoso, però, fanno bene tutte quelle realtà che investono le proprie risorse sulla sensibilizzazione della popolazione e sulla dotazione di efficienti sistemi di scarto in grado di generare un corretto avviamento del processo.

Un caso virtuoso ce lo fornisce il Comune di Perugia, dove sono state da pochi giorni istallate dieci isole ecologiche fotovoltaiche e informatizzate, capaci cioè di essere utilizzate sia dalle utenze domestiche che non domestiche attraverso la tessera sanitaria dell’intestatario dell’utenza tari, in modo da permettere l’associazione del conferimento alla stessa e individuare gli eventuali illeciti[4].

Così come un altro buon incipit è fornito, su indicazione dell’assessore all’Ambiente Valentina Accardo, dall’Amministrazione comunale di Campobello di Mazara guidata dal sindaco Giuseppe Castiglione. Questa ha infatti aderito al software su smartphone, che, attraverso il lettore di codice a barre, riconosce il prodotto da smaltire scomponendolo nelle materie prime e indicando in pochi secondi in quale contenitore dovrà essere conferito in base al sistema di raccolta porta a porta stabilito dal Comune[5].

Sono piccoli passi verso una corretta sensibilizzazione dell’utente comunale, che però porterebbe ad un corretto avviamento dei rifiuti al sistema di gestione. Questo, in tutta risposta, dovrà farsi trovare pronto e dotarsi di aziende in grado di portare a termine il flusso riducendo al minimo gli impatti ambientali e trasformando ogni territorio in un’area autosufficiente dal punto di vista del management dei rifiuti.

L’abbandono illecito dei rifiuti, la soluzione non può arrivare soltanto dai cittadini

| OPINIONI |