(di Massimiliano D’Elia) Esperti ed osservatori internazionali non riescono ancora a comprendere le motivazioni del dietrofront di Prigozhin. Ha iniziato da Rostov la marcia per la giustizia, facendo fuggire oligarchi e ministri corrotti russi, a soli 200 km da Mosca è ritornato indietro verso Rostov per poi scomparire nel nulla. I suoi fedelissimi, secondo l’accordo mediato con il presidente bielorusso Lukashenko, non verranno incriminati per tradimento mentre gli altri appartenenti alla Wagner potranno sottoscrivere un contratto con il ministero della difesa russo per entrare nei ranghi dell’esercito regolare.
Un capovolgimento che di fatto parrebbe sciogliere la compagnia privata al soldo del Cremlino nonostante i successi in Siria, Medioriente e soprattutto in Africa dove ha stretto fruttuosi rapporti con i signori della guerra nel Sahel. In Africa, grazie al supporto fornito alle milizie locali, la Wagner ha preso in gestione esclusiva diverse miniere di oro, cobalto, litio e terre rare. Un modo per arricchirsi e sostenere le campagne militari in mezzo mondo, Ucraina compresa, dove in 16 mesi di battaglie la Wagner ha fatto registrare le vittorie più significative a favore della Russia sacrificando sul campo decine di migliaia di mercenari. Di pregio strategico la presa della roccaforte Bakhmut.
La repentina ritirata della Wagner ha provocato le reazioni internazionali che all’unisono propendono per la narrativa secondo cui Putin e il suo apparato sono ora profondamente indeboliti.
Non ne sarei così convinto, visto che comunque Putin starebbe cambiando l’intera catena del comando militare russo con nominativi molti vicini alla brigata Wagner. Al netto dell’intera vicenda Progozhin, sacrificando la sua compagnia privata e il suo nome, ha probabilmente aiutato l’amico fraterno Putin a fare piazza pulita di un vertice, quello militare, che non era riuscito a dare una svolta alla guerra impantanando l’orgoglio e l’onore russo nei vari fronti aperti in Ucraina. Per non parlare dell’accusa di Prigozhin mossa verso il ministro della difesa Shoigu e il capo delle forze armate Gerasimov di aver architettato ad arte menzogne per spingere Putin ad avviare l’operazione militare speciale in Ucraina.
Il mistero sull’azione di Prigozhin ed il suo repentino dietrofront se da un lato stimolano le analisi dell’intelligence occidentale dall’altro favoriscono il racconto di congetture ed intrighi da parte della propaganda interna ed esterna alla Russia. La realtà è che i bombardamenti russi continuano in Ucraina senza mai aver cessato in intensità e costanza, nonostante gli ultimi avvenimenti.
Le reazioni internazionali
“La sfida senza precedenti al Presidente russo Vladimir Putin da parte dei combattenti wagneriani ha messo in luce nuove “crepe” nella forza della sua leadership, che potrebbero richiedere settimane o mesi per essere superate” ha dichiarato ieri il Segretario di Stato americano Antony Blinken.
Blinken e i membri del Congresso degli Stati Uniti hanno affermato in una serie di interviste televisive che i disordini di sabato in Russia hanno indebolito Putin tanto da favorire la controffensiva dell’Ucraina.
“Non credo che abbiamo visto l’atto finale”, ha detto Blinken al programma “This Week” della ABC, dopo l’azione di Yevgeny Prigozhin e dei suoi combattenti.
Blinken ha detto che le tensioni che hanno scatenato l’azione sono cresciute per mesi e ha aggiunto che la minaccia di disordini interni potrebbe influenzare le capacità militari di Mosca in Ucraina.
“La nostra attenzione è solo rivolta all’Ucraina, per assicurarci che abbia ciò di cui ha bisogno per difendersi e per riprendersi il territorio che la Russia ha conquistato”, ha detto Blinken.
