Nella crisi libica interviene la Gran Bretagna che fa sentire la sua voce all’Onu. La proposta presentata si appella a tutte e due le parti perché si «astengano dalla retorica bellicista» e evitino «ogni nuova azione». Ma in realtà è un punto a favore del premier Payez al-Sarraj perché invita a fare riferimento all’inviato speciale delle Nazioni Unite Ghassam Salame, critico con Haftar e deciso a riportare la situazione sui binari degli accordi di Skhirat del 2015.
La proposta, tuttavia, è avversata da Russia e Francia che faranno il possibile per imporre correzioni a favore del generale Haftar.
Stati Uniti neutrali
Washington è rimasta a guardare per non irritare i suoi maggiori alleati regionali, cioè Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi, che appoggiano l’uomo forte della Cirenaica, Haftar. Gli inglesi con questa nuova posizione potrebbero convincere la Casa Bianca a cambiare idea sull’intervento in Libia.
L’Italia
II premier Giuseppe Conte, in linea con l’iniziativa inglese ha telefonato a Donald Trump, per sollecitare gli Usa ad un intervento diretto.
Trump si è dimostrato propositivo ma ha chiesto anche una contropartita. L’Italia dovrà riconoscere la legittimità di Guaidó, l’oppositore venezuelano protagonista della sfida al potere chavista di Maduro.
La Casa Bianca non aveva gradito la scelta del governo gialloverde di smarcarsi da Ue e Nato nel non sostenere Guaidó e dunque ha colto l’occasione per far presente a Conte che essere alleati sulla Libia implica scelte consensuali anche sul Venezuela.
Trump avrebbe detto a Conte «la vostra linea è la nostra linea» fino a darsi appuntamento tra una settimana, quando, dopo aver studiato a fondo l’iniziativa italiana, Trump richiamerà Palazzo Chigi per stabilire una sorta di road map.
Altra richiesta è l’aiuto chiesto all’Italia sul dossier “Siria”. Nel Nordest della Siria ci sono due rischi gravi: il ritorno dell’Isis e il possibile scontro tra la Turchia e le forze democratiche siriane. Gli Stati Uniti stanno formando uno schieramento composto da interporre tra la Turchia e i curdi. Noi chiediamo all’Italia di partecipare, di contribuire con un contingente militare, insieme con la Francia, Gran Bretagna e altri. Chiediamo all’Italia di aiutare l’America a stabilizzare quella regione, sarebbe un segnale nella continuità della forte relazione che esiste tra noi e il vostro Paese che consideriamo uno dei nostri alleati più importanti.
La posizione di Ryad
Ryad sostiene Haftar e spinge per terminare quanto prima il conflitto che è visto come un parte della guerra contro i Fratelli musulmani lanciata dalla presa del potere in Egitto da parte di Abdel Fatah al-Sisi nel 2013. Come ha notato il quotidiano Haaretz, il principe Mohammed bin Salman ha dimostrato di essere incline a colpi di mano durante le fasi di consolidamento del potere. È stato così per esempio nel marzo del 2015, subito dopo l’ascesa del padre al trono, con l’intervento nello Yemen.
La situazione sul terreno
Haftar nel frattempo non demorde e ieri ha di nuovo dato l’ordine alle sue milizie di «entrare a ogni costo» in città. Nel mirino dell’offensiva c’era il sobborgo di Abu Salim, colpito nella notte fra martedì e ieri con una raffica di missili Grad. Il bilancio parla di almeno sei morti, mentre è salito a 190 il numero di vittime dallo scorso 4 aprile, con oltre 850 feriti. Poi è partito l’ordine di attaccare alle sue forze, via radio. Non si segnalano, però, movimenti del fronte.
Il premier Al-Sarraj, ormai è isolato, controlla una piccola striscia di territorio che va da Al-Zawiya a Sirte e ha un problema con la popolazione di Tripoli poichè iniziano a scarseggiare le scorte di medicinali.
Al Sarraj ha, quindi, minacciato Haftar di deferirlo alla Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Il ministero degli Esteri sottoporrà tali documenti della Corte penale internazionale per dimostrare il coinvolgimento di Haftar, nel commettere crimini di guerra contro i civili a Tripoli. Sarraj ha inoltre dichiarato che le forze fedeli al governo di Tripoli sono decise “a sconfiggere gli aggressori per costringerli a tornare da dove sono venuti”. ” Il bombardamento indiscriminato dei quartieri residenziali è un crimine contro l’umanità”, ha aggiunto Sarraj.
Sarraj si è poi recato in visita nei quartieri di Tripoli colpiti da un bombardamento con missili Grad, a causa del quale ci sono stati quattro morti e 20 feriti. Secondo quanto si legge in una nota del Governo di Tripoli, la responsabilità dell’attacco viene data alle forze di Khalifa Haftar che “hanno preso di mira e ucciso i civili, distruggendo le loro case e compiendo un crimine di guerra”. Nella notte gli abitanti di Tripoli sono scesi in piazza per protestare contro il bombardamento indiscriminato che ha colpito alcuni quartieri della città. I manifestanti hanno accusato le forze di Khalifa Haftar di essere responsabili dell’attacco con missili Grad e hanno scandito slogan contro il generale libico. Da parte sua il portavoce dell’Lna, Ahmed al Mismari, ha negato ogni responsabilità rispetto all’attacco con missili Grad lanciato su alcuni quartieri del centro di Tripoli. Parlando alla stampa libica, l’ufficiale ha spiegato di “aver rilevato questa notte un attacco con missili Grad sui civili. I missili sono stati lanciati dalla zona di al Muz e dalla caserma Hamza”. In una nota, Al Mismari ha aggiunto: “Le milizie armate di Tripoli hanno condotto questo bombardamento indiscriminato sulla città”.