di Redazione
Il più alto diplomatico iraniano, il ministro degli esteri Hossein Amirabdollahian, ha rivelato al FT che Teheran avrebbe avvertito gli Stati Uniti di non volere un allargamento regionale della guerra tra Israele e Hamas, tuttavia ha anche ammonito Washington che il conflitto regionale potrebbe essere inevitabile, laddove Israele continui con gli attacchi indiscriminati sulla Striscia.
Amirabdollahian ha confermato che “negli ultimi 40 giorni ci sono stati scambi di messaggi tra l’Iran e gli Stati Uniti, attraverso la sezione degli interessi statunitensi presso l’ambasciata svizzera a Teheran. Abbiamo detto che l’Iran non vuole che la guerra si diffonda, ma a causa dell’approccio adottato dagli Stati Uniti e da Israele nella regione, se i crimini contro la popolazione di Gaza e della Cisgiordania non verranno fermati, ogni possibilità potrebbe essere presa in considerazione e un conflitto più ampio potrebbe rivelarsi inevitabile”.
“L’Iran, ha affermato il ministro, non era stata informata in anticipo del devastante attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre“, posizione confermata amche da funzionari statunitensi.
Tuttavia l’Occidente ritiene l’Iran sia responsabile del sostegno ai gruppi di “resistenza” contro lo Stato ebraico – tra cui Hamas e gli Hezbollah libanesi – che l’Iran considera pilastri nella sua strategia di sicurezza regionale.
Dall’inizio della guerra a Gaza, Amirabdollahian ha intrapreso un’intensa attività diplomatica, recandosi in Iraq, Siria, Libano, Turchia, Qatar e Arabia Saudita. Ha anche incontrato il capo di Hamas Ismail Haniyeh a Doha e il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah. Amirabdollahian ha negato che Hezbollah e altri militanti islamisti nei territori palestinesi, in Iraq, Siria e Yemen siano forze per procura dell’Iran, affermando che ciascuna di esse ha un’identità politica indipendente. Ma ha avvertito che i gruppi “non sono indifferenti all’uccisione dei loro fratelli musulmani e arabi in Palestina”.
Amirabdollahian ha poi detto che gli Stati Uniti non hanno minacciato di colpire l’Iran se Hezbollah avesse lanciato un assalto totale contro Israele. Ma ha accusato Washington che se da un lato invita Teheran “a esercitare la moderazione” dall’altro appoggia la guerra a Gaza con un importante sostegno politico e militare ad Israele.
Ha affermato che i messaggi degli Stati Uniti a Hezbollah, che invitano alla moderazione, “non riusciranno a rendere il gruppo di resistenza cauto nelle sue decisioni”. Ha poi aggiunto: “I nostri funzionari militari sono del parere che il dispiegamento di portaerei statunitensi vicino alla nostra regione, che le rende accessibili, non sia un punto di forza per gli Stati Uniti. Anzi, le rende più vulnerabili a possibili attacchi“. “La guerra si è già estesa nella regione“, ha aggiunto. “Il fatto che l’esercito yemenita (movimento Houthi sostenuto dall’Iran ndr)… attacchi le terre occupate con missili e droni significa che la guerra ha iniziato ad espandersi. Il fatto che Hezbollah combatta con un terzo dell’esercito israeliano dimostra che la guerra si è espansa“.
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha incontrato lo scorso fine settimana il principe ereditario Mohammed bin Salman in Arabia Saudita, segnando una novità assoluta nel panorama musulmano: si sono visti e parlati i rappresentanti più significativi degli sciiti e sunniti. Ha anche incontrato per la prima volta il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, in occasione di un vertice a Riyad dell’Organizzazione della cooperazione islamica su Gaza, un incontro unico tra i leader dei due Paesi, che non hanno mai avuto relazioni diplomatiche consolidate.
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