Ieri in occasione del Consiglio europeo odierno è intervenuta la presidente della Bce Christine Lagarde: “La Bce la sua parte per combattere la crisi del coronavirus l’ha fatta, finora, e sostiene di averlo fatto con successo”. Ora tocca all’Europa con strumenti Ue come il Recovery and Resilience Fund che per raggiungere il suo potenziale deve essere fermamente ancorato a sane politiche strutturali nei singoli Stati”.
La Lagarde sostiene che il nuovo programma finanziario in discussione, il Recovery Fund “dovrà essere saldamente radicato in solide politiche strutturali concepite e implementate a livello nazionale, solo così se ben congegnate si potrebbe contribuire a una ripresa più veloce, rapida e uniforme sostenendo di conseguenza l’efficacia della politica monetaria”. Tali politiche, ha aggiunto Lagarde, sono particolarmente importanti per rianimare le nostre economie con un focus particolare sull’accelerazione degli investimenti in aree prioritarie come la transizione verde e quella digitale”.
Lagarde ha anche detto di auspicare che il piano arrivi almeno a 750 miliardi con la maggior parte in “grants” a la minima parte in prestiti. Tornando sulla Bce la presidente dell’Istituto comunitario ha detto che le misure tipo il Pepp è efficace, adeguato e sta funzionando, e la Banca intende usarne l’intera somma da 1.350 miliardi del programma pandemico. Il Pepp è uno strumento speciale con un duplice obiettivo: evita la frammentazione dei mercati e attua indirizzo di politica monetaria accomodante intervenendo contro il restringimento delle condizioni finanziarie, in sostanza il punto di forza del Pepp testa la flessibilità.
Giuseppe Conte incontra Macron
Conte: “La nostra preoccupazione è che tutto sia finalizzato al più presto. La situazione è complicata, ci sono differenti sensibilità».
Il premier ha appena terminato l’incontro con il presidente francese Emmanuel Macron e si lascia a qualche considerazione: “la posta in gioco è l’Europa, la competitività dell’Ue nel mondo globale. E le curve pericolose sono parecchie, come la richiesta dell’unanimità sull’uso degli aiuti avanzata dall’Olanda: Una richiesta non in linea con le regole europee”.
Prima di incontrare Macron Conte ha detto: “Stiamo affinando le armi, vorrei dire affilare le armi ma mi sembra una metafora impropria. Siamo al rush finale. Italia e Francia sono dalla stessa parte. Ma non è detto basti. E a questo punto è utile fare un passo indietro. Sull’aereo per Bruxelles Conte ha riletto le dichiarazioni di Christine Lagarde che come detto sostiene che i fondi devono essere profondamente ancorati a solide politiche strutturali.
Una proposta quella della Lagarde non molto lontana da quella sostenuta fortemente dai Paesi frugali.
In mattinata Conte aveva fatto un giro di telefonate per provare ad allargare la tela del negoziato con i capi di governo di Ungheria, Finlandia e Repubblica Ceca. Viktor Orban gli ha chiesto di mediare sulla clausola che potrebbe ridurre i fondi a favore dei Paesi che non rispettano i principi dello Stato di diritto. Conte ha ascoltato. Tra le sue telefonate c’è stata anche quella con Sebastian Kurz, il cancelliere austriaco che ha bacchettato l’Italia più volte. L’Italia punta ad un Recovery Fund con una dote di 750 miliardi a differenza dei 550 proposti da Olanda and company.
Conte poi si è portato avanti (per non lasciare dubbi ai suoi interlocutori) affermando che le risorse consentiranno all’Italia di investire nelle infrastrutture, nella digitalizzazione, e di perseguire il rilancio economico e sociale di cui il Paese ha bisogno. Per dire….non vi inventate null’altro.
Ma chi controllerà il rispetto degli obiettivi che ogni Paese proporrà per ottenere i finanziamenti? Ad oggi dovrebbe essere la Commissione, ma in molti sostengono che verrà affidato al Consiglio, quindi al giudizio dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi Ue. In Commissione c’è Paolo Gentiloni, un italiano che dovrebbe controllare, non applicabile per i burocrati comunitari.