Il gup di Cassino, Salvatore Scalera, ha prosciolto dalle accuse il “Pibe de oro” con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. Diego Armando Maradona venne accusato per diffamazione per le parole che nel 2012 l’ex calciatore indirizzò verso Equitalia Spa e il presidente dell’epoca, Attilio Befera.
Stessa decisione è stata presa per Angelo Pisani, il suo avvocato storico, dal giudice di Cassino.
Si conclude così una vicenda giudiziaria durata sei anni che ha coinvolto la procura di Roma e quella di Cassino. A Maradona veniva contestato di avere rilasciato tra il maggio e il giugno del 2012 “una serie di dichiarazioni, tra interventi pubblici e interviste a organi di informazioni, in cui affermava ripetutamente di essere vittima di una strumentale persecuzione da parte di Equitalia sulla base di documentazione falsa e di procedure irregolari che lo aveva portato vicino a gesti irreparabili, come accaduto ad altre persone”.
Una lunga battaglia legale quella del campionissimo argentino con il fisco italiano culminata con il plateale “gesto dell’ombrello” che l’ex calciatore fece in diretta tv ospite di una trasmissione di Rai Tre. Il procedimento era stato avviato a piazzale Clodio. Il gip capitolino aveva rinviato a giudizio l’ex numero 10 della nazionale argentina ma il 16 luglio dello scorso anno il giudice monocratico, accogliendo una istanza di incompetenza territoriale avanzata dai difensori dei due imputati, Damiano De Rosa e Sergio Pisani, aveva inviato gli atti al tribunale di Cassino.
Secondo il giudice, il processo andava trasferito in quanto il giornale (La Voce delle Voci) su cui sono apparse le dichiarazioni di Maradona viene stampato nella cittadina ciociara. “è la fine di una ingiustizia, l’affermazione della certezza del diritto, dell’esistenza della giustizia, del ruolo fondamentale dell’avvocatura”, hanno commentato i legali di Maradona dopo la pronuncia del giudice.