(di Francesco Matera) Mario Draghi al Meeting di Rimini ha velatamente “bacchettato” il governo italiano, l’intera classe politica ma anche l’Europa, evidenziando la necessità di coniugare interventi di breve termine (i sussidi) con quelli di lungo termine, quelli che servono per la crescita, quelli che possono dare una speranza ai giovani. Speranza a coloro i quali dovranno pagare l’enorme deficit che si sta facendo in questi mesi.
L’oggi e il domani sono connessi dalle generazioni, dall’investimento e dal debito e queste variabili vanno considerate insieme, enfatizza Draghi. Nel breve termine tutte le risorse sono state mobilitate per proteggere i lavoratori e le imprese che sono il cuore dei nostri sistemi economici. La risposta dei governi dei principali Paesi è stata corretta, ma è necessario naturalmente riallocare ingenti risorse perché non tutto íl sistema tornerà ai livelli di attività pre-crisi. I debiti pubblici e privati, in questo contesto, stanno già crescendo a ritmi senza precedenti in periodi di pace e hanno raggiunto il trecentotrenta per cento del prodotto interno lordo a livello globale e íl quattrocento per cento nei Paesi maggiormente sviluppati. Questo non è un male di per sé, ma occorre distinguere tra debiti cattivi, essenzialmente legati a sussidi di breve termine, e debiti buoni destinati a finanziare gli investimenti e la crescita di lungo periodo. Distinzione fondamentale nella politica economica, ancor più vera quando i deficit e i debiti crescono a livelli “di guerra” e andranno ripagati dalle generazioni future. Il futuro avrà attenzione all’ambiente, alla sostenibilità, alla scuola e al capitale umano, elementi essenziali per l’inclusione e l’equità generazionale. Questo futuro andrà disegnato con pragmatismo e flessibilità, perché molte delle regole e delle istituzioni degli ultimi trent’anni erano già in crisi prima della pandemia e vanno profondamente riformate senza lasciar spazio a un’anarchia, fonte di disorientamento. Occorrerà dunque ridisegnare il Wto e le principali istituzioni multilaterali, traendo ispirazione dallo spirito di Bretton Woods e dei trattati costitutivi dell’Unione Europea. Le vecchie istituzioni sono superate e hanno in parte fallito. Ma ciò non significa che il loro superamento debba lasciare spazio al vuoto. Servirebbe, al contrario, una nuova Bretton Woods, magari promossa proprio dall’Europa. Proprio in questa situazione occorrerà prestare attenzione ai principi di fondo, di carattere economico e di carattere etico. Il nuovo debito dovrà essere ripagato essenzialmente dai giovani di oggi. Per questo i giovani vanno messi nelle migliori condizioni per lavorare e per vivere in un mondo migliore da un punto di vista climatico e ambientale, della crescita e del capitale umano. Bene dunque se il debito sarà funzionale a una crescita durevole e inclusiva. Male se verrà creato soltanto per finanziare sussidi o interventi a pioggia, al di là dell’uscita dall’emergenza.
Il futuro andrà disegnato insieme per non sacrificare la libertà e le possibilità di sviluppo delle generazioni future che avranno bisogno. Le recenti innovazioni in campo politico e finanziario sono un notevole passo avanti sul piano economico e istituzionale, ma andranno consolidate facendone un buon uso, perché non restino transitorie. Mentre ai politici serviranno conoscenza dei problemi e dei fatti, coraggio nelle decisioni e umiltà, a cui si affiancano trasparenza e flessibilità.
I politici in continua campagna elettorale
Di fronte alla “lectio magistralis” di Mario Draghi la politica italiana continua la sua perenne campagna elettorale. I partiti storici cercano addirittura di modificare la propria identità pur di non abbandonare la poltrona.
All’interno del Pd la scelta via piattaforma Rousseau dei grillini di stringere un’alleanza strutturale sta creando non poche fibrillazioni, tant’è che il richiamo ad un congresso è unanime. Un momento in cui confrontarsi e decidere se buttare per aria la propria storia affidandosi all’abbraccio al veleno dei “grillini”. All’interno del Movimento, invece, le fibrillazioni sono causate sia dall’alleanza con il Pd (una volta: “con quelli di Bibbiano non ci alleeremo mai”), sia dal problema Casaleggio Associates, tanti parlamentari vogliono risolvere il rapporto di dipendenza con Davide Casaleggio non corrispondendo più i 300 euro mensili. Poi c’è il problema del simbolo e del nome del Movimento che è di proprietà di Beppe Grillo. In molti chiedono il trasferimento di proprietà al partito.
Per queste motivazioni e per tante altre non note ma che interferiscono sottobanco, le alleanze sui territori in vista delle amministrative di settembre non trovano una sintesi credibile tra candidati del Pd e M5S.
Le opposizioni, invece, firmano un patto di non belligeranza, un patto cosiddetto anti inciucio. Un modo per tenere a bada le lusinghe del Pd nei confronti di Forza Italia per provare a mettere sui tavoli istituzionali un governissimo di interesse nazionale in previsione della probabile crisi di governo post elezioni regionali.
Nel frattempo i migranti spuntano da tutte le parti. Non solo dal sud del mediterraneo ma anche dalla rotta balcanica. E’ stato scoperto che dall’est Europa vengono portati in Italia tramite “camper” di semplici turisti che si prestano, dietro lauto compenso, a fornirgli un passaggio oltreconfine.
Di rientro a scuola a settembre? Caos totale a meno di un mese dall’annunciata riapertura. E’ un tutti contro tutti: CTS, Ministero, presidi, per non parlare dei banchi singoli di Arcuri…..arriveranno per settembre?
Il Recovery Plan italiano da presentare a Bruxelles a settembre?…..prima le ferie di agosto, sono sacre, poi si vedrà.