(di Massimiliano D’Elia) Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte incontra Payez al Sarraj, dopo il rappresentante Onu Ghassan Salame, e nei prossimi giorni Khalid al-Mishri, presidente dell’Alto Consiglio di Stato, e a seguire Aguila Saleh Issa, presidente del parlamento di Tobruk. Il vertice di Palermo del 12 e 13 novembre è alle porte e non può essere commesso alcun errore. La parola d’ordine è il dialogo con tutti. Ricevuta l’assicurazione da Putin dell’invio di un alto rappresentante diplomatico (Medved?), ora Giuseppe Conte spera della partecipazione anche dell’uomo forte della Cirenaica, Kalifa Haftar. I media libici hanno da tempo riportato che Haftar non avrebbe mai partecipato al vertice di Palermo, ora i toni sono cambiati e si parla di una probabile partecipazione.
Il premier italiano Giuseppe Conte ha comunque detto che Palermo non costituirà la soluzione dei problemi del “dossier” Libia, ma costituirà un palcoscenico unico dove tutte le parti, per la prima volta siederanno ad un tavolo.
Il premier Giuseppe Conte, in questi giorni, ha anche incassato l’appoggio di Vladimir Putin su tutta la linea d’azione italiana in Libia e assicurazioni sull’eventuale acquisto di titoli di stato italiani e questa notte ha ricevuto il sostegno anche del presidente Usa Donald Trump sia sul modus operandi italiano nella vicenda “flussi migratori” sia sulla manovra economica presentata alla Commissione Ue.
L’invito di Donald Trump è stato quello di non retrocedere in entrambi le vicende. Altra notizia che fa ben sperare è stata data dalla Bce che ha evidenziato l’esistenza di enorme liquidità nell’eurozona per effetto della politica monetaria attuata in questi anni (Quantitative Easing). Come noto il rubinetto del Qe verrà a breve chiuso dal presidente Mario Draghi, ma l’eccesso di liquidità immessa nel sistema, che oggi ammonta a 1867 miliardi di euro, riesce abbondantemente a tranquillizzare i mercati poichè permane in Europa la facilità ad ottenere i finanziamenti da parte dei paesi membri.
Tornanco alla Libia, non è da sottacere un aspetto molto importante per l’Italia, gli interessi economici che legano i due paesi nella storia. Scrive Il Sole 24 Ore che erano cinque i miliardi di depositi liquidi libici (era Gheddafi) in banche italiane, di cui restano ora somme forse attorno ai 3-400 milioni. Il dossier economico-finanziario, quindi, è determinante in ogni relazione presente e futura con la Libia.
Il Portafoglio di Tripoli in Italia registra, l’1% per l’Eni, l’1,6% di Unicredit (anni fa era arrivata al 7,5%), il 2,011% in Leonardo, partecipazione finalizzata anche all’acquisizione di tecnologie satellitari per il controllo dei confini per il monitoraggio dei flussi migratori, un progetto mai decollato.
Tutte le partecipazioni in aziende estere considerate strategiche passano dal vice premier Ahmed Maitig, leader delle milizie di Misurata, ma soprattutto uno dei principali interlocutori dell’occidente e plenipotenziario per le questioni economiche.
Ma è in arrivo un nuovo soggetto che per conto del governo gestirà le questioni economiche e finanziarie italiane. Si tratta del nuovo ambasciatore Ornar Abdelsalam al Tarhouni, che parla un fluente italiano.