Probabile ritorsione contro l’Italia, sequestrati due pescherecci siciliani. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio era stato in Libia pochi giorni fa per incontrare Fayez al Serraj nel tentativo di riprendere gli accordi economici stretti nel lontano 2008 dal governo Berlusconi. Sono ben 100 le aziende italiane che operavano in Libia prima degli scontri in seguito alla primavera araba. La mossa italiana potrebbe aver indispettito la controparte libica che avversa la politica di al Serraj (capo del Governo di Accordo Nazionale sostenuto dall’Onu e dalla Comunità Internazionale), controparte guidata dal signore della Cirenaica il generale Kalifa Haftar che dopo il recente cessate il fuoco era stato messo all’angolo sulla scena politica nazionale ed internazionale.
Sono stati, quindi, sequestrati due pescherecci di Mazara del Vallo a 35 miglia dalla costa del Paese africano. L’episodio e’ avvenuto ieri sera e adesso le due imbarcazioni ‘Antartide’, con un equipaggio composto da dieci componenti, e ‘Medinea’, con altre sei persone a bordo, si trovano ormeggiate nel porto della città controllata dagli uomini del generale Khalifa Haftar. La notizia è stata riportata dall’agenzia di stampa italiana AGI.
Nella stessa area in cui si trovavano i due pescherecci i militari hanno tentato il sequestro di altri due motopesca, “Anna Madre” di Mazara del Vallo e “Natalino” di Pozzallo che sono riusciti a fuggire, ma i due comandanti sono stati prelevati e condotti in Libia. Il caso viene monitorato dal comando generale delle Capitanerie di Porto e dall’unità di crisi della Farnesina.
“La presenza del ministro Di Maio in Libia in questi giorni non puo’ essere una coincidenza. La circostanza ci preoccupa, ma oggi osserviamo un silenzio rispettoso del lavoro che sappiamo si sta svolgendo in maniera frenetica alla Farnesina che già in altre circostanze ha saputo trattare vicende analoghe in modo opportuno ed efficace”.
“Siamo in contatto con la Farnesina per seguire con la massima attenzione la vicenda”, ha dichiarato l’assessore della Regione Siciliana per la Pesca Mediterranea, Edy Bandiera, ma gli sforzi diplomatici sono resi più ardui dal fatto che l’interlocutore dell’Italia non è il governo riconosciuto dall’Onu e guidato al Serraj.
Quello dell’Antartide e del Medinea è solo l’ultimo di una serie di sequestri di imbarcazioni da parte dei libici. Appena l’equipaggio ha sentito gli spari ha alzato le mani senza opporre alcuna resistenza”: raccontò il 10 ottobre 2018 Gaspare Asaro, uno degli armatori del motopesca di Mazara del Vallo “Matteo Mazarino” che assieme all'”Afrodite Pesca” era stato sequestrato il giorno prima da motovedette del Paese africano. L’equipaggio era composto da sette uomini, compreso il comandante Alberto Figuccia, si trovava a bordo dell’imbarcazione all’interno del porto di Ras Al Hilal e fu piantonato da miliziani. Stesse condizioni anche per i sei membri dell’equipaggio dell’Afrodite Pesca.
Il “Matteo Mazarino” si trovava in mare dal 20 settembre. L’ancoraggio da parte delle motovedette libiche avvenne a 29 miglia dalle coste di Derna, all’interno della Zee (Zona Economica Esclusiva) definita dal Governo libico nel 2005 ma non riconosciuta dagli altri paesi: la Libia dal 2005 ha esteso unilateralmente di fatto le proprie acque nazionali 62 miglia oltre le 12 convenzionali. Insieme all’Afrodite venne rilasciato due giorni dopo.
Tra il 22 e il 23 luglio del 2019 tocco’, invece, al “Tramontana”, sequestrato nel Golfo della Sirte da una motovedetta libica. L’armatore era Giuseppe Pipitone e a bordo vi era un equipaggio composto da 7 persone: 5 italiani e 2 tunisini. Il Tramontana fu abbordato da uomini armati e il peschereccio fu costretto a dirigersi verso a Misurata. Il motopesca stava facendo ritorno in Sicilia, a Licata. Fu rilasciato, anch’esso, dopo due giorni, dopo intensi negoziati diplomatici.