(di Massimiliano D’Elia) La debolezza del governo francese, alle prese con la “rumorosa” rivolta dei gilet gialli, sta favorendo alcuni processi in Libia molto interessanti per la futura ricercata stabilizzazione.
L’Italia in questa fase delicata si sta muovendo in maniera davvero arguta cercando di essere più attiva con gli interlocutori che hanno reale influenza in Libia. In precedenza il governo Gentiloni intratteneva rapporti “ufficiali” solo con l’autorità riconosciuta dall’Onu, Fayez Al Serraj, trascurando colui che comandava davvero, colui che aveva i propri stivali sul terreno, l’uomo forte della Cirenaica, generale Kalifa Haftar. Il governo gialloverde ha cambiato radicalmente strategia e con maggiore pragmatismo ha deciso di uscire allo scoperto ed intrattenere rapporti con tutti gli interlocutori, riconoscendo, quindi, l’effettiva influenza di Haftar. Una nuova linea decisa con l’appoggio americano e russo. Questa probabilmente è stata la chiave per aprire la porta dei negoziati, in funzione dell’auspicata stabilizzazione della Libia. La prova di questa nuova strategia è stato il vertice di Palermo che è servito ad annullare le elezioni “programmate” il 10 dicembre dalla Francia in un incontro a Parigi a tre (Macron, Al Serraj, Haftar) e ha gettato le basi per una nuova conferenza a gennaio 2019 ed elezioni nel maggio del 2019. Un percorso voluto fortemente dall’Italia e dall’ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Perrone che ha dovuto lasciare Tripoli, proprio in seguito ad alcune dichiarazioni che preannunciavano l’attuale scenario. Il cambiamento della linea italiana ha fatto si che lo stesso Haftar la settimana scorsa chiedesse il rientro immediato dell’Ambasciatore Perrone a Tripoli.
Alcuni conferme giungono anche da oltreoceano. Il Wall Street Journal due giorni fa, scrive Il Messaggero, ha fatto qualche anticipazione: “sotto un nuovo governo populista, l’Italia ha mostrato una spinta a impegnarsi nei confronti del gen. Kalifa Haftar”. Il giornale americano fa anche riferimento alle dichiarazioni di un esponente dell’amministrazione Trump che afferma:”certamente vedremo un ruolo per il generale Haftar in qualsiasi futuro della Libia. E’ stato chiesto, potrebbe guidare la Libia? Questo lo decide solo il popolo libico, la risposta.”
Alla luce di questo nuovo orientamento è chiaro che la posizione di Al Serraj si stia indebolendo giorno dopo giorno. La sponda americana all’Italia per il dossier Libia sta avendo anche effetti sostanziali sul campo. Non è un caso il generalissimo Haftar sia a Roma in questi giorni in gran segreto. Incontrerà oggi l’ambasciatore americano in Tunisia David Robinson, che detiene la delega proprio per il dossier libico. Domani, invece, potrebbe incontrare il premier italiano Giuseppe Conte per discutere anche della questione dei migranti.
Altra novità, riporta l’agenzia Nova, è l’annullamento del vertice tra Serraj e Haftar previsto ad Amman questo fine settimana. Si spera che il re Abdullah II di Giordania possa avvicinare i due leader libici al più presto, scopo dell’incontro era quello di raggiungere un accordo tra la parte politica e quella militare.