Lo Stato Islamico continua a trasferire le sue attività online a causa della pandemia da coronavirus. Di recente il gruppo terrorista ha pubblicato il primo numero di una nuova rivista sulla sicurezza informatica, per aiutare i suoi membri ad una cultura informatica più approfondita e aiutarli contro la sorveglianza delle agenzie di intelligence.
Lo Stato islamico, precedentemente noto come Stato islamico dell’Iraq e della Siria, è sempre stato attivo online. La pandemia COVID-19 ha spinto il gruppo ad aumentare il volume e l’intensità delle comunicazioni online, per due motivi: primo, proteggere i suoi membri dal virus, secondo per reclutare giovani sempre più dipendenti dal web per via delle restrizioni alla mobilità.
Lo Stato islamico ha, quindi, pubblicato il primo numero di quella che sembra essere una nuova rivista sulla sicurezza informatica. La giornalista Bridget Johnson, attualmente caporedattore di Homeland Security Today, ha dichiarato all’inizio di questa settimana che la rivista di 24 pagine è intitolata The Supporter’s Security ed è pubblicata in due versioni, una in arabo e una in lingua inglese.
Johnson riferisce che la nuova rivista è prodotta dalla Electronic Horizons Foundation (EHF), l’ala della tecnologia dell’informazione pro-Isis. Fin dalla sua apparizione nel 2016, l’EHF si è assunta il compito di operare “come una sorta di help desk IT” per aiutare i sostenitori dello Stato islamico a evitare il monitoraggio e la sorveglianza online da parte delle agenzie statuali.
Nel suo annuncio inaugurale, l’EHF ha invitato i sostenitori dello Stato islamico ad “affrontare la sorveglianza elettronica” e ad educarsi sui “pericoli di Internet” in modo da “non commettere errori che potrebbero portare alla loro individuazione e uccisione”.
Sin dalla sua istituzione, l’EHF ha pubblicato un “bollettino sulla sicurezza informatica” settimanale, afferma Johnson, che consiste nella narrazione di storie reali riferite alla sicurezza informatica.
La nuova rivista dell’EHF è più completa e contiene articoli che guidano i sostenitori dello Stato Islamico in dettagli tecnici sulla sicurezza da adottare nell’utilizzo degli smartphone. Per esempio ricorda anche di utilizzare computer desktop, anziché tablet o telefoni cellulari, per condurre attività operative legate al terrorismo.
In un breve editoriale, la rivista ricorda ai lettori di essere “all’interno di una feroce guerra”, in cui lo sviluppo tecnologico è “guidato dai politeisti”, il termine che i jihadisti salafiti usano per riferirsi a persone che classificano come non credenti ed eretici. Un altro articolo esorta i volontari dello Stato Islamico a evitare il sistema operativo Windows, perché raccoglie troppi dati dell’utente. Al contrario, sono incoraggiati a utilizzare sistemi operativi alternativi, come Whonix, Tails o Qubes. C’è anche un “tutorial” su come installare il sistema operativo Whonix su un personal computer.
In un altro articolo, la rivista istruisce i volontari dello Stato islamico ad evitare “pratiche di sicurezza errate”, come navigare in Internet senza utilizzare software di anonimizzazione o scaricare applicazioni da fonti non attendibili. Ricorda inoltre ai lettori di crittografare sempre le loro comunicazioni e salvaguardare la sicurezza dei loro dispositivi di archiviazione, anche se questi non sono connessi a Internet. L’articolo termina con un rapido promemoria: non utilizzare le tue vere credenziali quando apri un account sui social media.