Addio al partigiano più decorato d’Italia Mario Fiorentini: comandò il Gruppo di azione patriottica Antonio Gramsci.
È morto all’età di 103 anni Mario Fiorentini. Matematico e accademico, era uno dei partigiani più conosciuti d’Italia e più decorato:con tre medaglie d’argento al valor militare e tre croci al merito di guerra. Ad annunciare la sua scomparsa è stata la presidenza dell’Anpi provinciale di Roma attraverso un comunicato.
“Il Comandante Partigiano Mario Fiorentini non è più tra noi. Con grande dolore informiamo che ci ha lasciati un grande uomo, un grande amico, un grande esempio”. Così l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Nella nota, che ripercorre alcune delle sue coraggiose gesta durante gli anni di occupazione nazifascista di Roma, viene specificato che ha lasciato “tanti ricordi della sua potente e straordinaria umanità“.“Fu sempre a fianco della sua Lucia, la valorosa partigiana che fu sua moglie”, ha ricordato l’Anpi. “Alla figlia Claudia e al nipote Suriel – conclude il comunicato – che gli sono stati accanto fino alla fine donandogli serenità va il nostro grande affettuoso abbraccio”.
La storia del partigiano
Classe 1918, Mario Fiorentini negli anni più bui del Paese è stato tra le figure chiave nella lotta al nazifascismo. Ha contribuito a scrivere alcune delle pagine più importanti della storia della Resistenza italiana e della liberazione della capitale, insieme a partigiani come Franco Calamandrei, Rosario Bentivegna, Antonello Trombadori, Maria Teresa Regard e Carla Capponi. Il partigiano più decorato d’Italia era stato al comando del Gruppo di azione patriottica ‘Antonio Gramsci’, che tra il 1943 e il 1944 riuscì ad avere la meglio su tre battaglioni nemici nel pieno centro della capitale. Come ricorda il Corriere della Sera Fiorentini aveva diversi nomi di battaglia, tra cui Gandi e Fringuello. Negli anni della Resistenza evase quattro volte da altrettante carceri naziste. Dopo la liberazione di Roma divenne agente dell’Oss, l’Office of strategic services, uno dei servizi segreti statunitensi. Dopo la fine della guerra il partigiano mise da parte le armi e iniziò una nuova vita. Si laureò in matematica e realizzò studi sui metodi omologici in algebra commutativa e in geometria algebrica. Per questo veniva definito anche con l’appellativo di partigiano-matematico. Insegnò all’Università di Ferrara, di Montreal e al Mit di Boston.