Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiesto, durante una visita in Tunisia di consentire a Tunisi, Algeria e Qatar di far parte della conferenza di Berlino sul dossier Libia che si terrà il 14-15 gennaio 2020.
Erdogan ha aggiunto, in conferenza stampa congiunta con il presidente tunisino Kais Saied, di essere certo che Tunisi fornirà un valido aiuto negli sforzi per stabilizzare la Libia.
Erdogan ha poi precisato: “In Libia abbiamo a che fare con il governo legittimo il cui capo è Fayez Al-Sarraj, mentre Khalifa Haftar ha a che fare con paesi che lo sostengono con armi e denaro“.
Sempre Erdogan ha anche detto che ci sono già sul terreno 5000 mercenari sudanesi a cui si aggiungono le truppe russe (gruppo privato Wagner). La loro presenza è illegale poiché le forze di Haftar sono un illegittime.
“Non possiamo lasciare i nostri fratelli libici sotto le grinfie di Haftar“. Erdogan ha poi detto che Ankara vuole risolvere la crisi libica attraverso un dialogo inter-libico e che ha discusso con Saied forme di cooperazione per raggiungere un cessate il fuoco in Libia e un ritorno al processo politico.
Saied, nel frattempo, ha affermato che il protocollo d’intesa sulla cooperazione marittima tra la Libia e la Turchia non include le acque tunisine, aggiungendo che ha discusso con Erdogan l’iniziativa proposta da Tunisi per risolvere il conflitto in Libia. Al riguardo, già il consigliere della presidenza tunisina Rachida Al-Nefer aveva dichiarato sabato scorso che il presidente tunisino avrebbe attivato una importante iniziativa per risolvere la crisi libica.
Alto delegato russo parla dei progressi di Haftar sul campo
Il capo del gruppo di contatto russo sull’insediamento di conflitti in Libia, Lev Dengov, ha detto a Sputnik che le dichiarazioni di Khalifa Haftar sull’avanzamento in prima linea della guerra di Tripoli non sono supportate da risultati tangibili sul terreno.
Dengov ha aggiunto che la Russia ha visto Haftar molto attivo negli ultimi tre giorni: avrebbe dato un ultimatum alle brigate di Misurata che si trovano a Tripoli.
“Haftar comprende che Misurata protegge la Libia occidentale, ma dopo tre giorni dal primo ultimatum, ha concesso altri tre giorni, il che significa che non sta avanzando”. Dengov ha aggiunto.
Il portavoce di Haftar, Ahmed Al-Mismari, ha dichiarato domenica scorsa che hanno concesso altri tre giorni per le brigate di Misrata per lasciare Tripoli. La scadenza termina mercoledì.
Venerdì, sempre Al-Mismari ha confermato che continueranno gli attacchi aerei su Misurata su base giornaliera se le fazioni armate non lasciano Tripoli e Sirte. Misurata ha risposto a tali minacce annunciando la piena mobilitazione dei propri uomini, affermando anche che non vi è alcuna delegazione impegnata in colloqui con Haftar.
La situazione sul mare libico
Il comandante della Forza navale dell’operazione “Vulcano di rabbia” Rida Issa ha dichiarato di aver inviato oltre 370 pattuglie di sorveglianza negli ultimi mesi.
Issa ha aggiunto che le pattuglie avevano il compito di raccogliere informazioni sul movimento delle navi, affermando di aver individuato un gruppo che stava provando a svolgere missioni di tipo militare nei porti di Al-Zawiya e Tripoli.
Issa ha anche precisato che le pattuglie della Forza Navale hanno intercettato diverse navi da guerra straniere e sottomarini, tra cui uno si trova a Sirte e navi da guerra al largo di Misurata, oltre a una nave da guerra elettronica proveniente da un paese che sostiene Haftar.
Nel frattempo, Issa ha affermato che la firma del protocollo d’intesa tra la Turchia e la Libia non costituisce una violazione della sovranità libica o di qualsiasi altro paese.
Ha affermato che il protocollo d’intesa fa tornare alla Libia oltre 16.000 km quadrati di mare che prima era sotto il controllo di altri paesi, affermando che il personale della Forza navale è pronto a difendere le risorse libiche.