Libro Avanti, Renzi chiarisce le provocazioni di 1000 giorni di governo

Nel Libro Avanti, Matteo Renzi narra i 1000 giorni di governo. Tante le provocazioni e le precisazioni.

Matteo Renzi nega che il suo arrivo a Palazzo Chigi sia avvenuto con un “golpe” ai danni di Enrico Letta. Una versione senza sconti, condita da frecciate ad un governo “di cui nessuno ricorda niente tranne l’aumento dell’Iva”, alla quale Letta replica con poche ma chiare parole di “disgusto” per “ennesime scomposte provocazioni”. Dice di aver scritto il libro da solo, “senza ghost writer”, il leader Pd. E si vede. 235 pagine, pubblicate con Feltrinelli, in cui Renzi racconta i suoi Mille Giorni al governo con passione, entusiasmo ma anche con la polemica che i suoi critici hanno sempre definito arroganza. Tornato dopo le dimissioni spinto “dalle 26mila mail” di chi gli diceva di non mollare – a loro e’ dedicato il libro -, il segretario dem guarda al futuro, pur assicurando di non “avere l’ossessione” di tornare al governo. E se la proposta all’Europa per portare il deficit al 2,9% per 5 anni “dando 30 mld all’anno per la crescita” come la “svolta” sui migranti e’ stata anticipata nei giorni scorsi, l’ex premier tiene invece in serbo, per raccontare il libro nel giorno del debutto in libreria, sopratutto le parti polemiche. L’idea del libro, d’altra parte, era nata proprio dalla volonta’ di ricostruire la scalata a Palazzo Chigi. “L’idea che si sia trattato di una coltellata alle spalle e’ una fake news – scrive Renzi – come se Letta fosse stato usurpato di chissa’ quale investitura democratica o popolare” e invece “l’unica volta in cui Enrico si era candidato alle primarie, nel 2007, aveva raccolto la miseria dell’11% dei voti. Il Pd ha semplicemente deciso di cambiare cavallo e Letta, a suo avviso, invece di prendere atto decide “di fare la parte della vittima che funziona sempre in un paese in cui si ha piu’ simpatia per chi non ce la fa che per chi ci prova”. Troppo per Enrico Letta che nel pomeriggio decide di reagire: “Mi e’ tornata in mente la frase: ‘Sono convinto che il silenzio esprima meglio il disgusto e mantenga meglio le distanze’. Da tempo ho deciso di guardare avanti e non saranno queste ennesime scomposte provocazioni a farmi cambiare idea”. Non reagisce invece un’altra personalita’ che trova spazio nel libro del segretario Pd: Ferruccio De Bortoli. L’ex direttore, che gia’ nel 2014 critico’ Renzi e nel suo ultimo libro ha rivelato un incontro tra la ministra Boschi e l’ad Unicredit Ghizzoni su Banca Etruria, passa nell’immaginario dell’ex premier da “straordinario giornalista british style” a quello di “megadirettore galattico mosso da pregiudizi”. Anche perche’, sostiene difendendo la fedelissima, “il dossier popolari, il dossier Etruria, erano sotto gli occhi di tutti: non c’era certo bisogno che lo dicessero Ghizzoni o Boschi”. D’altra parte, ammette l’ex premier, “una delle sfide che perdiamo nel modo piu’ clamoroso e’ quella delle banche” sia perche’ “ci affidammo quasi totalmente alle valutazioni e alle considerazioni della Banca d’Italia, facendo un errore” sia perche’ – rimarca- gli e’ rimasto addosso l’accusa di amici dei banchieri “ma a me le banche stanno antipatiche”. Ma i veri errori che il leader dem ammette sono due: non aver capito che il referendum era stato politicizzato per farlo fuori.

 

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