(di Andrea Pinto) La comunità d’intelligence americana ha di recente redatto il Global Risk Assessment Report dove mette in guardia il governo sull’intraprendenza cinese nello sviluppo di nuovi programmi spaziali militari, in grado di colpire i satelliti statunitensi e alleati.
Il rapporto, stilato dall’Ufficio del direttore nazionale dell’intelligence, evidenzia che la Difesa cinese starebbe seriamente pensando, a livello strategico, di intaccare l’egemonia americana nell’ambiente spaziale per perseguire vantaggi militari, economici e di prestigio internazionale. Le operazioni spaziali faranno, pertanto, parte integrante delle prossime campagne militari dell’esercito di Pechino.
Il rapporto accenna anche alcuni punti che evidenziano le non trascurabili capacità spaziali della Russia anche se nel complesso definisce la Cina quale “principale minaccia” per la competitività tecnologica degli Stati Uniti.
Mercoledì scorso, durante l’audizione al Congresso del Comitato per i servizi d’intelligence, sono stati chiesti chiarimenti sulla recente iniziativa cinese di inviare nello spazio ben 138 satelliti commerciali per l’osservazione della Terra. Il direttore dell’ODNI Avril Haines ha affermato in quella sede che quei 138 satelliti fanno parte, appunto, della sfida della Cina al dominio americano nello spazio. Ha però poi rifiutato di discutere pubblicamente sulle capacità degli Stati Uniti: “Penso che non ci siano dubbi, in generale, sul fatto che la Cina si sia concentrata in questi ultimi anni per il raggiungimento della leadership nello spazio, per minare il nostro dominio”.
Haines ha anche riferito ai legislatori presenti che l’amministrazione Biden sta lavorando alacremente per convincere la politica a sostenere la nuova Space Force a stelle e strisce, ciò, per cercare di mantenere la leadership americana nello spazio e i benefici da essa derivanti: economici, dominio delle comunicazioni e supremazia nell’intelligence per la sicurezza nazionale.
In tale contesto, alti funzionari della Space Force hanno però lamentato il fatto che il governo classifica eccessivamente le informazioni sulle minacce provenienti dallo spazio. L’opinione pubblica americana e mondiale, precisano i rappresentanti della Space Force, deve essere opportunamente informata.
La comunità dell’intelligence ha anche rivelato nel rapporto che la Cina disporrà di una stazione spaziale operativa nell’orbita terrestre bassa tra il 2022 e il 2024 e continuerà a condurre missioni esplorative sulla Luna volte a stabilirvi una stazione di ricerca robotica e successivamente una base “con equipaggio alternato”.
Il rapporto sottolinea anche il crescente sviluppo e la proliferazione di armi ad uso in ambiente spaziale. Secondo quanto riferito, nel 2019, la Forza di supporto strategica cinese ha iniziato l’addestramento con missili anti-satellite ad ascensione diretta, o ASAT, in grado di colpire i satelliti nell’orbita terrestre bassa.
Il rapporto afferma che Pechino ha già messo in campo missili antisatelliti terrestri destinati a distruggere satelliti nell’orbita terrestre bassa, nonché laser antisatelliti terrestri, “probabilmente destinati ad accecare o danneggiare sensori ottici spaziali sensibili”.
Secondo il rapporto, in sintesi, la Russia e la Cina stanno procedendo senza indugi ad addestrare le loro unità spaziali militari, ed entrambe stanno schierando nuove armi anti-satellite distruttive e non distruttive. Le armi della Russia includono capacità di disturbo nello cyberspazio, armi ad energia diretta con capacità in orbita e capacità ASAT a terra.
Il rapporto prevede che la Russia, con la sua vasta rete di satelliti di ricognizione, comunicazioni e navigazione, “rimarrà comunque sempre un concorrente spaziale di prim’ordine”.
Il problema dei detriti spaziali
Il Sole24Ore ha trattato l’argomento della incontrollata proliferazione di satelliti nello spazio e della remota ma possibile collisione tra di essi. Occorre quindi pensare seriamente ai detriti spaziali derivanti da malfunzionamenti e urti improvvisi tra circa tremila satelliti sparsi al di sopra della Terra nell’orbita bassa da 400 e 1000 chilometri. Ci si sono messi un poco tutti a produrre detriti: esplosioni deliberate in orbita, tipicamente per scopi militari, o perdite di carburante forniscono da sole il 63% dei pezzi di satellite in orbita e gli esempi sono anche molto recenti.
Per la spazzatura spaziale tante sono le start-up che iniziano ad affacciarsi sul mercato, tipo la giapponese Astroscale o la svizzera Clearspace. Mentre l’italiana D-Orbit propone una soluzione per prevenire il peggioramento della situazione che, con l’aumento costante dei satelliti rischia di far collassare il sistema e rendere impossibile piazzarne di nuovi, il cosiddetto effetto Kessier. Si stima che siano almeno 160 milioni i detriti spaziali con dimensioni dal centimetro a diversi metri, per complessive 9 mila tonnellate circa. I detriti più grandi sono continuamente monitorati da terra.
I detriti di grandi dimensioni sono quindi tenuti d’occhio, ma quelli di piccole dimensioni, e sono la gran parte, sfuggono a ogni controllo.
Ma c’è anche chi sospetta prove di guerra spaziale, dato che sono esplosi, nell’ultimo mese, due satelliti apparentemente funzionanti, uno cinese e uno americano.
La Difesa italiana con l’ISOC, in prima linea nell’osservazione della collisione tra oggetti nello Spazio
L’Italian SST Operations Center (ISOC), operato congiuntamente dal Comando delle Operazioni Aerospaziali di Poggio Renatico (FE) – Centro SSA (COA- CSSA) e dal Reparto Sperimentale di Volo – Gruppo Ingegneria per l’Aero-Spazio(RSV-GIAS) di Pratica di Mare (RM), in coordinamento con il Comando delle Operazioni Spaziali (COS) dello Stato Maggiore Difesa, monitora potenziali eventi ad elevata probabilità di collisione tra due oggetti spaziali di classe “large” in orbita bassa, non manovrabili.
In tale ambito, l’ISOC rappresenta il Centro Operativo nazionale di riferimento ed è in grado di coordinare l’impiego dei vari sensori nazionali (radar, ottici e laser) per la misurazione delle orbite di oggetti spaziali di interesse.