L’Esercito italiano si addestra alla guerra nei tunnel sotterranei

di Emanuela Ricci

Nel panorama del conflitto moderno, la guerra assume forme inaspettate, fondendo tecniche del passato con tecnologie di avanguardia. Da un lato, rivediamo strategie risalenti alla Prima Guerra Mondiale, come trincee, campi minati e cavalli di frisia. Dall’altro, emergono nuove minacce attraverso droni, cyberwarfare e campagne di disinformazione alimentate da sofisticati algoritmi di intelligenza artificiale e bot sui social media. Questo mix di tattiche arcaiche e moderne sta rivoluzionando le dottrine militari non solo in Italia, ma in tutto l’Occidente, costringendo le forze armate a ripensare il loro approccio alla difesa e alla sicurezza, ripensando a soluzione e tattiche per implementare la propria deterrenza.

Il generale Carmine Masiello, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, ha recentemente delineato questa sfida in un’intervista di Gianni Molinari su Il Mattino. “Il mondo è cambiato radicalmente, e noi dobbiamo adattarci per colmare il divario che si è creato tra il nostro vecchio modello di intervento, focalizzato su operazioni di peacekeeping, e il nuovo panorama delle minacce globali,” ha affermato Masiello.

Il Generale ha sottolineato che tutti gli eserciti occidentali hanno vissuto questa esperienza, rimanendo sorpresi dal ritorno a forme di guerra convenzionale che sembravano ormai superate con la fine della Guerra Fredda. “Ci troviamo oggi a fronteggiare una combinazione di minacce convenzionali e non convenzionali, che richiedono una profonda revisione delle nostre capacità operative,” ha spiegato.

Uno degli aspetti che ha colto di sorpresa l’Esercito Italiano è stato il ritorno della guerra convenzionale. “Abbiamo riscoperto l’importanza di competenze che avevamo trascurato per anni, come quelle legate alle operazioni terrestri tradizionali”, ha dichiarato Masiello. Oggi, infatti, le truppe italiane sono impegnate in un intenso processo di riqualificazione.

Un esempio significativo è rappresentato dalla compagnia dell’ottavo reggimento guastatori paracadutisti della “Folgore” che si sta addestrando alla guerra sotterranea, una capacità strategica fondamentale in contesti urbani complessi e in scenari di guerriglia moderna. La guerra a Gaza ne è un esempio. “Non è solo una questione di riaddestramento, ma di sviluppare una mentalità flessibile, capace di adattarsi rapidamente alle esigenze del campo di battaglia” ha spiegato Masiello.

La sfida tecnologica. La questione tecnologica è centrale per il futuro dell’Esercito Italiano. “Dopo la fine della Guerra Fredda, aerei e navi hanno continuato a evolversi in termini di capacità tecnologiche, ma l’Esercito non ha fatto lo stesso salto di qualità” ha affermato il Generale. “Non abbiamo carri armati di quinta o sesta generazione, né piattaforme terrestri in grado di competere con gli standard tecnologici moderni. Questo è un gap che dobbiamo colmare il prima possibile se vogliamo mantenere una posizione strategica solida”.

Il futuro dell’Esercito passa quindi per un potenziamento significativo delle tecnologie a disposizione, con investimenti in sistemi d’arma avanzati, veicoli terrestri intelligenti, e strumenti di guerra elettronica capaci di contrastare le minacce cibernetiche. “La guerra moderna non si combatte solo sul terreno, ma anche nel cyberspazio. Dobbiamo essere pronti a difenderci da attacchi hacker, sabotaggi informatici e campagne di disinformazione orchestrate su scala globale” ha aggiunto Masiello.

Il roblema delle risorse. Parallelamente all’adeguamento tecnologico, emerge il tema delle risorse umane. L’Esercito Italiano è attualmente impegnato su più fronti, sia sul territorio nazionale che all’estero. “Abbiamo 6.635 militari dispiegati ogni sei mesi per l’operazione ‘Strade Sicure’, il che equivale a un turnover di quasi 13.000 unità all’anno”, ha spiegato il Generale. A questi si aggiungono oltre 4.000 unità impiegate in missioni internazionali e circa 1.200 militari pronti a intervenire in operazioni di protezione civile in caso di calamità naturali.

Il Generale Portolano, Capo di Stato Maggiore della Difesa, ha recentemente riferito alle Camere che i numeri attuali non sono sufficienti per far fronte a tutti questi impegni. “Abbiamo bisogno di un incremento del personale e di un rafforzamento delle nostre capacità operative se vogliamo mantenere l’efficacia delle nostre missioni” ha avvertito Masiello.

Obiettivo “Distanza Zero” nella Comunicazione Militare. Una delle iniziative chiave promosse da Masiello è il concetto di “distanza zero” all’interno dell’Esercito. L’obiettivo è abbattere le barriere burocratiche, permettendo ai soldati di comunicare le proprie idee direttamente ai vertici senza ritardi o ostacoli. “Voglio che l’ultimo dei soldati possa far arrivare le sue proposte al comando centrale, eliminando le lentezze della burocrazia che ostacolano il cambiamento” ha dichiarato il Generale.

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