I caccia di Khalifa Haftar hanno effettuato nuovi raid aerei a sud di Tripoli, in particolare nell’area di Ain Zara, non lontano vicino dal centro per migranti di Basheer al Sadawi. Lo riferisce l’emittente televisiva libica “Libya Ahrar”, il cui quartier generale si trova Doha, in Qatar. Il bombardamento, secondo questa fonte, non avrebbe causato danni alla struttura che ospita i migranti.
Ieri il portavoce dell’Lna, Ahmed al Mismari, aveva promesso su Twitter un “aumento delle operazioni aree nelle prossime ore” intorno alla capitale libica Tripoli. I caccia fedeli ad Haftar hanno bombardato ieri anche Zuara, città costiera della Libia nord-occidentale 108 chilometri a ovest di Tripoli e 60 chilometri a est del confine con la Tunisia. Una fonte militare dell’Lna ha spiegato al sito web “Al Mashad al Libi” che il raid puntava a distruggere i radar delle forze fedeli al Governo di accordo nazionale libico (Gna) del premier Fayez al Sarraj. Questo obiettivo, tuttavia, non sarebbe stato raggiunto. La città di Zuara si trova a soli 22 chilometri di distanza dal complesso gasiero di Mellitah, sito strategico per le forniture di gas all’Italia.
Più di 13.500 persone sono state costrette a lasciare le loro case nell’area di Tripoli dall’avvio dell’offensiva sulla capitale del generale Haftar. Lo evidenziano i numeri pubblicati oggi dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), aggiornati a ieri, 12 aprile, secondo cui 4.000 sfollati si contano solo nelle ultime 24 ore. Più di 900 persone risiedono attualmente in rifugi collettivi, mentre le autorità locali stanno creando altre strutture ricettive. Il meccanismo di risposta rapida è stato attivato l’11 aprile ed ha già raggiunto circa 2.000 persone con la distribuzione di kit medici e razioni alimentari. Secondo l’Ocha, sono necessari 190 milioni di dollari per soddisfare i requisiti di finanziamento del Piano di risposta umanitaria 2019.
“Un numero significativo di civili”, spiega l’ufficio delle Nazioni Unite, rimane bloccato nelle aree colpite dal conflitto, come Sawani, Azizia, Qasr Ben Ghashir, Khallet Forjan, Ain Zara e Wadi Al Rabee. Dall’inizio dell’offensiva il 5 aprile scorso, i soccorritori hanno ricevuto 881 richieste di evacuazione per un totale di 4.500 persone: solo otto richieste state condotte con successo nelle ultime 24 ore. I bombardamenti di artiglieria indiscriminati in aree densamente popolate e residenziali ad Al Swani, nella periferia meridionale di Tripoli, hanno provocato l’11 aprile la morte di un civile e tre feriti, due dei quali rimangono in condizioni critiche. In appena una settimana, tre medici sono stati uccisi e cinque ambulanze sono state rese inagibili, denuncia infine l’Ocha.
Diverse città della Libia hanno visto ieri manifestazioni contro o a sostegno dell’offensiva dell’Lna. A Bengasi e Tobruk, in Cirenaica, i dimostranti hanno chiesto la “liberazione di Tripoli dalle milizie e dalle bande criminali organizzate”. Uno dei manifestanti di Bengasi ha detto ad “Agenzia Nova” di essere “stufo” del dominio delle milizie e dei gruppi della criminalità organizzata e ha chiesto all’Lna “di liberare Tripoli” dalla loro morsa. “Le milizie hanno portato il caos, il crimine e il traffico di esseri umani in Libia. Gli estremisti che sono fuggiti dalla Siria ora stanno combattendo con (Fayez) al Sarraj a Tripoli”, ha aggiunto. La protesta nell’est della Libia fa da contraltare alle dimostrazioni avvenute contemporaneamente a Tripoli e a Misurata, nell’ovest del paese, stavolta per protestare contro l’avanzata del generale Haftar. I manifestanti hanno scandito slogan contro l’uomo forte della Cirenaica e i paesi che lo sostengono, tra cui la Francia, criticando aspramente anche la Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil). I dimostranti hanno innalzato cartelli con scritto “Haftar criminale di guerra” e “Haftar assassino”.
fonte: Agenzia Nova