L’operazione militare dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) del generale Khalifa Haftar a sud di Sebha, nella Libia meridionale, “è tesa a proteggere il paese e il popolo” e non è intende colpire alcuna tribù specifica o componente sociale della regione. E’ quanto si legge in un comunicato diffuso ieri dell’Lna e rilanciato questa mattina da Ahmed al Mismari, portavoce delle forze di Haftar. Lo riporta l’agenzia di stampa italiana Nova.
“L’Esercito nazionale libico è un organismo nazionale che mira a proteggere il paese e il popolo. Non ci schiereremo con nessuna componente sociale contro un’altra. Siamo tutti cittadini libici. Il nostro obiettivo è una Libia unita”, ha scritto Al Mismari su Twitter. Gli scontri tra l’Lna e alcuni non meglio precisati gruppi armati ciadiani si concentrano in particolare nella zona che si trova tra Ghadwa e Mazraq. Secondo il Centro medico di Sebha, lo scorso primo febbraio il bilancio dei combattimenti era di almeno cinque morti e 28 feriti. Il portavoce dell’Lna ha riferito in precedenza che “i mercenari del Ciad” sono “sostenuti da Jadhran (Ibrahim, ex capo delle Guardie delle strutture petrolifere) e i terroristi fuggiti da Bengasi”.
I caccia MiG-35 dell’aviazione libica fedele al generale Khalifa Haftar avevano condotto una serie di raid aerei in una zona a sud di Sebha, nel Fezzan, in seguito agli scontri a fuoco avvenuti che avevano provocato la morte di quattro soldati dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna). I raid avevano interessato la zona di Ghadwa dove le forze di Haftar avevano respinto un’offensiva dei ribelli ciadiani.
Il teatro degli scontri è stata la zona che si trova tra Ghadwa e Mazraq. Il capo delle forze di Haftar a Sebha, Abdel Salam al Hasi, ha parlato dell’avvio di un’operazione dei suoi soldati che si stanno dirigendo su Mazraq per combattere contro i ribelli ciadiani presenti nella zona. Secondo il portavoce dell’Lna, Ahmed al Mismari, “i mercenari del Ciad” sono “sostenuti da Jadhran (Ibrahim, ex capo delle Guardie delle strutture petrolifere) e i terroristi fuggiti da Bengasi”.