L’Intelligenza Artificiale nei conflitti in corso

di Emanuela Ricci

Le cronache dai teatri di guerra, analizza Panorama (articolo di Stefano Piazza e Luciano Tirinnanti), che vanno dal Mar Rosso al Mar Cinese Meridionale, evidenziano la crescente dipendenza delle Forze Armate dalle tecnologie dotate di IA. Questi sistemi non solo migliorano la capacità di identificare e rispondere alle minacce in tempo reale, ma ottimizzano anche la gestione della logistica e delle risorse, aumentando così l’efficacia delle operazioni militari. Ad esempio, le piattaforme di IA vengono utilizzate per analizzare grandi volumi di dati di intelligence, identificare schemi di comportamento nemici e prevedere potenziali attacchi, rendendo possibile una risposta più rapida e mirata.

Un esempio che apre a questo nuovo scenario è rappresentato dai droni kamikaze, che combinano la robotica avanzata con l’IA per migliorare la precisione e ridurre i rischi per il personale umano. I droni come il Lyagushka russo stanno dimostrando il potenziale devastante di queste tecnologie. Questo drone terrestre, silenzioso e dotato di capacità stealth, può trasportare fino a 30 kg di esplosivo, penetrando le linee nemiche e danneggiando le trincee con grande efficacia. La sua IA consente di adattare gli obiettivi in base al contesto, rendendolo uno strumento cruciale per le operazioni sul campo. Il Lyagushka è anche capace di operare in ambienti ostili senza esporre il personale al rischio diretto, potendo essere controllato a distanza da oltre tre chilometri grazie a un telecomando e occhiali speciali che offrono visione in tempo reale.

Dall’altra parte dell’Atlantico, gli Stati Uniti stanno sviluppando il drone Switchblade 600, una vera e propria arma aerea kamikaze dotata di IA, capace di colpire bersagli con precisione millimetrica, inclusi carri armati, grazie a una testata anticarro. Questo velivolo, leggero e manovrabile, può essere lanciato da terra con una catapulta portatile e ha un raggio d’azione di 40 km. Con un’autonomia di 40 minuti, il Switchblade 600 rappresenta una delle risorse più promettenti per il Dipartimento della Difesa statunitense, in grado di operare in sciami per saturare le difese nemiche e assicurare un impatto massimale.

La Sfida Tecnologica tra USA e Cina

L’uso dell’IA nel settore bellico è parte di una competizione globale, con la Cina che sta emergendo come una delle potenze più avanzate in questo ambito. Secondo il vice segretario alla Difesa USA, Kathleen Hicks, la Cina detiene attualmente un vantaggio quantitativo in termini di armamenti e personale addestrato alle nuove tecnologie. Per mantenere un margine di vantaggio, il Pentagono deve sfruttare al massimo le potenzialità dell’IA, sviluppando nuovi sistemi d’arma e piattaforme tecnologiche.

Il missile balistico cinese Dongfeng (“Vento dell’Est”) è uno degli esempi più emblematici della supremazia tecnologica cinese. Questo missile ipersonico, progettato per essere lanciato anche da mezzi mobili, è troppo veloce per essere intercettato dai sistemi di difesa tradizionali. Inoltre, la capacità di lanciare questi missili in sciami rende difficile, se non impossibile, per le difese nemiche fermarli tutti, saturando così le capacità difensive dell’avversario. Questa strategia di saturazione è particolarmente preoccupante per le nazioni che si trovano a dover fronteggiare minacce multiple simultaneamente, mettendo a dura prova anche i sistemi più avanzati.

Le Innovazioni Israeliane come Lavender e Iron Beam

In Israele, le tecnologie basate sull’IA sono fondamentali per la sopravvivenza nazionale, soprattutto per contrastare le minacce provenienti da gruppi come Hamas, Hezbollah e altre milizie sostenute dall’Iran. Israele ha investito massicciamente nello sviluppo di tecnologie avanzate, non solo per migliorare l’efficacia del sistema di difesa Iron Dome, ma anche per sviluppare nuove soluzioni come l’Iron Beam, un’arma laser ad alta energia che promette di rivoluzionare le difese missilistiche israeliane specialmente contro i piccoli droni che volano a bassa quota.

