Libia, conferenza di Berlino con tanti nodi difficili da sciogliere

(di Andrea Pinto) Da quando Macron ha abbandonato al suo destino il generale Kalifa Haftar sono ripresi i colloqui tra Francia e Italia sul dossier libico. Ieri a Berlino la seconda conferenza sulla Libia per fissare gli obiettivi minimi al fine di riportare il paese nordafricano nell’alveo della legalità internazionale. Prioritaria la necessità di rimandare a casa gli oltre ventimila mercenari stranieri e la necessità di favorire le prossime elezioni previste per il 24 dicembre di quest’anno. Tanti sono però i nodi da sciogliere, uno fra tutti quello dover imporre a Turchia e Russia il ritiro dei loro uomini dal territorio. Al riguardo si starebbe pensando ad una risoluzione dell’Onu. Preoccupa e non poco in questo momento di palpabile diffidenza ed incertezza l’avanzata nel Fezzan di Haftar sostenuto dai mercenari russi della compagnia privata Wagner.

Per quanto riguarda le elezioni le incertezze sono ancora più marcate: occorre fare in tempi brevi una riforma elettorale e decidere se fare consultazioni parlamentari o presidenziali. Occorre mettere mano anche alla nuova Costituzione del Paese. Nodi, quest’ultimi, molto difficili da sciogliere entro il 24 dicembre prossimo.  

Isis in Libia. L’Isis ha rialzato la testa in Libia, in seguito ad un paio di attacchi organizzati in questi giorni. Il dipartimento di Stato Usa ha tenuto diversi briefing sull’argomento dal quale è emerso che c’è forte preoccupazione per i recenti avvenimenti in Ciad, dove gruppi di ribelli addestrati da elementi armati in Libia, e assistiti dai mercenari di Wagner, hanno compiuto azioni destabilizzanti. Esistono prove crescenti di questo tipo di attività.

La Conferenza di Berlino

Così in conferenza stampa Antony Blinken, segretario di stato Usa con il suo omologo tedesco Heiko Maas e con Angela Merkel: “Non esiste miglior amico degli Stati Uniti della Germania” – un modo per affermare il nuovo avvicinamento Usa al paese tedesco dopo i 4 anni tormentati dell’era Trump – “sulla Libia è fondamentale che le elezioni previste per il 24 dicembre si tengano regolarmente, e che tutte le forze straniere” si ritirino dal Paese“.

Mario Draghi spiega al Parlamento italiano : “L’attore che avrebbe più carte da giocare (gli Usa ..ndr) non vuole essere coinvolto in quella parte del mondo. Quello che però si sta cercando di fare è sollecitare l’azione dell’Ue come tale, sotto l’auspicio dell’Onu, e a quel punto vedere se gli Stati Uniti possono affiancare o possono comunque essere favorevoli all’azione delle Nazioni Unite in quella parte del mondo. Di nuovo nella consapevolezza che ormai quella sfida è diventata troppo grande per essere affrontata dai singoli Paesi”.

Merkel e Macron, secondo indiscrezioni riportate da Repubblica, starebbero cercando di organizzare insieme un vertice tra l’Ue e la Russia per parlare anche e soprattutto di Libia.

Russia e Turchia. Russia e Turchia sono tutt’altro che allineati al rinnovato impulso che si vuole dare al dossier libico da parte degli europei. Ankara sul ritiro dei propri militari ha voluto aggiungere sul comunicato finale la sua “riserva”. Mentre il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha dato forfait all’ultimo momento, mandando il suo viceministro, Sergej Vershinin, evidenziando così la scarsa disponibilità di Mosca. Vershinin ha sollevato dubbi sui tempi del ritiro dei truppe straniere e ha sostenuto che sia meglio non illudersi, su questo fronte: “Sono convinto che la presenza della Russia, come una forza importante con influenza tradizionale e legami tradizionali con le parti libiche, sia molto vantaggiosa per il processo politico”.

Nel frattempo, oltre al prossimo incontro tra i maggiori paesi Ue e la Russia, si sta cercando di accordare la nuova tranche di aiuti alla Turchia, circa 5 miliardi di euro, per contenere i migranti sul suo lato orientale. Entrambi gli approcci potrebbero favorire, alla fine, un ritiro simultaneo delle truppe russe-turche dalla Libia.

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