L’inviato per l’Iran Robert Malley, alla fine dello scorso anno ha incontrato l’ambasciatore all’Onu Amir Saeid Iravani, e il coordinatore della Casa Bianca per il Medio Oriente Brett McGurk, andato in Oman per discutere col negoziatore nucleare Ali Bagheri Kani.
Secondo il WP l’altro ieri il leader supremo Khamenei ha parzialmente confermato i contatti, dicendo che potrebbe appoggiare un accordo con gli occidentali, se l’infrastruttura atomica del Paese restasse intatta. In base al patto l’Iran si impegnerebbe a non arricchire l’uranio sopra il 60%, fermerebbe gli attacchi dei suoi alleati contro gli americani in Siria e Iraq, allargherebbe la collaborazione con gli ispettori dell’Aiea, e non venderebbe missili balistici alla Russia. Non si parla però di impegno a non vendere droni (Shahed) alla Russia.
Come contropartita gli Usa eviterebbero di imporre nuove sanzioni, smetterebbero di sequestrare le petroliere iraniane che esportano greggio, non chiederebbero a Onu e Aiea risoluzioni contro Teheran. Per dimostrare la sua buona fede Washington ha autorizzato l’Iraq a pagare 2,76 miliardi di dollari di debito che aveva con l’Iran per forniture di energia, e potrebbe sbloccare altri 7 miliardi dovuti dalla Corea del Sud. I soldi andrebbero in una banca del Qatar, e potrebbero essere usati solo per rimborsare debiti di Teheran all’estero o ricevere forniture umanitarie come cibo e medicine.
L’accordo non è un trattato vero e proprio ma una soluzione temporanea per allontanare l’Iran dal raggiungimenro del fatidico 90 per cento di arricchimento dell’Uranio. Una soglia limite che imporrebbe a Stati Uniti e Israele un intervento militare, da scongiurare vista la crisi russo-ucraina e le tensioni nell’Indo-Pacifico.
Secondo il Times of Israel, Netanyahu ne ha parlato con alcuni parlamentari, dicendo che potrebbe accettare questo “mini accordo”. L’ex inviato Usa per il Medio Oriente Dennis Ross ha detto che occorre guadagnare tempo perché Teheran starebbe potenziando le difese delle infrastrutture nucleari.
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