Previsto per entrare in funzione entro il 2025, l’Iron Beam sarà in grado di neutralizzare una vasta gamma di minacce, dai droni ai missili, con un costo per intercettazione estremamente basso. Questo sistema laser, che si muove alla velocità della luce, offre vantaggi significativi: un caricatore virtualmente illimitato, la capacità di colpire bersagli a diverse distanze con precisione chirurgica e un rischio minimo di danni collaterali. La capacità di rispondere a minacce multiple in tempi estremamente ridotti rende l’Iron Beam un elemento chiave per la sicurezza israeliana nei prossimi anni.

Oltre all’Iron Beam, Israele sta sviluppando una nuova generazione di missili, denominati Wind Demon, progettati per essere lanciati da qualsiasi piattaforma aerea e capaci di variare la tipologia di testata esplosiva a seconda della missione. Questi missili rappresentano una soluzione più economica rispetto agli Storm Shadow britannici o ai Tomahawk statunitensi, senza però comprometterne l’efficacia.

Israele ha individuato più di 37mila palestinesi come obiettivi militari, usando un sistema di IA noto come Lavender, sottoposto a poca supervisione umana e, a quanto emerge dai resoconti della rivista indipendente israelo-palestinese +972, da una una politica estremamente permissiva e non proporzionata, in riferimento ai danni collaterali. In sostanza, secondo quanto raccontato da sei componenti dei servizi segreti israeliani, Lavender è un fondamentalmente un database utilizzato per incrociare le informazioni relative a persone ritenute vicine alle milizie palestinesi. Non sarebbe, a detta delle fonti, un elenco di miliziani confermati, tuttavia è stato usato per decidere gli obiettivi da bombardare. Con conseguenze anche sui civili. Il processo di autorizzare a colpire i target segnalati dall’AI stabilisce che sia accettabile un numero tra 15 e 20 vittime collaterali per ogni miliziano di Hamas o della Jihad islamica palestinese ucciso e fino a 100 vittime civili collaterali per ogni alto funzionario colpito.

Prospettive Future e Impatti Globali

Le nuove tecnologie, dall’IA alla robotica avanzata, passando per il calcolo quantistico e le armi ipersoniche, stanno ridefinendo il modo in cui le guerre vengono combattute. La guerra cibernetica sta emergendo come un nuovo fronte, dove attacchi a infrastrutture critiche possono paralizzare un intero Paese senza l’uso di un singolo proiettile. I sistemi d’arma spaziali, che includono satelliti armati e veicoli spaziali da combattimento, stanno diventando realtà, aprendo un nuovo campo di battaglia, in un nuovo ambiente.

Nel frattempo, i veicoli terrestri e subaquei senza equipaggio (UGV) e le nuove tecnologie biotecnologiche stanno spingendo i confini dell’innovazione bellica. Questi veicoli, che possono operare in ambienti estremamente ostili, stanno diventando sempre più autonomi grazie all’IA, riducendo ulteriormente la necessità di inviare soldati in prima linea. Le tecnologie biotecnologiche, come i soldati potenziati con esoscheletri e i droni biologici, stanno trasformando le capacità fisiche e cognitive dei militari, offrendo loro capacità sovrumane.

Mentre queste innovazioni offrono vantaggi strategici significativi, pongono anche nuove minacce alla pace globale. L’evoluzione continua delle armi tecnologiche potrebbe portare a una corsa agli armamenti incontrollata, aumentando il rischio di conflitti su larga scala. Per questo motivo, è essenziale che le nazioni collaborino per stabilire regole e trattati che regolino lo sviluppo e l’uso di queste tecnologie, al fine di garantire un futuro più sicuro per tutti.

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