Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), nel corso di un “aggiornamento flash” sulla situazione in Libia, sono almeno 3.400 gli sfollati per gli scontri armati in corso nei pressi di Tripoli, dove la situazione della sicurezza “resta instabile”.
Secondo il rapporto circa 3.400 persone hanno lasciato le loro case a Tariq Al-Matar, Wadi Al-Gharbi, Ain Zara e Qasr Ben Gashir per dirigersi verso aree relativamente più sicure di Tripoli, Tarhouna, Bani Waleed e Tajoura.
Secondo l’Ocha, “le Nazioni Unite continuano a ricevere conferma che la popolazione civile in alcune aree vicine alla linea del fronte non è in grado di scappare a causa dell’intensità dei combattimenti. In alcuni casi, le ostilità impediscono anche ai fornitori di servizi di soccorso di raggiungere la popolazione bisognosa. Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per una tregua umanitaria temporanea in Libia che permetta il passaggio di civili che desiderano lasciare Tripoli e fornire assistenza umanitaria. Sono invece circa 1400 i rifugiati e migranti nei centri di detenzione, in prossimità delle aree colpite, in Ain Zara, Gharyan e Qasr Ben Gashir“.
Nelle ultime ore l’aviazione, comandata da Khalifa Haftar, ha bombardato l’aeroporto internazionale di Tripoli, a sud della capitale, chiuso dal 2014. Ieri l’aviazione di Haftar aveva compiuto dei raid aerei prendendo di mira l’aeroporto di Mitiga che oggi è stato parzialmente riaperto così come si legge sulla pagina Facebook dell’Autority per l’Aviazione Civile” che “ha ordinato la riapertura dello spazio aereo su Mitiga e la ripresa dei voli notturni dalle 19 (le 18 italiane) alle 7 (le 6 italiane), sino ad ulteriore comunicazione“.