Non più di 50 migranti risultano ancora dispersi al largo delle coste libiche. Lo ha detto ad “Agenzia Nova” il portavoce della Marina libica, Ayoub Qassem, il quale ha negato le notizie relative all’annegamento di 170 persone nel Mediterraneo. In precedenza, infatti, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) aveva espresso “profondo dolore” per le notizie relative a circa 170 persone che morte o disperse nel Mediterraneo a seguito di due differenti naufragi: nel primo, avvenuto nel Mare di Alboran, sarebbero morte 53 persone; nel secondo – in base alle testimonianze di tre sopravvissuti (due sudanesi e un gambiano) salvati dalla Marina militare italiana – sarebbero morte 117 persone partite dalla Libia.
Interpellato da “Agenzia Nova”, Qasem ha fornito la sua versione dei fatti in merito al secondo episodio. “Abbiamo inviato una nostra motovedetta ad effettuare quel salvataggio, ma abbiamo trovato soltanto dei gommoni sgonfi lasciati da un elicottero italiano”, ha detto Qassem. Il portavoce libico ha detto che la motovedetta libica “non ha trovato altri relitti né corpi” in quel tratto di mare. Per le autorità libiche, i migranti ufficialmente dispersi in quel naufragio sono 50 e non 117. “Se l’imbarcazione fosse affondata avremmo non più di cinquanta naufraghi”, ha detto ancora Qassem, spiegando che “da un certo periodo di tempo a questa parte, tutte le imbarcazioni che trasportano i migranti illegali partono con un numero limitato di passeggeri: ecco perché la storia dei 117 morti non può essere vera”.
Ieri sera, inoltre, la Guardia costiera libica ha annunciato di aver salvato 141 migranti nelle acque del Mediterraneo. Con un video postato sul proprio profilo Facebook, la Guardia costiera libica ha reso noto che ad intervenire in questa operazione di salvataggio è stata la motovedetta “Fezzan”. Nel video si vedono i migranti, di diverse nazionalità africane, venire caricati a bordo della motovedetta e portati in un centro di raccolta per clandestini in via al Sikka, a Tripoli.