(di Vanessa Tomassini)
Come ha riassunto mercoledì 30 marzo la Ministra degli Interni Luciana Lamorgese durante all’audizione al Comitato parlamentare Schengen, in Libia oggi abbiamo due governi, uno riconosciuto ed uno semi-riconosciuto. Il primo quello di Abdel Hamid Dabaiba, capo del Governo di Unità Nazionale, ed il secondo quello di Fathi Bashagha, designato dal Parlamento libico e battezzato Governo della Stabilità Nazionale. La presenza di due Governi paralleli complica ulteriormente la crisi, non solo lo stallo politico con cui la comunità internazionale è alle prese, non sapendo con chi è legittimo interfacciarsi come ha accennato Lamorgese, ma soprattutto a livello locale, con i cittadini sottomessi ad una scarsa fornitura di servizi, beni e infrastrutture miserabili nonostante la grande ricchezza di risorse di cui la Libia gode. Appare chiaro che il Paese soffre di una “personalizzazione della politica”. L’attenzione è oggi concentrata sui due Primi Ministri, i loro due Governi, rubando la scena ai veri attori sul terreno, che di fatto compiono il lavoro sul campo, come le Municipalità. Ecco perché è fondamentale raggiungere una maggiore decentralizzazione dei poteri secondo le buone norme della Local Governance. Ne ho parlato con Mahmoud Al-Soqoutri, sindaco di Misurata, in questa intervista pubblicata oggi su Speciale Libia.
“Ci auguriamo che i grandi Paesi trovino una vera soluzione alla crisi libica. Desideriamo soluzioni più serie, soprattutto nell’eliminazione della centralizzazione amministrativa. Non sostengo il sistema federale, ma è sicuramente meglio della situazione attuale. Il problema in Libia è l’accentramento del potere e non le personalità: nessuna soluzione si raggiunge scambiando solo le persone. Il conflitto in Libia è principalmente economico, quindi deve esserci un’equa distribuzione della ricchezza tra tutte le regioni e città. Anche per le elezioni parlamentari, dal mio punto di vista, se il parlamento fosse a Bengasi non ci sarebbe soluzione, e se fosse a Tripoli, sarebbe lo stesso. Pertanto, dobbiamo concentrarci su questi punti in tutte le prossime soluzioni”. Ha affermato il primo cittadino della terza municipalità più importante della Libia e cuore economico del Paese nordafricano, sottolineando come “esista un vuoto tra governo e cittadino, ma questo governo è partito con alcuni provvedimenti, è vero, semplici ma molto importanti, come il trasferimento di competenze e il conferimento di poteri ai comuni, ma questi passaggi sono ritenuti finora insufficienti”.
Quali sono gli ultimi progetti che avete realizzato all’interno della città? E quali sono i prossimi obiettivi?
“Le cose in Libia vengono gestiste centralmente, noi come comuni chiediamo solo progetti, e facciamo pressione per la loro attuazione, e riteniamo di aver ottenuto risultati positivi, soprattutto per quanto riguarda le strade, ci sono decisioni prese per alcuni progetti da implementare e iniziamo a contrattare con alcune aziende per la loro realizzazione. Abbiamo sistemato alcune strade deteriorate, riparato alcune infrastrutture di base, restaurato alcune scuole e un giardino centrale all’interno del comune. Questi progetti non sono grandi a causa delle scarse risorse concesse ai comuni. Il Misurata General Hospital è stato sottoposto a manutenzione, e c’è una giovane amministrazione nell’ospedale che ha indubbiamente un ruolo positivo. Forse non è il massimo secondo gli standard internazionali, ma dal mio punto di vista, sarà il migliore localmente, a livello della Libia”.
Con l’avvento del Ramadan, la Libia sta vivendo un aumento dei prezzi. Succede anche a Misurata? Quali misure può adottare la Municipalità per evitarlo?
“Il mercato controlla i prezzi attraverso la domanda e l’offerta. Questa è quella che definiamo un’economia di mercato o un’economia libera. Non ci sono beni e prodotti sovvenzionati in modo da poter monitorare i prezzi. Di solito, aumentano all’inizio del Ramadan e poi diminuiscono alla fine del Mese sacro, e noi come comune non possiamo controllare i prezzi”.
