di Antonio Adriano Giancane
Il Mar Cinese Meridionale è uno dei luoghi a più alta tensione geopolitica della Terra, un’area che potrebbe presto diventare il detonatore di un conflitto non più solo commerciale con la Cina. Questo mare non è solo una via di transito cruciale per le rotte commerciali e militari, specialmente per il vicino stretto di Malacca, ma è anche ricco di giacimenti di petrolio e gas, il che lo rende un obiettivo strategico per molte nazioni.
Negli ultimi mesi, la guardia costiera cinese ha intensificato le sue tattiche aggressive per impedire alle Filippine di rifornire i marines di stanza sulla nave “BRP Sierra Madre”, incagliata sulla barriera corallina sommersa. Questa situazione già tesa è stata ulteriormente aggravata da un recente incidente marittimo. Una nave filippina e una cinese si sono scontrate vicino alle isole Spratly, nei pressi del Second Thomas Shoal, nelle acque contese del Mar Cinese Meridionale.
La guardia costiera di Pechino ha dichiarato che una nave di rifornimento filippina ha ignorato numerosi avvertimenti e si è avvicinata in modo non professionale alla nave cinese, provocando la collisione. Inoltre, Pechino ha accusato la nave filippina di essersi introdotta illegalmente nelle acque vicino al Ren’ai Reef, noto in Cina come le isole Nansha. Manila ha respinto con fermezza queste accuse, definendole “false” e affermando che non daranno importanza alle “affermazioni ingannevoli e fuorvianti” della guardia costiera cinese.
Martedì scorso, a Manila, diplomatici cinesi e filippini si sono incontrati per discutere della situazione critica attorno al Second Thomas Shoal. Nonostante le tensioni, le Filippine hanno riportato “progressi sostanziali” nella gestione delle divergenze, pur riconoscendo la persistenza di “differenze significative“. Le Filippine hanno ribadito la loro determinazione a difendere i propri diritti marittimi.
L’incontro tra i diplomatici aveva come obiettivo principale evitare un’escalation della crisi che potrebbe portare a un conflitto aperto. La Cina rivendica da tempo la sovranità sulla barriera corallina e ha perseguito per quasi un decennio una strategia volta a ottenere il controllo dell’intero passaggio marittimo. Pechino ha convinto la propria opinione pubblica che quasi tutto il Mar Cinese Meridionale, attraverso cui transita un terzo del commercio marittimo globale, sia parte del suo territorio. Nonostante una sentenza del 2016 di una corte arbitrale internazionale dell’Aia che dichiarava illegittime le rivendicazioni cinesi, Pechino ha ignorato la decisione, militarizzando l’area e utilizzando tattiche intimidatorie e blocchi navali con la sua milizia marittima, composta da imbarcazioni ufficialmente civili ma di fatto usate dalle Forze armate.
Gli Stati Uniti hanno ripetutamente avvertito la Cina che il trattato di mutua difesa con le Filippine si applica anche alla Sierra Madre. Un funzionario statunitense ha dichiarato: “La situazione è seria”, ma il giudizio ragionevolmente positivo di Manila sui colloqui indica che entrambe le parti stanno cercando di abbassare la tensione e di trovare un accordo che permetta alle Filippine di rifornirsi a tempo indeterminato.
Questo è un buon primo passo, ma il percorso perso un accordo pacifico è ancora lungo e pieno. Gli Stati Uniti stanno monitorando da vicino la situazione, specialmente perché i marines sulla nave non ricevono rifornimenti da più di tre settimane, il che significa che Manila dovrà tentare presto un’altra missione di rifornimento.
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