Macerata, una città tranquilla definita dagli stessi maceratesi addirittura apatica, ha vissuto negli ultimi giorni attimi di puro terrore oltre che una notorietà “nera” che si spinge anche oltre i confini nazionali.
Qualche giorno fa il ritrovamento all’interno di due trolley abbandonati in un fosso lungo la strada del corpo smembrato di Pamela Mastropietro, la diciottenne romana che si era allontanata da una comunità di recupero della zona e che aveva trovato la morte presumibilmente in un condominio di Via Spalato. Per la sua morte è stato arrestato Innocent Oseghale, un 29enne nigeriano già conosciuto alle forze dell’ordine, in Italia con il permesso di soggiorno scaduto. Ieri, sempre nel capoluogo di provincia marchigiano, due ore di panico dalle 11:00 alle 13:00, con tanto di coprifuoco “proclamato” dal sindaco per un uomo che girava per la città a bordo della sua auto sparando su immigrati e vetrine. Al termine dell’azione del folle, restavano feriti 6 uomini, uno dei quali sembra essere grave, tutti con in comune il colore della pelle nera. Ma chi è l’autore di questa sorta di regolamento di conti? Si chiama Luca Traini ed è stato fermato a Piazza della Vittoria a Macerata, avvolto in una bandiera tricolore ha gridato “L’Italia agli italiani”. Lo hanno ammanettato mentre diceva “ho fatto quello che dovevo”. Poco prima dalla sua auto nera erano partiti gli spari che hanno terrorizzato la città. Almeno sei volte, tanti quanti sono i feriti, tutti di colore, colpi esplosi dall’auto in corsa in diversi luoghi della città, legati anche alla morte di Pamela Mastropietro. Spari nelle zone conosciute dello spaccio, a piazza Garibaldi,davanti al bar Kinger, vicino ai giardinetti dove si ritrovano molti nigeriani, in corso Cairoli, in via dei Velini, fino ad arrivare nella frazione di Casette Verdini a Pollenza, 500 metri dal luogo dove due giorni fa sono stati trovati due trolley con i resti della 18enne Pamela Mastropietro. Poi la fine della folle corsa a piazza della Vittoria, doe c’è il movimento ai caduti. Il 28enne è sceso dall’auto, dove ha lasciato una glock e un giubbotto mimetico, è corso su per le scale della piazzetta avvolto nella bandiera italiana. Qui le forze dell’ordine lo hanno bloccato.
Non sono mancate le reazioni politiche al gesto sicuramente gravissimo e da
condannare pesantemente ma che in realtà sembra più che altro quello di un folle.
L’assessore regionale allo Sviluppo economico, segretario ligure della Lega e candidato alla Camera Edoardo Rixi, a proposito del raid xenofobo avvenuto a Macerata con protagonista un candidato della Lega alle amministrative 2017 commenta così sulla sua pagina Facebook: “Per Roberto Saviano il segretario della Lega Matteo Salvini è il mandante morale della sparatoria di Macerata, c’è un limite anche al cattivo gusto, parole semplicemente vergognose”.
Critiche e applausi all’arrivo del ministro dell’Interno Marco Minniti a Macerata, dove ha presieduto il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato dopo la sparatoria di questa mattina. Quando il titolare del Viminale è sceso dall’auto, un cittadino ha urlato “buffone, arrivi solo adesso”. Subito dopo un altro paio di persone che erano davanti alla Prefettura hanno urlato “bravo? e battuto le mani.
Così su Twitter Raffaele Fitto capo della forza politica Noi con l’Italia-Udc: “Abbassiamo i toni altrimenti questa campagna elettorale sarà avvelenata da un clima di odio pericoloso. La terribile immagine apparsa su Facebook della presidente della Camera decapitata è il frutto anche di messaggi sbagliati. Tutta la mia solidarietà alla Boldrini”.
Uno dei feriti di ieri, un 25 enne nigeriano, ricoverato nel reparto ortopedia dell’ ospedale cittadino commenta così: “Mai avuto problemi a Macerata, è una città tranquilla”. Lo straniero è arrivato in Italia tre anni fa e vive come venditore ambulante e con piccoli lavoretti. Quando è stato colpito era nel quartiere dove vivono alcuni stranieri che sono stati ascoltati dagli investigatori per le indagini sulla morte di Pamela Mastropietro, ma lui – ha raccontato – non conosce Innocent Oseghale, il nigeriano in carcere con l’accusa omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere. “Ero in bici, quando ho sentito degli spari e ho visto un uomo che sparava dall’auto”.
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