Le spie di Putin e la guerra segreta in Europa

di Aniello Fasano

Solo qualche mese fa la polizia bavarese ha arrestato alcune persone sospettate di lavorare per i servizi segreti russi accusate di compiere sabotaggi e di essere coinvolte in attività sovversive contro la sicurezza delle strutture militari statunitensi in Germania. Uno dei sospettati, in una conversazione con un ufficiale dell’Intelligence russa, ha espresso la volontà di appiccare il fuoco e far esplodere strutture militari e impianti industriali allo scopo di ostacolare la spedizione di aiuti all’Ucraina. 

Come riporta il Times, in un afoso sabato mattina di giugno a Parigi, tre uomini in tute trasandate – un bulgaro, un ucraino e un tedesco – posizionavano cinque bare di legno sotto la Torre Eiffel attirando rapidamente gli sguardi perplessi dei passanti. Le bare erano drappeggiate con bandiere tricolori ed un cartello con la scritta “Soldato francese morto in Ucraina”.

Gli artificieri della polizia hanno poi scoperto che le bare non contenevano altro che gesso e, sei ore dopo la loro partenza, gli artefici del macabro gesto, sono stati arrestati, confessando di essere stati pagati 400 sterline ciascuno. L’obiettivo era di suscitare allarme per la proposta del presidente francese Macron di schierare truppe francesi in Ucraina.

Questi atti sono solo una piccola parte di una campagna  di  indebolimento del governo francese, suscitando divisioni su immigrazione e religione, seminando confusione allo scopo di  rafforzare l’estrema destra di Marine Le Pen, vista di buon occhio dal Cremlino. 

Che si tratti di omicidi alla luce del sole o di tentativi di colpo di stato, la portata delle operazioni segrete della Russia all’estero hanno raggiunto un livello mai visto dai tempi della Guerra Fredda. Quasi ogni settimana viene scoperta una nuova operazione segreta, segnata da impronte russe.

Come riporta il Times, citando fonti ucraine, il GRU (il servizio di intelligence militare russo), ha notevolmente ampliato il suo ramo delle operazioni speciali, noto come Unità 29155, dall’inizio dell’invasione. Si stima che l’unità sia passata da circa 500 ufficiali nel 2022 a ben 2.000 oggi. Specializzati in omicidi sponsorizzati dallo stato e destabilizzazione politica, gli ufficiali dell’Unità 29155 sono implicati nelle più sfacciate operazioni all’estero della Russia degli ultimi dieci anni.

L’uso di operazioni segrete è profondamente radicato nella politica estera russa e risale ai tempi del nascente governo bolscevico che si imbarcò in una campagna di agitazione politica in tutta Europa come mezzo per esportare la rivoluzione. Dopo l’invasione dell’Ucraina, tutto è diventato più difficile e per la ricostruzione della rete Mosca si affidata a cittadini stranieri soprattutto criminali.

Secondo l’esperto dei servizi segreti Andrei Soldatov, i bulgari e i serbi si sono rivelati tra i cospiratori più volonterosi. Soldatov ha aggiunto che “la Russia ha un vantaggio naturale in tutta l’Europa orientale nel reclutare stranieri, visti i legami di lunga data con quei paesi, ma stanno reclutando a un livello senza precedenti anche in Bulgaria e Serbia”.

E mentre in tutta la Polonia si verificano una serie di misteriosi incendi negli edifici, altri tentano di colpire con un martello l’attivista dell’opposizione russa in esilio Leonid Volkov fuori dalla sua casa in Lituania. Il tutto per seminare incertezza e disordine lungo il fianco orientale della NATO. A questo si aggiunge la rimozione delle boe che segnano il confine russo-estone nel fiume Narva; centinaia sono stati i tentativi di sabotaggio contro infrastrutture e trasporti. Da dicembre la Russia ha anche disturbato i segnali GPS attraverso il Baltico meridionale, interrompendo un aereo della RAF che trasportava Grant Shapps, il segretario alla Difesa britannico, e costringendo la compagnia aerea di bandiera finlandese a sospendere i voli verso l’Estonia.

Keir Giles, scrittore e studioso della Russia afferma che “la pratica di assumere europei annoiati, scontenti o poveri ha permesso a Mosca di perseguire i suoi obiettivi su larga scala senza esporre le proprie spie al rischio di essere scoperte. Lo scopo – sostiene Giles – è quello di individuare i punti deboli dell’Occidente che la Russia potrebbe sfruttare in caso di guerra. Tutto ciò sta mettendo alla prova la resilienza della logistica europea, in particolare in Germania e Polonia. Si starebbero esaminando le vulnerabilità dei sistemi che porterebbero i rinforzi della Nato verso est in caso di conflitto”.

Subscribe to our newsletter!

Le spie di Putin e la guerra segreta in Europa