A quanto pare la strada del dialogo ha prodotto una soluzione che sta in mezzo tra le richieste italiane e l’esigenza della Commissione Ue di dimostrare che le regole si rispettano. Era, infatti, in ballo anche la credibilità di importanti istituzioni comunitarie. Nessuno voleva che si arrivasse alla procedura d’infrazione. Un provvedimento troppo “fiscale” che avrebbe interessato la terza economia dell’Unione, alimentando i movimenti populisti, vedasi la crescita dei “gilet gialli”, in Belgio, Inghilterra e non ultimo in Italia. Allora, dopo un’estenuante trattativa si è giunti ad un compromesso sostenibile e ad una manovra credibile, con una revisione delle previsioni di crescita sostenute dalla realtà della congiuntura internazionale in atto.
I commenti dei commissari europei
Valdis Dombrovskis: “la soluzione italiana sulla manovra non è quella ideale, ma ci permette di evitare a questo stadio la procedura per deficit eccessivo, a patto che le misure concordate siano pienamente attuate dalle autorità italiane”. I commissari fanno sapere che gli sforzi addizionali presentati dall’Italia per il 2019 ammontano a 10, 25 miliardi e che la flessibilità riconosciuta all’Italia è di circa 3,15 miliardi.
Moscovici, “è la vittoria del dialogo, la conferma che le regole Ue funzionano”.
Il premier Giuseppe Conte, oggi ha riportato al Parlamento l’esito dell’accordo e ha comunicato che il governo presenterà in commissione Bilancio il maximendamento contenente le modifiche sui saldi.
Conte ci ha tenuto a ribadire, “reddito di cittadinanza e quota 100 partiranno nei tempi previsti. La stima economico finanziaria delle misure che avevano maggiormente attirato l’attenzione dei nostri interlocutori europei, che ha richiesto tempo, ha rilevato che le risorse sono inferiori a quelle previste. Ciò ha permesso di ridurre il disavanzo dal 2,4% a circa il 2,04% senza modificare né i contenuti, né la platea, né i tempi di realizzazione delle due misure”
Quindi alla fine è stata riconosciuta l’ultima richiesta dell’Italia con un deficit/pil nominale per il 2019 a 2,04 per cento. I commissari hanno anche rappresentato l’esigenza di porre, comunque, le clausole di salvaguardia sull’Iva per i costi aggiuntivi derivanti dalle due misure a più alto impatto sociale, reddito di cittadinanza e quota 100 sulle pensioni.
Moscovici, “l’Italia deve restaurare urgentemente la fiducia e noi saremo vigilanti, non sospettosi. Se vivessimo in una bolla che ignora l’atmosfera, con l’aumento dei nazionalisti, degli anti europei, degli anti burocrati, saremmo completamente matti, noi sappiamo che era meglio arrivare a non aprire la procedura, piuttosto che averne una per il piacere del principio. Non possiamo ignorare il contesto”.
I tre miliardi occorrenti per portare il deficit al 2,04% verranno assicurati dalla revisione della spesa pubblica, dismissioni e dai rinvii di agevolazioni alle grandi aziende. Altro fattore che ha contribuito all’intesa è la revisione al ribasso delle previsioni di crescita del Pil nel 2019: dall’1,5% all’ 1 per cento.