I governi di Francia, Regno Unito e Stati Uniti “accolgono con favore l’annuncio del 17 agosto dell’Esercito nazionale libico (Lna) di sospendere il maggiore, Mahmoud al Werfalli”, comandante delle forze d’e’lite su cui pende un mandato di cattura della Corte penale internazionale (Cpi) per uccisioni illegali. Attraverso una nota congiunta, i tre paesi chiedono all’Lna “di assicurare che le indagini siano svolte in modo completo e giusto”, si legge nella nota congiunta. Le accuse contro Werfalli sono relative alle esecuzioni sommarie avvenute in primavera e all’inizio dell’estate, mentre volgeva al termine l’operazione militare Karama lanciata nel 2014 per estromettere da Bengasi gli islamisti avversari del generale Khalifa Haftar, comandante dell’Lna. “Stiamo monitorando da vicino il conflitto in Libia. Coloro che sono sospettati di commettere, ordinare o non prevenire uccisioni illegali e torture devono essere pienamente indagati e ritenuti responsabili”, prosegue la nota congiunta. Secondo quanto reso noto dal portavoce dell’Lna, Ahmed al Mismari, “il maggiore Mahmoud Mustafa Al Werfalli e’ stato arrestato e indagato dal procuratore militare dal 2 agosto, per ordine numero 31/1957 emesso dal comandante generale delle Forze armate libiche, maresciallo di campo Haftar”. Diversi video diffusi sui social media mostrano Werfalli, che abbraccia l’islam salafita, mentre supervisiona l’esecuzione di prigionieri bendati e incappucciati. Egli stesso viene ripreso mentre uccide un prigioniero, l’ultimo di un gruppo di circa 20 uomini vestiti con la tuta arancione che ricorda i prigionieri di Guanta’namo e dello Stato islamico, con un colpo di pistola alla nuca. La forza d’e’lite legata all’Lna aveva protestato contro il mandato d’arresto, invitando la Corte penale internazionale “a concentrarsi sull’arresto di “coloro che hanno ucciso e reso sfollati uomini, donne e bambini”. A maggio Werfalli aveva annunciato le sue dimissioni dalle forze speciali, dimissioni tuttavia respinte dal comandato dell’Lna. Il mese successivo, a giugno, un gruppo di esperti delle Nazioni Unite aveva accusato il comandante salafita di essere coinvolto nella gestione di centri di detenzione segreti al di fuori di Bengasi. A luglio, le Nazioni Unite avevano dichiarato di essere profondamente preoccupate che le persone detenute dell’Esercito nazionale libico potrebbero essere a rischio di tortura o esecuzione sommaria. Durante il vertice a tre di Celle-Saint-Cloud , alle porte di Parigi, tra Macron, Haftar e Serraj, si era però concordato diversamente. Si stabiliva una sorta di amnistia per i reati commessi durante la guerra di liberazione della Libia. Richiesta fatta ed ottenuta direttamente dal Gen. Haftar con il placet di Serraj e Macron, a patto di prossime elezioni nella primavera del 2018. Misterioso l’atteggiamento di Parigi, ora.