Il portavoce del Cremlino Peskov ha detto ieri che “l’operazione potrebbe essere completata nel prossimo futuro. Essa continua, stiamo raggiungendo gli obiettivi. Si sta svolgendo un lavoro sostanziale sia militarmente, in termini di avanzamento dell’operazione, sia attraverso i negoziati che sono in fase di trattativa con le controparti ucraine“. Tutti guardano al 9 maggio quando presso la Piazza Rossa di Mosca si celebra il trionfo sul nazismo. Una data più volte evocata dallo stesso Putin.
Peskov ha poi confermato che “sia la Russia che l’Ucraina sono disponibili a tenere nuovi colloqui in Turchia, ma restano lontani da un accordo su un testo comune”.
Obiettivo di Mosca, al netto degli evidenti insuccessi sul terreno, è quello di consolidare la propria presenza ed egemonia nella regione del Donbass, avendo il controllo totale delle coste che si affacciano sul Mar d’Azov.
L’intelligence occidentale conferma che la Russia sta abbandonando il nord del Paese ripiegando verso sud ed est. Gran parte delle sedi diplomatiche straniere stanno riaprendo le loro sedi a Kiev, compresa quella italiana. Presso gli edifici civili rimasti in piedi, si iniziano a scorgere le prime luci, segno di un graduale ritorno alla normalità.
In realtà scrive Lbero, pur spostando numerosi battaglioni a Est, e avendo evacuato non solo il settore di Kiev, ma anche quello di Sumy, i russi mantengono nella fascia Nordest dell’Ucraina ancora grosse forze poco a Est di Kharkiv, dato che vengono dati in avanzata a Sud di Izjum. Proprio il fronte di Kharkiv permetterebbe ai russi di proteggere il fianco destro di una loro probabile calata da Nord alle spalle delle retrovie ucraine nel Donbass, il che chiuderebbe in una tenaglia le truppe di Kiev.
I russi, infatti starebbero inviando mezzi e rifornimenti lungo la ferrovia fra lo snodo russo di Valujki e quello ucraino di Kupjansk, poco a Nord di Izjum. Intanto, nel Sud, resistono ancora alcune sacche a Mariupol, presso il porto e la zona delle acciaierie Azovstal, finché durano le munizioni. I russi premono anche su Popasna e Rubizne. Più a Ovest, l’esercito ucraino resiste ancora presso Mykolaiv, rendendo per ora impraticabile un’avanzata di terra per cogliere Odessa alle spalle.
Sono stati segnalati missili lanciati dal Mar Nero verso alcuni porti ucraini (Odessa in primis ndr), la conferma dal ministero della Difesa russo che ha riferito di un bombardamento ai danni di un centro logistico: “Missili ad alta precisione Bastion hanno distrutto il Centro di raccolta e addestramento dei mercenari stranieri vicino a Krasnoselka, a nord-est di Odessa”.
Il primo ministro slovacco, Eduard Heger, ha detto che il suo Paese ha dato agli ucraini missili antiaerei S-300, ricevendo in cambio dagli Stati Uniti missili Patriot. L’Australia, invece, ha inviato 20 autoblindo Bushmaster, mentre la Germania, per ora, nega l’invio di suoi cingolati da fanteria Marder per non lasciarne sprovvista la Bundeswehr. Gli USA hanno reso pubblico il rifornimento di armi per l’Ucraina: “1.400 missili antiaerei Stinger, 5.000 missili anticarro Javelin, 7.000 altri sistemi anticarro e centinaia di droni esplosivi Switchblade”.