I funzionari statunitensi si aspettano di saperne di più sugli eventi che si sono svolti in Russia, compresi i dettagli dell’accordo con Prigozhin, mediato dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko, che ha portato i combattenti Wagner a tornare alle loro basi.
“Al momento non abbiamo notizia di nessun capo militare cacciato da Putin”, ha aggiunto Blinken avvertendo che “bisognerà aspettare le prossime settimane per capire gli sviluppi”.
Il presidente della Commissione Intelligence della Camera dei Rappresentanti, Mike Turner, ha dichiarato che le future azioni di Putin in Ucraina potrebbero essere inibite dall’affermazione di Prigozhin secondo cui la motivazione dell’invasione dell’Ucraina è basata su menzogne: “Ora Putin ha difficoltà a giustificare le morti al popolo russo: perchè dobbiamo continuare a mandare la gente a morire?”.
Il generale dell’aeronautica statunitense in pensione Philip Breedlove, ex capo del Comando europeo degli Stati Uniti, ha affermato che i disordini dimostrano il degrado delle capacità russe: “Uno dei risultati, credo, delle ultime 36 ore, forse 48 ore, è che le istituzioni che abbiamo visto a lungo come molto sicure in Russia si stanno lentamente sgretolando. L’intera istituzione militare, la deterrenza dell’esercito russo, è molto diminuita”.
La rivolta del capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha mostrato “le divisioni che esistono nel campo russo, la fragilità sia delle sue forze armate che di quelle ausiliari“. Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron, in un’intervista a La Provence, aggiungendo di aver “seguito gli eventi di ora in ora, in contatto con i principali partner della Francia“. “La situazione resta in evoluzione“, ha concluso invitando a restare “molto vigili”.
La Cina sostiene la Russia “nel mantenimento della stabilità nazionale”. E’ quanto si legge in una dichiarazione del ministero degli Esteri postata sul suo sito web in merito al caos creatosi in Russia sulle vicende collegate al gruppo Wangner nel fine settimana. “Questi sono affari interni della Russia“, precisa la nota, secondo cui “in qualità di vicino amichevole e partner di cooperazione strategica globale nella nuova era, la Cina sostiene la Russia nel mantenere la stabilità nazionale e nel raggiungere lo sviluppo e la prosperità”.
l leader bielorusso Aleksandr Lukashenko, che ieri ha mediato con Prigozhin per fermare l’avanzata delle truppe Wagner in Russia, ha avuto colloqui telefonici con il presidente russo Vladimir Putin e l’ex presidente kazako Nursultan Nazarbayev. Lo scrive l’agenzia Belta, secondo quanto riferisce la Tass.
“Per Putin è l’inizio della fine, è in un grosso guaio in questo momento”. Ne è convinto Mikhail Kasyanov, ex primo ministro russo sotto Putin dal 2000 al 2004, che da quando è stato silurato è diventato uno dei principali critici dello zar. In un’intervista alla Bbc, Kasyanov sostiene che dopo la sfida di ieri “Prigozhin prima andrà in Bielorussia, ma penso che da lì si sposterà in Africa e sarà da qualche parte nella giungla o qualcosa del genere… Putin non può perdonarlo per quello che gli ha fatto”. Il boss della Wagner, osserva l’ex premier russo, “ha distrutto la stabilità di Putin e ora la sua stessa vita è un punto interrogativo…”
“C’è sempre grande considerazione da parte degli Stati Uniti per il governo italiano. Ricordo le parole di grande riconoscimento di Blinken” durante la recente visita del titolare della Farnesina a Washington. Lo ha detto lo stesso ministro degli Esteri Antonio Tajani durante ‘In mezz’ora’ rispondendo ad una domanda sulle consultazioni di Joe Biden con alcuni leader europei sulla crisi in Russia tra i quali non c’era Giorgia Meloni. “Noi siamo un grande Paese – ha aggiunto Tajani -, se l’Europa è ferma a difesa dell’Ucraina lo si deve anche grazie al governo italiano. Il sistema Europa si regge anche grazie anche al nostro Paese”.
Subscribe to our newsletter!