Mediterraneo “bollente”: pericolo flotta ombra di Mosca

di Emanuela Ricci

La rottura del cavo sottomarino Estlink-2, che collega Estonia e Finlandia, ha intensificato le preoccupazioni internazionali per una possibile azione di sabotaggio attribuibile alla Russia. Questo cavo è cruciale per la trasmissione di energia tra i due Paesi baltici, rendendo l’evento un potenziale attacco alle infrastrutture strategiche dell’Europa. A complicare il quadro vi è il coinvolgimento della petroliera Eagle S, una nave apparentemente commerciale, ma dotata di apparecchiature sofisticate capaci di intercettare comunicazioni radio e monitorare movimenti delle flotte NATO. Questi dispositivi, insoliti per una nave cargo, indicano un possibile utilizzo militare o di intelligence.

Attualmente, la Eagle S è ancorata presso il porto di Kilpilahti, in Finlandia, sotto stretta sorveglianza delle autorità locali. Un cordone di sicurezza impedisce l’accesso entro un miglio nautico, mentre una no-fly zone è stata istituita per evitare osservazioni dall’alto. L’interesse per questa nave è legato alla possibilità che faccia parte della cosiddetta “flotta-ombra” russa, un vasto network di petroliere anonime che operano fuori dal controllo internazionale, trasportando petrolio russo per aggirare le sanzioni economiche imposte da Stati Uniti e Unione Europea.

Secondo fonti occidentali, la “flotta-ombra” potrebbe comprendere oltre un migliaio di navi, molte delle quali utilizzano stratagemmi come registrazioni sotto bandiere di convenienza o intermediari in stati senza sbocco sul mare. Questi stratagemmi rendono difficile tracciare le loro operazioni. Inoltre, alcune unità mostrano modifiche strutturali, come antenne atipiche, rotte anomale e alberi non convenzionali, alimentando i timori che siano impiegate non solo per il trasporto illegale di petrolio, ma anche per spionaggio o sabotaggio di infrastrutture critiche.

La preoccupazione per queste attività non si limita al Baltico. La nave di intelligence russa Yantar, nota per operazioni di monitoraggio sui cavi sottomarini, è stata recentemente avvistata nel Mare d’Irlanda prima di spostarsi nel Mediterraneo, aumentando i timori per la sicurezza delle infrastrutture subacquee europee. In risposta, la Marina Militare italiana, insieme agli alleati NATO, ha intensificato le operazioni di sorveglianza e protezione. Otto sottomarini italiani, supportati da navi di superficie e aerei da ricognizione, operano giorno e notte per monitorare le acque e garantire la sicurezza di gasdotti, oleodotti e cavi di telecomunicazione, essenziali per l’economia e la sicurezza nazionale.

Contemporaneamente, la Marina russa ha svolto esercitazioni militari di grande portata nel Mediterraneo orientale. Durante queste manovre, sono stati effettuati lanci di missili ipersonici Zirkon, capaci di viaggiare a velocità estremamente elevate, rendendo difficile la loro intercettazione. Inoltre, sono stati lanciati missili da crociera Onyx e Kalibr, quest’ultimo utilizzato dal sottomarino Novorossiysk. Il Ministero della Difesa russo ha affermato che tutti i bersagli designati sono stati colpiti con successo, dimostrando l’efficacia delle sue capacità offensive.

Le esercitazioni, condotte sotto la supervisione dell’ammiraglio Alexander Moiseev, hanno coinvolto mille militari, dieci navi di supporto e ventiquattro aerei, inclusi caccia MiG-31I armati con missili ipersonici Kinzhal. Questi ultimi rappresentano un’ulteriore dimostrazione della capacità russa di proiettare forza militare nella regione.

Il contesto geopolitico nel Mediterraneo orientale è particolarmente teso, con la Russia che supporta attivamente il governo siriano, suo alleato storico, mentre nel paese prosegue un’offensiva di miliziani jihadisti e ribelli sostenuti in parte dalla Turchia. La presenza russa in Siria, attraverso basi strategiche e il lancio di missili dalla costa mediterranea, sottolinea l’importanza di quest’area come fulcro di tensioni regionali e globali.

Le operazioni russe nel Mediterraneo, combinate con il crescente utilizzo della “flotta-ombra” e delle navi spia, pongono una sfida senza precedenti per i Paesi NATO e i loro alleati. La necessità di proteggere infrastrutture critiche e mantenere il controllo delle rotte marittime è diventata una priorità assoluta, con l’intensificazione delle attività di sorveglianza e un coordinamento internazionale sempre più stretto.

La Difesa contro le minacce della guerra ibrida

La Difesa italiana non sta a guardare e non a caso il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenuto il 7 novembre scorso in audizione alla commissione Affari esteri e Difesa del Senato sul DPP ha parlato dei pericoli delle guerre sottosoglia: «…..affronta sfide epocali, in uno scenario di riferimento sempre più fluido, instabile e imprevedibile e, per mantenere o guadagnare un vantaggio competitivo, deve essere in grado di intercettare, stimolare e valorizzare l’innovazione tecnologica». «I nostri competitor – ha aggiunto – non si limitano a operare solo in modo convenzionale. Per perseguire i loro obiettivi, fanno ricorso a tattiche ibride i cui effetti non si manifestano esclusivamente sul piano militare, ma investono ogni settore di interesse nazionale (economico, industriale, energetico, sociale, politico, delle materie prime e delle terre rare, solo per citarne alcuni). È dunque essenziale sviluppare un approccio integrato e multidimensionale – ha affermato Crosetto -, che coinvolga più Istituzioni e anche alcuni settori privati, per lavorare assieme con lo scopo di tutelare gli interessi strategici del Paese».

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