L’Italia piace e convince: domenica a Roma si parla del Piano Mattei per l’Africa. Pace fatta con l’Egitto per la vicenda Zaki

(di Massimiliano D’Elia) Favorire le relazioni con l’Egitto non è consigliabile ma opportuno dal momento che il flusso dei migranti verso l’Europa risente anche delle influenze egiziane. Come scrive il Giornale gli egiziani (7.751) sono al terzo posto negli sbarchi in Italia che ieri registravano un totale di 82.187 arrivi da gennaio. Non solo: i cittadini del Bangladesh ed i pakistani, al quarto e quinto posto della classifica, arrivano in Libia anche attraversando illegalmente il confine egiziano. Fino al 4 luglio sono partiti dalla Cirenaica, in mano al generale Khalifa Haftar, protetto da Al Sisi, più migranti illegali (15.300) che dalla Tripolitania.

Il governo italiano si sta muovendo in tutte le direzioni per cercare di arginare il fenomeno migratorio, incontrando rappresentanti dei paesi nordafricani ma anche in seno all’Ue dove, per la prima volta, si inizia a parlare con maggiore convinzione di voler inserire nei progetti strategici la necessità di intervenire in Africa con diverse iniziative di cooperazione. L’Africa non deve essere visto come una zavorra per via dei fenomeni migratori ma come un’opportunità di sviluppo trasversale. Nel continente nero esistono risorse preziose, di cui alcune, come le terre rare, indispensabili per il futuro digitale ed ecosostenibile del mondo industrializzato, ma esiste anche una risorsa esclusiva, oggi considerata rara: la popolazione più giovane al mondo. Una popolazione giovane garantisce il futuro, di contro una popolazione anziana come quella occidentale, sommata a bassissimi tassi di natalità porteranno le nostre società ad un’inevitabile degrado prossima all’estinzione. Investire in Africa, in un certo senso, vuol dire investire anche sul nostro futuro.

A Roma presso la Farnesina, sede del ministero degli esteri italiano, il premier Meloni ed il capo del dicastero Tajani hanno organizzato un forum che mira a far incontrare mondo arabo, Ue, e istituzioni monetarie internazionali per parlare di Africa e di come il continente possa essere inserito in un progetto a più ampio respiro investendo risorse importanti per dare il via al tanto annunciato Piano Mattei, tanto caro al premier italiano.

Al vertice di Roma interverrà il presidente tunisino Saied, alla sua prima uscita internazionale dopo la firma del Memorandum con l’Unione europea. Ci sarà anche il premier egiziano Madbouly, dopo la grazia concessa dal presidente Al Sisi a Patrick Zaki.

Il forum darà alle parti anche l’occasione per riallacciare il dialogo con le istituzioni libiche, visto che si è preferito non alimentare gelosie tra il governo di Tripoli e quello di Bengasi, scontentando sia il premier Dabaiba che il generale Haftar e invitando il presidente del Consiglio nazionale libico al Menfi.

Importante è la presenza del primo ministro dell’Etiopia, Abiy Ahmed Ali, cui Meloni aveva fatto visita lo scorso aprile. L’Etiopia è considerata strategica per la stabilizzazione del Corno d’Africa.

Ritornando all’Egitto la questione è più sottile perchè l’Italia ha importanti dossier aperti oltre a quelli più squisitamente economici. C’è in piedi ancora la questione di Regeni dal momento che la vicenda dello studente Patrick Zaki si è conclusa positivamente. L’Italia vuole riaprire le relazioni con l’Egitto in questo momento perchè il Cairo ha bisogno di grano dopo l’interruzione dei rifornimenti provenienti dall’Ucraina ma anche di un appoggio italiano a 360° dal momento che Roma sta assumento, nel corso dei mesi, sempre più rilevanza nel Mediterraneo. Insomma l’attivismo italiano in politica estera piace e soprattutto convince.

E’ stato, infatti, un incontro bilaterale del premier Giorgia Meloni con al Sisi, a Sharm el Sheik, a novembre scorso a dare la luce verde alla cooperazione italo-egiziana che ha poi visto ieri la concessione della grazia allo studente Zaki e a tutti i detenuti che avevano commesso reati di tipo politico.

A marzo scorso Tajani aveva guidato una delegazione in Egitto che comprendeva numerose aziende italiane del settore agricolo. Un comunicato di Coldiretti ha poi presentato il progetto: “L’Italia si appresta a divenire un partner centrale con la fornitura di macchinari, tecnologia, sementi e conoscenze ma anche prodotti alimentari di base, dal grano al couscous, per consentire all’Egitto di sfamare la propria popolazione» confermava un comunicato di Coldiretti. In contropartita, scrive Biloslavo su il Giornale, l’Egitto è uno dei principali fornitori di fertilizzanti azotati dell’Italia il cui commercio è ostacolato dalla guerra in Ucraina.

Non a caso, ieri, il presidente al Sisi ha incontrato i rappresentanti della società italiana Ballestra e della cinese Wuhuan Engineering Co. per l’immediato avvio del terzo mega complesso industriale del Paese nel settore dei fertilizzanti ad Ain Sokhna.

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