(di Giuseppe Paccione) Alla fine del mese di marzo, le truppe della Federazione russa si erano ritirate dall’area circostante della capitale ucraina Kiev, lasciando molti cadaveri ucraini sparsi per le strade, dei quali taluni sono stati fucilati, in stile esecuzione, altri legati prima di subire la morte, altri ancora sono stati investiti dai carri armati. In mezzo a queste atrocità e brutalità, si hanno prove sufficienti e inconfutabili che i cittadini ucraini siano stati uccisi in maniera deliberata e disumana. L’aggressione perpetrata dalle forze militari russe nei riguardi dell’Ucraina, Stato sovrano e indipendente, è da considerare di ampia portata che non si assisteva nel vecchio continente europeo dal secondo conflitto mondiale. La condotta e il modus operandi della Russia hanno portato alla dura condanna da parte della comunità internazionale, delle organizzazioni internazionali e regionali, come le Nazioni Unite, il Consiglio d’Europa e l’Unione Europea, nonché la presa di posizione di condanna contro la Russia da parte dei giudici della Corte internazionale di giustizia.
Da ogni parte del mondo vi è stata già la posizione di presentare le accuse per crimini internazionali commessi da parte dei russi nei confronti degli ucraini, in violazione delle regole di guerra e dei diritti fondamentali dell’uomo. Difatti, sul piano interno, il Procuratore generale ucraino ha avviato delle indagini, ma anche sul piano internazionale, dove il Procuratore della Corte Penale Internazionale ha aperto le indagini contro coloro che si sono macchiati di tali crimini, attraverso la richiesta di oltre una quarantina di Stati parti allo Statuto di Roma che ha domandato di procedere alle investigazioni sulle atrocità commesse sul territorio ucraino da parte delle truppe sotto il comando del Cremlino. Inoltre, fatto davvero straordinario, che non ha precedenti, è stata la decisione del Procuratore dell’organo giudiziario penale internazionale di intraprendere l’iniziativa di essere parte ad una squadra investigativa congiunta, formata dal Procuratore generale ucraino, dai Procuratori lituani e polacchi, con il supporto dell’Agenzia di cooperazione giudiziaria dell’UE, o Eurojust, a livello penale.
Non mancano, come è ovvio, l’appello dei politici, dei giuristi e dell’intera società civile, ivi la Open Society Justice Initiative (OSJI), la richiesta di perseguire coloro che si sono macchiati di crimine d’aggressione.
Sebbene l’aggressione è stata considerata una violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, tale violazione si concentra sul comportamento dei capi di Stato e, pertanto, perseguire il crimine di aggressione potrebbe essere l’archetipo accusatorio meramente semplice per poter perseguire il presidente Vladimir Putin e i suoi più stretti collaboratori che compartecipano alla concretizzazione bellica contro uno Stato indipendente, in particolar modo se viene paragonata come le prove che serviranno per perseguire tutti coloro che stanno partecipando alla perpetrazione di ogni crimine che ferisce l’intera comunità internazionale e, non solo, ma anche la stessa Ucraina vittima di condotte inaccettabili che vanno contro i principi di convivenza all’interno dell’armonia della società internazionale.
Gli esperti della OSJI hanno redatto e reso pubblico un modello di atto d’accusa utile per dimostrare la fattibilità di edificare un concreto e solido caso contro Vladimir Putin e i suoi più stretti collaboratori di alto livello considerati rei di aver commesso il crimine di aggressione. All’interno di tale documento sono elencati i nomi delle persone vicine a Putin, da Nikolai Patrushev, responsabile del Consiglio per la Sicurezza interna russa, Sergei Shoigu, ministro della difesa, Sergey Naryshkin direttore dei servizi segreti russi et alias.
Tale modello di atto di accusa potrebbe essere una spinta per l’avvio di indagini nazionali in corso e agli impegni di istituire un tribunale speciale penale ad hoc, radicato nel sistema ordinamentale giuridico ucraino con il supporto di una o più organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, l’UE o il Consiglio d’Europa per perseguire il crimine di aggressione. Vista l’emorragia di crimini brutali, degradanti e disumani commessi sul territorio ucraino da parte di una potenza straniera, come la Russia, la composizione di un vero e proprio tribunale speciale, che sia esclusivamente per perseguire i vari crimini internazionali, potrebbe essere necessario per far fronte ad altri tribunali che non siano in grado o non abbiano interesse di affrontare e perseguire coloro che si sono macchiati di crimini contro l’umanità.
Durante il processo di Norimberga nel 1945, il giudice statunitense Robert H. Jackson, durante la sua arringa, ricordava che l’ultimo passo per evitare le guerre periodiche, che sono inevitabili in un contesto di illegittimità internazionale, è rendere coloro che sono al comando del potere pubblico responsabili davanti alla legge. È ben noto che il primo tribunale militare internazionale, quello istituito a Norimberga, rispetto all’attuale Corte penale internazionale, era considerato un organo della volontà comune degli Stati ammessi a farne parte, nel senso che il primo tribunale penale (come anche necessita rammentare quello di Tokyo) va qualificato come tribunale nazionale delle Potenze occupanti la Germania.
In questo momento, la comunità internazionale assiste attonita agli orribili crimini commessi sul territorio ucraino da parte delle forze militari sotto il comando di Putin, in violazione con i dettami della Carta delle Nazioni Unite, che vieta il ricorso alla forza o jus ad bellum contro l’integrità territoriale, l’indipendenza e la sovranità di qualsiasi Stato. Pare evidente il grido del popolo ucraino al mondo di poter avere una giustizia sulle responsabilità russe, per aver commesso la distruzione di molti villaggi e città ucraina e cagionato la morte di molti cittadini ucraini, va accolto per ottenere giustizia attraverso l’arresto tutti i vertici di Mosca per essere poi sottoposti al giudizio sia del popolo ucraino che della comunità internazionale.