Sergio Mattarella è “irritato” dalla situazione e ha iniziato a perdere la pazienza, ecco perchè dopo due giri di consultazioni ha scelto la strada del mandato ‘mirato’ e soprattutto a tempo. Non più di due giorni al presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, e lo stesso al titolare di Montecitorio, Roberto Fico, considerando il fatto che mercoledì 25 aprile è un giorno di festa e l’inquilino del Colle sarà fuori palazzo, a celebrare il 73° anniversario della Liberazione in Abruzzo e precisamente a Casoli (Chieti). Mattarella non vuole perdere tempo, lo ha ripetuto più volte, ed è per questo che nella sua analisi della situazione politica e parlamentare non può trovare spazio il voto in Molise di domenica scorsa o quello in Friuli Venezia Giulia del 29 aprile. La fotografia è stata scattata il 5 marzo quando, conti alla mano, le urne hanno consacrato una situazione tripartitica, senza però un vincitore in grado di governare in autonomia. E’ per questo che il capo dello Stato sta percorrendo le strade che sono state indicate da partiti nello studio alla Vetrata, con l’obiettivo di trovare ‘una alleanza’ autonoma. Le preferenze sono state indicate in modo chiaro: il centrodestra in tandem con il Movimento 5Stelle e quest’ultimo o con la Lega e con il Pd. Tutto il contorno, comizi e ed esternazioni pubbliche, restano fuori dall’esamina del Colle. Ecco allora il senso del secondo mandato a Fico, verificare una seconda possibilità di intesa. Ora salvo colpi di scena dell’ultimo minuto è questo il forno da esaminare, con la speranza che si accenda e dia vita a un esecutivo. Il capo dello Stato ha atteso quasi tre giorni da quando ha accolto Casellati al Quirinale, ma a parte i corteggiamenti, di Salvini per Di Maio e di quest’ultimo per il leader del Carroccio, nulla di concreto è arrivato al Quirinale. Ciò non significa,però, che la porta a un governo Centrodestra- M5S o Lega-M5S sia chiusa definitivamente e non si possa più riaprire. Qualora vada in fumo anche l’esplorazione del presidente della Camera, con un accordo chiuso in mano e con tanto di premier indicato, Mattarella passerebbe subito all’azione e conferirebbe l’incarico pieno. No perdite di tempo, ad ogni modo, anche perché il capo dello Stato ha già dimostrato di non farsi dettare l’agenda da nessuno. E a chi reclama il ritorno al voto in caso di fallimento su tutti i fronti il messaggio è chiaro: la finestra di giugno è chiusa e votare a ottobre significherebbe condannare l’Italia al suicidio. La legge di bilancio da approvare e un governo in esercizio provvisorio sarebbe un pasto ghiotto per i mercati.