Pensioni, lavoro, banche sono i settori dove il Governo italiano ha voluto e/o potuto mettere le mani con l’ultima manovra prima delle elezioni politiche di primavera. Le pensioni, con le misure per mitigare gli effetti della riforma Fornero, e il lavoro, con la fine dei Voucher e il lancio del reddito di inclusione. Ma anche le banche, con la Commissione di inchiesta, e le Autorità di vigilanza, con la conferma di Ignazio Visco alla guida di Bankitalia e la nomina di Mario Nava al timone della Consob. Nella sintesi dello stesso premier, affidata a un tweet, la manovra porta “incentivi per assumere giovani e sostegno alle imprese che innovano”. Anticipo della pensione per alcune categorie. Risorse per i contratti pubblici. E niente nuove tasse. Come da prassi, giudizio capovolto dalle opposizioni che parlano, secondo Giorgia Meloni, di una legge nella quale si spendono miliardi che non si hanno scaricando il costo di quelle scelte sul prossimo governo.
Una delle misure principali della legge di bilancio è il pacchetto che recepisce l’accordo fra governo e sindacati sul sistema previdenziale. Primo obiettivo, esentare dall’aumento dell’età pensionabile a 67 anni i lavoratori addetti ad attività gravose. Nel 2019 ne saranno esonerati 14.600. Si prevede per il primo anno un costo di 100 milioni e nel triennio fino al 2021 di quasi 385 milioni. Nel 2027, lo stop riguarderà 20.900 lavoratori per 166,2 milioni di euro. Arrivano anche misure per favorire lo sviluppo della previdenza complementare.
Dopo un accesso dibattito nei primi tre mesi del 2017 è arrivato lo stop ai voucher, aboliti sia per le imprese sia per le famiglie. Nel decreto che anticipa di fatto la manovra, a luglio, cambia la disciplina del lavoro occasionale, con l’introduzione del ‘Libretto famiglia’ per le imprese a conduzione familiare e dal ‘Contratto di prestazione occasionale’ per le altre imprese. Cambiano i tetti annui per questa forma di lavoro. Ogni impresa potrà erogare compensi da lavoro occasionale per un massimo di 5.000 euro all’anno, mentre il lavoratore potrà ricevere compensi dallo stesso datore fino ad un massimo di 2.500 euro.
Sempre sul fronte lavoro, si segnala l’introduzione del Rei, il Reddito di inclusione. E’ una misura di contrasto alla povertà che i cittadini in possesso dei requisiti previsti possono chiedere dal 1 dicembre scorso presso il comune di residenza. Il Rei prevede un beneficio economico, erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento elettronica (Carta REI) e un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa volto al superamento della condizione di povertà, predisposto sotto la regia dei servizi sociali del Comune.
La seconda parte dell’anno è stata segnata dalle crisi bancarie. Dalla ricapitalizzazione preventiva di Mps, con il ritorno della banca in mano al Tesoro, alla liquidazione di Bpvi e Veneto Banca, poi ‘assorbite’ da Intesa SanPaolo. Fino al caso del presunto conflitto di interessi di Maria Elena Boschi nella gestione del dossier Banca Etruria, che ha monopolizzato l’attenzione della Commissione di inchiesta sulle banche.
I lavori della Commissione hanno impegnato i parlamentari per 200 ore di audizioni, con 48 persone ascoltate in 47 sedute. Si sono succedute testimonianze autorevoli e sono emersi fatti e valutazioni che andranno sintetizzate in un documento finale. Prima il confronto, acceso, tra Bankitalia e Consob sulle rispettive responsabilità nella Vigilanza. Poi gli interventi dei magistrati che si stanno occupando delle indagini sulle implicazioni penali della mala gestio che è emersa. Fino alla settimana finale, con le audizioni del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, del Governatore di Bankitalia Ignazio Visco e dell’ex amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni. Contributi, i loro, che sono serviti soprattutto a delineare i rapporti fra il Pd renziano e le istituzioni sul dossier Etruria. Ci sono state domande, ma non pressioni, hanno concordato le diverse testimonianze. Ma è anche emersa una mail di Marco Carrai, imprenditore considerato molto vicino all’ex premier, che sicuramente resterà, con tutto il dossier, al centro della campagna elettorale. La partita sulle banche ha portato in primo piano i rinnovi al vertice di Bankitalia e Consob. La conferma di Ignazio Visco alla guida di via Nazionale è arrivata, a novembre, per la decisione del premier Paolo Gentiloni, sostenuto dal Quirinale, dopo i ripetuti attacchi di Renzi e una mozione parlamentare del Pd che chiedeva discontinuità. E’ di venerdì scorso, invece, la decisione del Cdm di designare Mario Nava alla presidenza della Consob. Una decisione, quella di scegliere un tecnico per oltre vent’anni di servizio alla Commissione europea, di netta discontinuità rispetto al settenato di Vegas.