Monaco: La Cina annuncia un piano per la pace, il ministro Kuleba è certo di ricevere jet da combattimento dagli alleati e la Meloni va a Kiev

(di Massimiliano D’Elia) Terminati i sintomi influenzali, la presidente del consiglio italiano, Giorgia Meloni nei prossimi giorni, secondo un’indiscrezione riportata da La Stampa, sarà a Kiev per incontrare il leader ucraino Vlodymyr Zelensky. Prima di prendere il blindatissimo treno che la porterà a Kiev farà tappa a Varsavia per incontrare il premier Mateusz Morawiecki.

L’influena purtroppo le ha impedito di partecipare alla confernza sulla sicurezza di Monaco dove si sono alternati gli interventi dei maggiori leader mondiali. La Cina era rappresentata dal suo massimo esponente di politica estera, Wang Yi che nei giorni addietro aveva fatto tappa a Roma per incontrare il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani e il Presidente Sergio Mattarella (motivo principale dell’incontro, rivitalizzare l’interesse italiano per l’ambizioso progetto cinese, Belt & Roas Initiative per cui Pechino ha già speso oltre 900 miliardi di euro in investimenti e costruzione di infrastrutture).

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Di fronte a oltre cento leader e quaranta Paesi, Wang Yi ha parlato di una proposta di pace tutta cinese: “un documento in cui la Cina illustrerà la sua posizione sulla soluzione politica della crisi perchè questa guerra non può continuare“.

Wang Yi, prendendo ad esempio l’aggressione russa verso un’altro Stato sovrano, ha posto l’accento sul fatto che tutti i Paesi devono rispettare la Carta dell’Onu e la sovranità e integrità territoriale, lanciando così una frecciata agli Stati Uniti sulla quesione dell’Isola di Taiwan.

Agli Stati Uniti si è rivolto con particolare durezza parlando della vicenda dei presunti palloni spia: “sui palloni hanno avuto una reazione assurda e isterica, inaccettabile”, ha tuonato Wang, accusando Washington di “disonestà” e di “abusi”. E di “protezionismo al 100%, egoismo al 100%, azione unilaterale al 100%” per quanto riguarda le restrizioni all’esportazione di semiconduttori fabbricati da società cinesi. Gli americani hanno “una percezione sbagliata della Cina” e condizionano i loro alleati. “Noi vogliamo che il mondo sia un posto più sicuro e lavoriamo per la pace”.

In un luogo segreto vicino Monaco il segretario di Stato, Antony Blinken ha incontrato l’alto rappresentante cinese Wang Yi. Biden era stato chiaro giorni fa: “non vogliamo una guerra fredda con la Cina, ma non chiederò scusa per l’abbattimento dei palloni”. Biden aveva annunciato al mondo di voler riprendere il dialogo con il presidente cinese Xi.

Sulla pace cinese nel conflitto russo-ucraino gli Usa rimangono diffidenti e dalle parole della vicepresidente Kamala Harris hanno fatto sapere che “gli Stati Uniti sono preoccupati dal fatto che Pechino abbia approfondito le sue relazioni con Mosca dall’inizio della guerra. Qualsiasi mossa della Cina per fornire un sostegno letale alla Russia non farebbe altro che premiare l’aggressione, continuare a uccidere e minare ulteriormente un ordine basato sulle regole“.

Vediamo cosa esattamente conterrà il piano cinese. È positivo che ci sia, perché la Cina svolge un ruolo importante nei confronti della Russia”, ha commentato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine del summit, ricordando che “l’Italia ha chiesto alla Cina di lavorare per la pace” durante gli incontri di Roma. “Ci sarà anche un documento che porteremo alle Nazioni unite la settimana prossima – ha aggiunto -. Vedremo se si possono combinare le due cose”.

La presidente della Commissione europea, Von der Leyen e il premier britannico Sunak hanno dato un messaggio chiaro alla comunità internazionale: “bisogna fare presto e raddoppiare il supporto militare all’Ucraina“. La questione tempo diventa vitale a ridosso della terza fase della guerra annunciata da Mosca che prenderà il via nei prossimi giorni, probabilmente subito dopo o in concomitanza al discorso di Putin dinanzi alla Duma il prossimo 21 febbraio.

Jens Stoltemberg, segretario generale della Nato

Il ministro degli esteri ucraino Kuleba ha voluto precisare alla platea di Monaco che l’Ucraina non deporrà mai le armi e che vuole la pace ma non ad ogni costo e a questo punto è giusto riprendersi anche la Crimea stigmatizzando sul fatto che “non ci saranno più accordi tipo quelli di Minsk che non ci hanno salvati dalla guerra, e neppure linee di contatto. La Russia perderà e l’Ucraina vincerà“. La precisazione di fronte ad alcuni tentennamenti dei Paesi occidentali sull’opportunità di affrontare e supportare una guerra lunga di diversi anni.

Kuleba ha poi svelato quello che gli occidentali non hanno mai ancorra ammesso pubblicamente: “riceveremo dagli alleati i jet da combattimento, ci vorrà più tempo che per i carri armati, lo capiamo, ma la logica e il senso di come evolve la situazione porterà tutti noi a questa decisione”.

La vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris ha poi pubblicamente parlato dei crimini di guerra commessi dai russi: “le forze russe hanno perseguito un attacco diffuso e sistematico a una popolazione civile perpretando raccapriccianti atti di omicidio, tortura, stupro e deportazione, anche di bambini, esecuzioni sommarie, pestaggi, elettrocuzione. Sono tutti crimini contro l’umanità”.

Addestrati i primi soldati ucraini dalla Nato

Hanno terminato l’addestramento i primi 635 ucraini in una base Nato in Germania al poligono di Grafenwöhr. Hanno familiarizzato con i nuovi equipaggiamenti e imparato a muoversi come forze integrate. Di fatto sono gli equipaggi dei blindati Bradley e dei cannoni semoventi Miog Paladin.

Altri 710 militari costituiranno il secondo scaglione che poi impiegherà i blindo Stryker. La Gran Bretagna fa sapere di averne addestrati oltre 10 mila e di essere pronta ad addestrarne altri 20 mila con l’aiuto di Paesi partner.

Londra ha, in un certo senso, confermato l’indiscrezione sui jet fatta trapelare dal ministro ucraino Kuleba a Monaco. L’Inghilterra si è detta pronta a garantire un piano per l’addestramento dei piloti da caccia, precisando però da utilizzare nella fase post-conflict.

Le speranze di Kiev sono ora ancorate all’invio immediato dei tank Leopard da parte di un consorzio di nazioni che si sono già fatte avanti per la fornitura. Sarebbero almeno 100 unità.

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