L’Europa pronta per un “European Armament Programme”

di Aniello Fasano

Un riarmo poderoso è quello che L’Europa vede in un orizzonte non troppo lontano. I venti di guerra che provengono dall’Ucraina e la minaccia di una Russia granitica, in grado di sfidare l’Occidente, nonostante le pesanti sanzioni applicatele, sono solo alcuni dei fattori che spingono il Vecchio Continente a dover pensare seriamente ad un diverso approccio in politica estera, prevedendo una Difesa comune con l’istituzione di un Commissario per gli affari militari. Come detto il “warning” non proviene solo dalla Russia e dalle velleità cinesi nel Mediterraneo ma anche dagli Stati Uniti dopo che il probabile nuovo presidente, Donald Trump ha ricordato ai paesi membri della Nato della necessità di impegnare il 2 per cento del proprio Pil in spese militari.

In difetto, lo stesso Trump ha invitato Putin a fare quello che avesse ritenuto più opportuno perchè i paesi inottemperanti non avrebbero goduto dell’ombrello difensivo americano. Anche se l’infelice uscita di Trump sa più di trovata da campagna elettorale, tuttavia emerge nettamente il fatto che occorre rimediare al gap istituzionale nella difesa comunitaria che, come logica conseguenza, prevede anche unidirezionalità nelle faccende del procurement militare. Ciò, per via delle diverse sfide che l’Unione Europea già affronta e che potrebbe essere costretta ad affrontare da sola per difendere i propri interessi strategici che spesso non coincidono con quelli della Nato (organizzazione prettamente a a carattere difensiva) nè tantomeno con quelli americani.

Al riguardo, la proposta di un piano dedicato della Commissione europea e dell’Alto rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza per una nuova Strategia industriale per la difesa europea è già pronta. La proposta potrebbe essere licenziata già nella prossima riunione di marzo. L’obiettivo è chiarire un percorso che consenta alla base industriale e tecnologica europea della difesa di massimizzare la sua prontezza di reazione, considerata determinante nel contesto geopolitico attuale.

Nel 2022, le spese militari degli Stati membri sono aumentate per l’ottavo anno consecutivo, raggiungendo i 240 miliardi di euro. Tuttavia, il 78% del materiale bellico acquistato dall’inizio della guerra in Ucraina fino a giugno 2023 proviene da fornitori extraeuropei, di cui quasi due terzi dagli Stati Uniti. Inoltre, la produzione dei 46 beni militari più urgenti è distribuita in 23 diversi Stati membri, evidenziando la necessità di una maggiore coesione e collaborazione.

La proposta dell’UE cerca di affrontare queste sfide attraverso tre principi guida: miglioramento, collaborazione e focalizzazione sull’Europa. Questo significa razionalizzare le forniture attraverso acquisti congiunti, in linea con le esperienze positive come quelle relative ai vaccini e al gas, coinvolgendo gli attori industriali e istituendo un Gruppo dell’industria europea della difesa di alto livello.

Inoltre, la proposta mira a identificare programmi di interesse comune per concentrare gli sforzi e i finanziamenti europei, promuovendo l’emergere di capacità difensive europee autonome, come la difesa cibernetica e i sistemi integrati di difesa aerea e antimissile. Si propone, inoltre, di potenziare lo Strumento europeo per gli acquisti comuni al fine di aumentare la percentuale di acquisti congiunti entro il 2030 e di uniformare gli standard di interoperabilità degli armamenti.

Per sostenere questa trasformazione, la proposta prevede un nuovo quadro normativo denominato European Armament Programme, che offre incentivi finanziari agli Stati membri conformi e agevolazioni fiscali per gli acquisti congiunti. Inoltre, si propone la creazione graduale di un Meccanismo europeo di vendite militari per garantire una fornitura adeguata ed efficiente di equipaggiamenti europei.

Occorrono pertanto ingenti finanziamenti per cui il piano prevede di rivolgersi alla Banca europea per gli investimenti e di riformare strumenti esistenti come InvestEu per sostenere gli obiettivi di difesa.

Inoltre, si suggerisce di integrare le esigenze di difesa nei fondi strutturali della politica di coesione. Anche se mancano alcuni dettagli quantitativi, il testo è attualmente in fase di valutazione e il suo impianto fondamentale sembra destinato a rimanere invariato, data la convergenza sulla necessità di porre la difesa e la sicurezza come priorità dell’Unione europea.

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