È morto ieri, nella sua abitazione della capitale, Gennaro Monaco. Aveva 75 anni ed era stato, nell’ambito della sua gloriosa carriera all’interno della Polizia, Prefetto di Roma.
I funerali si terranno oggi 13 gennaio alle 12.15 presso la parrocchia di Santa Chiara, in piazza dei Giuochi Delfici in Roma.
Molto conosciuto negli ambienti giudiziari per una serie di vicende che lo avevano visto protagonista, aveva ricoperto nel corso della sua brillante carriera al servizio dello Stato, gli incarichi di Questore di Lecce, Questore di Roma, Prefetto di Massa Carrara, Prefetto di Taranto, Direttore Centrale della Polizia Criminale, Vice Capo della Polizia e poi Commissario Straordinario per la lotta al racket e all’usura, per gli aiuti alle vittime della mafia e per le persone scomparse.
Passato agli onori della cronaca per essere stato probabilmente il principale artefice dello smantellamento della famigerata Banda della Magliana, aveva ottenuto nel corso della sua carriera altri eccellenti risultati come la cattura del cassiere della mafia Pippo Calò, l’eliminazione di numerose bande dedite a sequestri di persona a scopo di estorsione, tra le quali quella di Johnny lo Zingaro e del pregiudicato “Lallo” De Sanctis, responsabile dei sequestri di quattro persone, di cui tre uccise dopo il pagamento del riscatto e la quarta da lui liberata. La liberazione dei sequestrati Mirta Corsetti, Dante Belardinelli e Gianni Comper, la lotta senza distinzione di colore al terrorismo, sfociata con la cattura di leader delle Brigate Rosse come Valerio Morucci e Adriana Faranda oltre a quella del terrorista nero Pierluigi Concutelli.
Nel corso di una recente intervista aveva dichiarato che in Polizia ci sono persone che si sacrificano molto ma che purtroppo non sono tutelate. Aveva poi aggiunto che i suoi uomini, al tempo in cui era lui a guidarli, si sarebbero “buttati nelle fiamme” mentre oggi non sarebbero tutelati e protetti. “Troppe volte gli uomini della Polizia sono sotto gli occhi della critica, anche quando non è il caso. Per esempio i fatti della Diaz, Ok, quelli sono un caso vergognoso, per i quali però chi doveva pagare non ha pagato” e si riferisce al Prefetto De Gennaro, all’epoca dei fatti Capo della Polizia. Quando l’intervistatore gli chiede le ragioni per cui De Gennaro non ha pagato per quegli ignobili fatti, Monaco risponde: “chiedetelo a chi comanda l’Italia, De Gennaro era un mio amico, fui io a farlo venire alla Squadra Mobile. È molto valido. Ha soltanto un piccolo difetto: per l’ambizione sarebbe capace di tutto, da qui il nomignolo attribuitogli, vale a dire lo squalo”. Stuzzicato infine sul ruolo e sulle capacità del Ministro dell’Interno, Monaco aveva risposto di non conoscerlo, ma di avere l’impressione di trovarsi di fronte a gente con scarsa personalità. Aveva poi aggiunto di non vedere in giro persone con gli attributi giusti per ricoprire un simile delicato incarico ed aveva chiuso la breve intervista confermando quanto riportato dall’ex magistrato Gherlando Colombo, ossia che “l’Italia è il paese del ricatto”, motivo per cui una persona come Gennaro Monaco, nonostante i grandissimi successi ottenuti in carriera, pur essendosi affermato ad altissimi livelli, non è riuscito a fare la carriera che avrebbe probabilmente meritato.