I recenti timidi segnali di ripresa interessano il Centro-Nord Italia, rimanendo così lo stato di crisi cronica per il lavoro nel meridione
Il lavoro … che non c’è, almeno nel meridione d’Italia – nonostante i recenti proclami del Governo che sbandiera lo 0,1% di crescita tenendo così un comportamento sterile e risibile – costituisce ormai un dramma cronico nel Centro Sud Italia abbandonato al proprio destino.
I “nuovi” posti di lavoro creati essenzialmente al centro nord, preceduti da tantissimi licenziamenti, sono nella misura dell’80% costituiti con contratti a termine, ovvero lavoro precario.
Il tutto è oggi aggravato dalla necessità di ospitare i poveri immigrati senza che sussista alcuna seria speranza di crescita delle attività produttive e valida gestione del turismo, vera possibilità di risanamento economico.
Non c’è lavoro per i cittadini meridionali che hanno ormai desistito nella ricerca, figuriamoci quale lavoro possa essere offerto per i tanti emigrati che in tal modo gironzolano per le strade o sono fermi per la questua dinanzi ai supermercati !
Come si può sperare di crescere in un territorio ove la “forma mentis” delle persone (ma soprattutto dei politicanti di mestiere – personaggi incapaci nella loro professione e diventati benestanti con l’attività politica) è quella di “lasciar perdere” ed affidarsi alla “raccomandazione” di turno con inevitabile affiliazione della propria famiglia per gratitudine al raccomandante con buona pace della meritocrazia ?
Sono offerte, poche occasioni di lavoro da conquistare però con la legge del più forte: altrimenti non resta che andar via.
A questo proposito risuona ancora il messaggio del vecchio Alfredo nel film, “Nuovo cinema paradiso” che ordina a Totò di andar via dalla terra meridionale e di non far più ritorno !
I paesi meridionali così si svuotano sempre più ed i nostri giovani vanno al nord, o meglio all’estero, ed ottengono grandi risultati, partecipano brillantemente a dottorati di ricerca – da noi appannaggio solo di pochi eletti – e riescono ad affermarsi, dimostrando le proprie capacità.
Nelle nostre terre meridionali tutto questo sarebbe quasi impossibile.
I concorsi e le abilitazioni dovrebbero essere sottoposti a costanti e seri controlli per essere ritenuti credibili: bisognerebbe premiare infatti chi merita, non purchè legato a qualcuno che conta in certi ambienti !
La trasparenza deve essere vera e seria, non, come ad esempio, quella di alcuni Uffici Scolastici che, abusando della posizione di qualche funzionario, negano l’accesso agli atti ai docenti, così penalizzati oltre modo, perché oggettivamente impossibilitati a far valere le proprie ragioni.
Se non si sconfiggeranno le logiche delle lobby e dei poteri occulti e non si sceglierà di privilegiare per davvero la meritocrazia, non ci sarà speranza e futuro per una società più giusta, più equa e più civile.
Antonio Belsito
Avvocato giuslavorista
Foto IL FATTO Quotidiano