(di Massimiliano D’Elia) “Non è ancora abbastanza. E non sarà abbastanza finché non avremo ottenuto bond europei rapidamente accessibili, il resto conta poco”. Questa la posizione espressa dal premier italiano, Giuseppe Conte che non muove di un millimetro la posizione mantenuta nei confronti di Bruxelles. No al Mes, Si ai corona bond. Oggi alle 17.00 un nuova teleconferenza tra i membri dell’Eurogruppo.
La partita è comunque rinviata a dopo Pasqua quando dovrebbe essere firmato il patto definitivo tra i capi di Stato e di Governo.
Il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte insiste nell’affermare un principio: “La leva fiscale europea complessiva deve essere adeguata per dimensioni, scadenza a lungo termine dei titoli e rapida disponibilità dei fondi”. L’Olanda è contraria a tutta la linea di credito proposta dall’italia.
E’ davvero insolita la posizione dell’Olanda che ha un Pil (anno 2019: 800 mila miliardi euro) di poco superiore a quello della sola nostra Lombardia. Il contributo dei Paesi Bassi all’Ue e al Mes, per via del Pil, è inferiore a quello dell’Italia che è la terza economia dell’Unione Europea con i suoi circa 1800 mila miliardi di euro di Pil. L’Italia ha il risparmio privato più alto dell’Unione europea, pari a circa 1600mila miliardi di euro e detiene le risorse auree tra le più cospicue al mondo. Pensare ed affermare che non sono sicuri che riusciamo a pagare i nostri debiti è davvero una “bufala” colossale. Dietro c’è sicuramente dell’altro. La nostra apertura alla Cina, alla Russia, la fedeltà agli Usa, la posizione strategica nel Mediterraneo e la nostra capacità imprenditoriale sono il nostro biglietto da visita. Sono i nostri punti di forza per una possibile exit strategy (ITALEXIT). Forse proprio da queste considerazioni l’intensa attività denigratoria nei confronti dell’Italia (articolo del giornale tedesco Welt: “IN ITALIA LA MAFIA ASPETTA SOLTANTO UNA NUOVA PIOGGIA DI SOLDI DA BRUXELLES”) e la volontà poco comunitaria di favorire misure economiche imbriglianti.
Il sospetto è che la Germania stia utilizzando l’Olanda come testa d’ariete, per non esporsi in un confronto “faccia a faccia” con l’Italia e in un certo senso anche con la Francia. I transalpini, abilmente, stanno sostenendo da una parte la linea italiana (coronabond) e dall’altra sussurrano alla Germania di essere favorevoli ad un Mes meno rigoroso. Alla fine prevarrà la linea dei finanziamenti tramite fondi del Mes, con condizionalità apparentemente annacquate, e con l’emissione di bond con termini di rientro medio lunghi.
Le divergenze all’Eurogruppo
Dopo una teleconferenza notturna di 14 ore i ministri delle finanze dell’Ue non hanno raggiunto alcun accordo. Troppo distanti le posizioni di Italia e Olanda. Il parlamento olandese ieri ha anche approvato due risoluzioni che vietano ai loro rappresentati presso l’Ue di scendere a compromessi su linee di credito diverse dal Mes, con condizionalità di recupero certe, stringenti e brevi.
Il portavoce dell’ostilità olandese è il ministro delle finanze Wopke Hoekstra che si è rifiutato di ritirare la richiesta di condizioni più severe alle linee di credito. “Gli olandesi insistono su condizioni macroeconomiche per i prestiti del MES”, ha chiosato agli addetti stampa presenti.
I ministri delle Finanze europei si incontreranno di nuovo oggi alle 17.00 per presentare una serie di raccomandazioni. Tutti sono d’accordo che occorre varare misure straordinarie per combattere la crisi economica, pur rimanendo sulle loro posizioni in riferimento alle modalità di finanziamento dello sforzo comune per la ricostruzione.
Ieri Olaf Scholz, ministro delle finanze tedesco, ha esortato i governi dell’UE “a non rifiutare di risolvere i difficili problemi finanziari” e trovare un “buon compromesso per tutti i cittadini“.
Bruno Le Maire, il suo omologo francese, ha dichiarato: “Stiamo contando decine di migliaia di morti, mentre i ministri delle finanze giocano su parole e aggettivi. È un peccato per i ministri delle finanze, un peccato per l’Eurogruppo e un peccato per l’Europa. Noi dovremmo avere una comprensione comune della gravità della crisi e decidere una forte risposta comune “.
I colloqui, per la maggior parte del tempo, si sono concentrati sul ruolo del Mes (il fondo salva stati). Su quei 500 miliardi di euro che il fondo dovrebbe iniettare nell’economia dei paesi Ue, tramite prestiti fiduciari. Italia e Paesi Bassi si sono scontrati su come progettare l’erogazione di tali prestiti. Il ministro delle Finanze italiano Roberto Gualtieri ha ribadito la linea italiana: le linee di credito derivanti dal Mes non devono essere condizionate a successive riforme economiche all’interno dei paesi richiedenti (troika, austerity).
L’olandese Hoekstra ha insistito, invece, che il suo governo non avrebbe mai accettato un meccanismo incondizionato. “Riteniamo sensato combinare l’uso del Mes con determinate condizioni economiche“, aggiungendo che era “troppo presto per concordare un pacchetto complessivo“.
Nel frattempo, il dibattito interno in Olanda sul Mes è diventato sempre più intenso. Hoekstra ha affermato che i Paesi Bassi non impediranno la concessione di aiuti finanziari immediati all’Italia e ad altri paesi per i loro sistemi sanitari. Ma ha anche insistito sul fatto che ai finanziamenti devono seguire piani di riforma post-crisi per garantire che i fondi vengano rimborsati.
Mario Centeno, presidente dell’Eurogruppo, ha detto che le differenze nei termini delle linee di credito del Mes sono troppo grandi per un accordo immediato. Funzionari hanno anche affermato che Germania e Francia starebbero facendo pressione sull’Aia e su Roma per trovare un percorso comune.
Ieri, il tedesco Scholz ha affermato che le linee di credito del Mes “non comporteranno l’invio dei commissari Ue o delle Troika (Bce, Commissione, Fmi), per controllare il rispetto delle rigide regole di bilancio del Trattato di Maastricht”.
Dibattito all’interno dell’Italia
Ora l’Italia deve cercare di ottenere il massimo a Bruxelles su titoli di debito comune, ma anche dal Mes, cercando di ottenere condizionalità davvero light e non annacquate ad arte. Alla fine, per non far crollare il castello di carta dell’Unione europea, le misure di credito che verranno approvate saranno di diversa natura, comprensive di quelle del Mes. L’approvazione di un piano con all’interno il Mes potrebbe, però, creare problemi alla tenuta del Governo italiano. Preoccupano le posizioni di una parte della maggioranza (intransigenti del M5S) e delle opposizioni, già sul piede di guerra.
Non è un caso che giorni fa Luigi Di Maio, per stemperare gli animi, si è mostrato ragionevole sull’argomento Mes, come anche i ministri Federico D’Incà e Stefano Patuanelli.
Tra gli intransigenti del Movimento delle Stelle ci sono, invece, Alessandro Di Battista, da sempre contrario al Mes e sostenitore del reddito universale rilanciato da Beppe Grillo, il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa, i deputati Raphael Raduzzi e Alvise Maniero, l’eurodeputatoIgnazio Corrao, i senatori Danilo Toninelli e Barbara Lezzi.