L’Unione Europea avverte l’Italia: “salvare vite in mare è un obbligo morale e legale“. Le Ong sono sul piede di guerra e chiedono alla sinistra italiana di non votare il provvedimento di legge. Le stesse, in una lettera inviata a Governo e Parlamento, evidenziano che il decreto legge Piantedosi ostacola il soccorso in mare e che provocherà un numero maggiore di morti. Il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni evidenzia, invece, che decreto è “l’applicazione esatta delle convenzioni internazionali”.
Il decreto Piantedosi e il codice di condotta sono perfettamente in conformità alle convenzioni internazionali e dunque saranno semmai le Ong a dover rispettare le regole, precisa il sottosegretario. Peraltro, il codice si ispira a quello del ministro Minniti del 2017, mi aspetto dunque un largo consenso.
Il punto, dice il sottosegretario, è che il Mediterraneo non può essere il Far West e il decreto da un lato tutela l’incolumità dei migranti dall’altro fa chiarezza sulle ambiguità tra salvataggio in mare e il pendolarismo con trasferimenti da un’imbarcazione all’altra che è, lo ha appena detto Frontex, un “Pull factor”.
“Altro che ritirare il decreto sulle Ong. Al contrario va rafforzato perché non si tratta solo dei 12mila migranti sbarcati da noi, ma dell’effetto calamita – dichiara al Giornale, il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni – E se la Ue non porterà avanti l’Action plan faremo da soli come la Spagna col Marocco”.
Il 9 e il 10 febbraio il Consiglio Ue affronterà la questione, ma appena prima dell’assunzione della presidenza della Svezia, il suo ambasciatore a Bruxelles Lars Danielsson aveva anticipato: “Non vedrete un patto migratorio completato durante la presidenza svedese“. Il governo Meloni, invece, mira all’Action plan sul Mediterraneo centrale di 20 punti annunciato dalla Commissione Ue a novembre scorso, anche se il semestre svedese di presidenza non favorirà un dibattito agevole.
Il leghista Molteni, al riguardo, è lapidario: “se non lo fa la Ue sarà l’Italia a dover stringere accordi con Tunisia, Libia e Turchia per fermare i flussi in aumento“. Tra le ipotesi al vaglio quella di far intervenire le agenzie dell’Onu per creare degli hotspot in paesi come la Tunisia, da dove sono partiti 30mila migranti nel 2022.
Nel frattempo si auspica di dare attuazione al secondo pilastro dell’Action plan europeo: “l’approccio più coordinato alla ricerca e al salvataggio in mare“. Roma punta a cristallizzare un codice di condotta europeo per le Ong. Sul sito del governo italiano viene specificato che Bruxelles dovrebbe prendere l’iniziativa in seno all’Organizzazione marittima internazionale per instaurare un confronto serio sulla necessità di un quadro specifico e di linee guida per le navi che riguardi le Ong. Alcuni paesi, come la Germania e in parte la Francia, disattendono proprio il codice di condotta alle Organizzazioni non governative.
Il terzo pilastro, dell’Action plan, punta a rafforzare l’attuazione del Meccanismo volontario di solidarietà e della Tabella di marcia congiunta.