di Francesco Matera
Dopo il brutale attacco del 7 ottobre 2023 da parte dei miliziani di Hamas, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno colpito Gaza con un intenso bombardamento, basandosi su un database meticolosamente compilato nel corso degli anni, contenente indirizzi di case, tunnel e altre infrastrutture critiche dei miliziani di Gaza. Ma quando il “target bank” ha iniziato a scarseggiare, per mantenere il ritmo serrato della guerra, l’IDF ha utilizzato uno strumento avanzato di intelligenza artificiale chiamato Habsora — o “il Vangelo” — in grado di generare rapidamente centinaia di obiettivi aggiuntivi.
L’Unità 8200, principale divisione di intelligence delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), ha sviluppato un database centralizzato, noto come “the pool“, per raccogliere tutte le informazioni di intelligence militare in un unico database. Con l’avvento del “big data” nella Silicon Valley, gli ingegneri israeliani hanno iniziato a sperimentare strumenti di data mining disponibili in commercio, capaci di tradurre e analizzare l’arabo e il farsi. I leader dell’unità hanno poi dibattuto se collaborare con esperti esterni, come la società di data mining Palantir, o sviluppare software internamente, optando infine per la seconda opzione.
Nonostante le potenzialità riconosciute, queste tecnologie presentano dei limiti. Ad esempio, l’enorme volume di intercettazioni potrebbe sovrastare gli analisti dell’Unità 8200. Un caso sperimentato è eloquente: i militanti di Hamas utilizzavano la parola “batikh” (anguria) come codice per indicare una bomba. Il sistema non era sufficientemente avanzato da distinguere tra una conversazione reale sull’anguria e una codificata tra terroristi. L’Intelligence ha dovuto riorganizzare il sistema suddividendo le attività di intelligence in “fabbriche di IA” situate in un nuovo “target bank” presso la base aerea di Nevatim, nel sud di Israele. Ogni divisione ha progettato centinaia di algoritmi specifici e tecnologie di machine learning, condividendo le previsioni software lungo tutta la catena di comando dell’intelligence. L’esercito ha poi investito in nuove tecnologie cloud e quantum computing per elaborare rapidamente gli algoritmi, come preparazione a un possibile conflitto con Hezbollah al confine settentrionale di Israele. Un’app chiamata Hunter ha permesso ai soldati sul campo di accedere direttamente alle informazioni, mentre un’altra, Z-Tube, ha fornito video in diretta delle aree da attraversare, e Map It ha offerto stime in tempo reale delle potenziali vittime civili in una zona evacuata.
L’Unità 8200 dispone, quindi, di una “banca degli obiettivi”: una lista di coordinate GPS precise di infrastrutture e bersagli umani di Hamas e Hezbollah, geolocalizzati fino a specifici tunnel o piani di singoli edifici. Il mantenimento di questa banca dati è però complesso ed oneroso perchè richiede la conferma delle informazioni da almeno due fonti diverse e indipendenti e un continuo aggiornamento. Prima di essere inserito ufficialmente nella banca dati, un obiettivo proposto deve essere “validato” da un ufficiale superiore e da un avvocato militare per garantire la conformità al diritto internazionale.
Il tutto è poi gestito da un programma algoritmico chiamato Lavender, sviluppato nel 2020 che analizza i dati per generare liste di potenziali militanti di Hamas e della Jihad Islamica, attribuendo a ciascuna persona un punteggio che stima la probabilità di appartenenza a gruppi militanti. Fattori che aumentano il punteggio includono l’appartenenza a gruppi WhatsApp con noti militanti, frequenti cambi di indirizzo o numero di telefono, e la citazione in documenti di Hamas.
Questi algoritmi alimentano un sistema centralizzato chiamato Gospel, accessibile agli analisti dell’intelligence. Nonostante il determinante aiuto della tecnologia alcuni leader militari esprimono, tuttavia, preoccupazione per l’affidabilità di questi algoritmi. Un audit su una tecnologia di elaborazione del linguaggio, ad esempio, ha evidenziato che le previsioni del software non erano precise quanto quelle di un analista umano. Inoltre, si teme che le indicazioni del software possano essere considerate in senso assoluto. Normalmente la divisione di ricerca produce rapporti giornalieri per i comandanti senior, ma questi rapporti non specificano se le informazioni provengono da algoritmi o da fonti umane, rendendo così più difficile l’affidabilità delle decisioni.
Gli esperti di intelligence ritengono che il machine learning possa accelerare notevolmente questo processo meticoloso di ricerca degli obiettivi ma lo stesso risulterebbe non affidabile in senso assoluto. Un ex 007 ha osservato al WP: “Ci sono voluti anni all’IDI [direttorato dell’intelligence] per creare una banca obiettivi, ma cosa succede se addestri l’IA a imitare il lavoro dell’ufficiale di targeting?” L’iniziativa ha comportato la raccolta di miliardi di segnali da sensori su droni, aerei F-35 e monitor sismici sotterranei, oltre a comunicazioni intercettate. Questi dati sono stati poi miscelati con database contenenti numeri di telefono, profili social media, contatti noti, gruppi di chat e documenti interni. Le informazioni sono state inserite in software capace di individuare schemi e fare previsioni su chi e cosa potesse essere un bersaglio. Ad esempio un algoritmo di riconoscimento delle immagini è stato addestrato per analizzare migliaia di fotografie satellitari alla ricerca di un tipo specifico di tessuto utilizzato dai militanti di Hamas per nascondere lo scavo di razzi sotterranei. Questi strumenti hanno ridotto una ordinaria settimana di lavoro umano a soli 30 minuti. Non è dato sapere però la percentuale di errore di tali previsioni.
Due ex alti ufficiali hanno riferito al WP che l’enfasi sulla tecnologia ha eroso la “cultura del warning” dell’Unità 8200: ora anche gli analisti di basso livello possono informare i comandanti superiori sulle incombenti minacce . Questo cambiamento metodologico, hanno aggiunto, è una delle ragioni principali per cui Israele è stato colto di sorpresa dall’attacco del 7 ottobre: una analista esperta che aveva individuato i piani di battaglia di Hamas per violare i confini israeliani, non è riuscita ad ottenere, per tempo, un incontro con i comandanti dell’unità. Questa volta la tecnologia non è riuscita a predire i piani di Hamas rispetto all’analista umano.
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