Quali sono i bisogni e gli hobby dei giovani di Misurata? Quali attività vengono proposte per tenere i giovani lontani dalle armi?
“A Misurata, e in Libia in generale, lo sport, in particolare il calcio, è la cosa più comune che raduna i libici. In secondo luogo, penso che si debbano concedere buoni prestiti ai giovani per realizzare progetti che offrano molte opportunità di lavoro ai giovani”.
Il sostegno al matrimonio stanziato dal Governo di Unità Nazionale è stato ben accolto dai giovani di Misurata?
“Sì, è un buon passo, ma la decisione non è ben organizzata. Speravamo che, prima di emettere la decisione, ci fosse un piano ben studiato in termini di priorità dei beneficiari per l’assegno di sostegno al matrimonio. Inoltre, non esiste un meccanismo di distribuzione chiaro ed equo tra regioni e città e, in ogni caso, si tratta di una decisione il cui obiettivo è più politico”.
Misurata ha combattuto molte guerre dal 2011, e si contano molti martiri e feriti. Cosa sta facendo il Comune per aiutare questi giovani e le loro famiglie?
“Sì, tutte queste guerre hanno creato difficoltà e crisi nell’affrontare le tante divisioni e autorità in città. Ma questo problema è in primo luogo centrale. C’è un Ministero che deve dare seguito alla questione e sborsare fondi e aiuti a queste famiglie. Dalla Rivoluzione del febbraio 2011, molte famiglie hanno bisogno di attenzioni e sostegno e noi ci sentiamo in imbarazzo di fronte a loro”.
Se tra sei mesi – come dicono in tanti – la Libia andrà alle elezioni, Misurata sarebbe pronta?
“Misurata, come la maggior parte delle città libiche, ha differenze e divergenze sulla questione delle elezioni, ma penso che la maggioranza nella nostra città sia principalmente favorevole allo svolgimento di elezioni parlamentari, o ad elezioni parlamentari e presidenziali contemporaneamente”.
Cosa ne pensa dell’attuale situazione politica in Libia? Quali sono i suoi sentimenti e qual è la soluzione secondo lei?
“La maggior parte della gente non è soddisfatta dell’attuale situazione politica. C’è una specie di stallo politico. Gli attuali organi politici e le personalità controverse rappresentano un grosso problema e la loro presenza non risolverà la crisi. Pertanto, penso che queste personalità e questi corpi debbano essere rimossi fino a quando non troviamo delle buone soluzioni. La ricchezza deve essere distribuita equamente tra tutti in modo che le richieste del popolo non vengano sfruttate da nessun partito per far crescere la crisi politica”.
La competizione politica e militare tra Dabaiba e Bashagha ha intaccato il tessuto sociale della città?
“Non c’è conflitto su base tribale a Misurata. Sia Dabaiba che Bashagha hanno sostenitori da vari partiti e componenti sociali all’interno della città. Non sono contro Bashagha come persona, ma contro il progetto che ha portato. C’era grande paura in termini di sicurezza, ma grazie a Dio, la crisi è passata serenamente e ora le cose stanno andando bene”.
Crede che il Comune di Misurata possa aiutare negli sforzi di mediazione tra i due Primi Ministri visto che sono entrambi della stessa città?
“Sì, abbiamo cercato come Municipalità di tenere riunioni e riunire le parti, ma purtroppo è molto complicato in quanto rappresentano due progetti diversi che non possono essere combinati. Dico con amarezza, in questa materia abbiamo fallito”.
Come vive la situazione in Ucraina? È preoccupato che ci siano ancora mercenari stranieri in Libia e che forse un giorno potrebbe scoppiare una guerra in Libia per la loro presenza?
“La crisi in Ucraina interessa tutti i Paesi del mondo e la Libia ne fa parte. Mercenari e combattenti stranieri sono una parte importante della crisi libica, ma questa guerra potrebbe essere un pretesto positivo per l’espulsione di mercenari stranieri (Wagner) dalla Libia”.