di Aniello Fasano
Angela Merkel, nell’attesissima autobiografia Libertà, ha finalmente svelato i retroscena di alcune scelte più discusse della sua carriera politica. Tra le pagine del libro, che uscirà il prossimo 26 novembre, l’ex cancelliera tedesca racconta il suo punto di vista sulla decisione presa nel 2008. La scelta di bloccare l’ingresso dell’Ucraina nella Nato che, come spiega nella sua opera, non fu dettata da una mancanza di solidarietà nei confronti di Kiev, ma piuttosto da una valutazione pragmatica delle conseguenze geopolitiche. “L’adesione di un nuovo membro deve portare più sicurezza non solo a lui, ma anche all’Alleanza“, scrive Merkel, ricordando come fosse consapevole delle pesanti ripercussioni che una mossa simile avrebbe avuto con Mosca. La cancelliera, che all’epoca occupava la scena politica mondiale, ritenne “illusorio” pensare che un semplice status di candidato Nato avrebbe potuto proteggere l’Ucraina dall’aggressione russa. “Immaginare che Putin rimanesse inerte di fronte a tale prospettiva era un errore“, afferma. Secondo la Merkel, l’offerta della Nato di avviare il percorso di adesione per Ucraina e Georgia fu interpretata da Putin come una “dichiarazione di guerra“.
Un altro capitolo del libro svela uno dei momenti più delicati del suo rapporto con la politica internazionale: il primo incontro con il presidente statunitense Donald Trump. Secondo Merkel, Trump sembrava molto affascinato dal presidente russo, Vladimir Putin. “Negli anni successivi, ho avuto l’impressione che i politici con tendenze autocratiche e dittatoriali lo affascinassero“, scrive. Questo passaggio del libro evidenzia non solo la sua consapevolezza riguardo alla politica estera di Putin, ma anche il difficile confronto con Trump, che, in più occasioni, ha mostrato una visione più favorevole verso la Russia. Un episodio emblematico di questa tensione si verificò quando Trump, durante una visita in Germania, le negò un saluto durante una conferenza stampa. Un gesto simbolico che Merkel, sempre abituata alla diplomazia, cercò di superare con equilibrio.
Il libro di Merkel non si concentra solo sulle sue scelte politiche e diplomatiche. L’ex cancelliera, infatti, dedica ampio spazio anche alla sua infanzia nella Germania Est, dove cresciuta in un ambiente sobrio e privo delle comodità che avrebbero potuto caratterizzare la sua vita in un altro contesto, imparò fin da giovane l’importanza della resilienza. La madre, figura fondamentale per la sua formazione, le offrì sempre lo “spazio di protezione decisivo” per la crescita personale. Nonostante le limitazioni imposte dal regime comunista, Merkel descrive l’infanzia con una certa gratitudine, ricordando come la sua capacità di “percepire e provare emozioni” sia stata una delle sue vittorie più grandi sul sistema che cercava di asfissiarla.
La riflessione sul periodo della Germania Est si estende anche alla sua visione sul sistema comunista. Merkel non esita a definire la sua giovinezza come una “grande vittoria personale” contro il regime che cercò di “toglierle” ogni forma di libertà, ma che non riuscì mai a privarla di un elemento fondamentale: la “spensieratezza”. Un elemento che ha certamente contribuito a formare il suo carattere, capace di navigare nelle difficili acque della politica internazionale con un pragmatismo che spesso ha fatto la differenza.
Con la pubblicazione di Libertà, Merkel si prepara a entrare in una nuova fase della sua vita, quella post-cancelleria, ma lo fa con il coraggio di chi, nonostante le critiche e le difficoltà, sa di aver preso decisioni consapevoli per la stabilità della Germania e dell’Europa. Sebbene i risultati della sua leadership siano oggi sotto esame, non si può negare l’impronta che ha lasciato sulla scena politica mondiale. Il libro, che sarà presentato il prossimo 26 novembre al Deutsches Theater di Berlino, offrirà ai lettori una visione intima e riflessiva di una delle figure politiche più importanti degli ultimi decenni.
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