Il premier in pectore ha una sola priorità, il dossier energetico, mentre sul toto ministri invita al silenzio e alla prudenza. Un appello lanciato ai suoi più stretti collaboratori. Dopo un’altra giornata di studio dei vari capitoli aperti che interessano la sicurezza del Paese, in serata, Meloni ha puntualizzato: “vediamo di capire quando sono le consultazioni, bisogna cercare di fare presto, ci sono troppe scadenze importanti”. Il presidente di Fratelli d’Italia sulle frizioni del cdx sulla costituenda squadra di governo conferma che “ragionevolmente” la coalizione si presenterà insieme di fronte al presidente Mattarella nel giorno delle consultazioni. E c’è tempo anche per cercare di spiegare i suoi rapporti con il premier Mario Draghi: “Leggo tante cose, la Meloni è diventata draghiana. Io penso che persone normali che cercano di organizzare una transizione ordinata nel rispetto delle istituzioni facciano una cosa normale, non è che si fa un inciucio”.
Non a caso fonti del partito hanno precisato che al Consiglio europeo del 20 e del 21 ottobre molto probabilmente ci sarà ancora Mario Draghi a rappresentare l’Italia.
Lega e Forza Italia insistono che l’esecutivo di centrodestra sarà “politico”, dopo alcune indiscrezioni sulla volonta di Meloni di inserire tecnici di spessore nei dicasteri chiave. Sulla vicenda il leader di Fdi: “Leggo cose surreali che poi dovrei commentare”.
Fazzolari, dopo aver visto Meloni, non commenta sul toto ministri ma minimizza le tensioni con gli alleati spiegando che “non c’è polemica sui tecnici” e neanche sul presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Fa fede, assicura, il programma condiviso dal centrodestra che prevede, almeno per ora l’opzione minimal della flat tax incrementale e dell’aumento a 100mila euro della soglia per gli autonomi.
L’obiettivo è quello di arrivare all’appuntamento del 13 ottobre con l’intesa tra alleati sul pacchetto completo, presidenze delle Camere e ministri, da sottoporre al Presidente della Repubblica.
Il borsino dei ministri
Ad oggi se dovesse passare lo schema che vede Ignazio La Russa sullo scranno più alto di Palazzo Madama e un leghista alla Camera – si fanno i nomi di Riccardo Molinari o di Giancarlo Giorgetti – Forza Italia andrebbe compensata con un ministero di peso come la Farnesina, dove resta in campo anche l’ipotesi Elisabetta Belloni ma a quel punto potrebbe andare invece Antonio Tajani, che sarebbe anche il capodelegazione di Fi al governo.
Per Silvio Berlusconi, poi, in Consiglio dei ministri non potrà mancare – è un suo puntiglio – la fidatissima Licia Ronzulli. Nell’idea del Cav potrebbe essere destinata alla sanità ma per quel dicastero si guarda a una figura con maggiori competenze specifiche. Altri papabili in casa Fi sono Alessandro Cattaneo e Anna Maria Bernini (che potrebbe anche essere riconfermata nel ruolo di capogruppo). Per gli Affari europei resta forte il nome di Raffaele Fitto, mentre al momento Giulia Bongiorno avrebbe perso il derby con Carlo Nordio per la Giustizia. E se resta ancora da riempire la casella del ministero dell’Economia (il pressing su Fabio Panetta si farebbe sempre più incalzante) l’altro nodo ancora da sciogliere rimane quello del ruolo di Matteo Salvini, che domani farà la sua mossa riunendo il consiglio federale a Roma (Meloni farà un punto con l’esecutivo di Fdi mercoledì). Il leader leghista – se davvero non dovesse spuntare il ritorno al ministero dell’Interno, cui guarda anche Tajani in alternativa agli Esteri – vorrebbe almeno la vicepresidenza del Consiglio.