I civili libici “continuano a vivere nel timore di un conflitto violento” e la situazione è particolarmente preoccupante a Tripoli, dove la tregua delle Nazioni Unite raggiunta a settembre è stata nuovamente violata, anche se le recenti violazioni “sono state contenute”. Lo ha detto oggi l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamé, nella sua relazione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. “Tripoli, dopo mesi di calma derivante dall’accordo sul cessate il fuoco di settembre, è stata nuovamente scossa due giorni fa da rinnovati scontri. Per ora, le violazioni sono state contenute grazie ai nostri sforzi”, ha detto Salamé. Lo riporta l’Agenzia di Stampa italiana Nova.
Gli scontri a Tripoli sono esplosi mercoledì mattina, 15 gennaio, in particolare nei quartieri meridionali della capitale. Ieri, Salamé ha avuto un lungo incontro con il ministro dell’Interno del Governo di accordo nazionale, Fathi Bashaga. Almeno dieci persone sono morte, tra cui diversi civili, e altre 41 sono rimate ferite nei combattimenti che vedono confrontarsi da una parte la Settima brigata di fanteria di Tarhuna (città a sud di Tripoli) e le cosiddette Forze di protezione di Tripoli, teoricamente alleate del Consiglio presidenziale, ovvero l’organo esecutivo libico riconosciuto dall’Onu. Oggetto della contesa sembra essere in particolare l’ex Aeroporto internazionale di Tripoli, chiuso ormai da anni sostituito da quello di Mitiga: un obiettivo strategico per le milizie rivali e in particolare per quelle di Tarhuna.
Salamé ha parlato anche dei progressi in campo economico, citando in particolare la forte riduzione del contrabbando delle valute, il calo dell’inflazione e dei prezzi dei beni, ma anche gli ottimi risultati raggiunto nel campo dell’addestramento delle forze di sicurezza e della polizia giudiziaria. “Questi passi avanti che ho descritto sono fragili e reversibili in questo contesto politico. I predatori troveranno modi per aggirare i progressi. Gli attori sceglieranno la violenza alla politica.